'Non si uccidono così anche i cavalli?' al Teatro Due dall'8 all'11 maggio
“Ecco come la salutiamo la depressione! Dateci sotto gente, diamo il via alle danze!” annuncia con incalzante cinismo il presentatore della maratona di ballo più crudele del mondo, quella di Non si uccidono così anche i cavalli ?, lo spettacolo tratto dall'omonimo romanzo di Horace McCoy che torna a Teatro Due per quattro travolgenti repliche dall’8 all’11 maggio alle ore 21.00, prima della tournèe che lo porterà dal 21 al 25 maggio al Teatro Elfo Puccini di Milano. A mettere in scena il romanzo, reso celebre dal film di Sydney Pollack del ’69, presentato fuori concorso al Festival di Cannes nel 1970 e premiato con un Oscar per il miglior attore non protagonista, c’hanno pensato Gigi Dall’Aglio e Michela Lucenti, autori rispettivamente della regia e della scrittura fisica, con la produzione di Fondazione Teatro Due. Sulla pista da ballo, circondati dagli spettatori venuti per seguire la maratona, una compagnia di 22 attori, nata dalla fusione dei nuclei artistici dell’Ensemble Attori Teatro Due e di Balletto Civile (Roberto Abbati, Alessandro Averone, Maurizio Camilli, Andrea Capaldi, Cristina Cattellani, Ambra Chiarello, Laura Cleri, Paola De Crescenzo, Yuri Ferrero, Massimiliano Frascà, Francesco Gabrielli,Luchino Giordana, Michela Lucenti, Luca Nucera, Massimiliano Sbarsi, Emanuela Serra, Caterina Simonelli, Giulia Spattini, Chiara Taviani,Nanni Tormen, Marcello Vazzoler, Chantal Viola), un quartetto di musicisti e un cantante (Gianluca Pezzino al pianoforte, Paolo Panigari clarinetto / sax, Francesca Li Causi al contrabbasso Gabriele Anversa alla batteria, voce Carlo Massari) si esibiscono insieme in uno spettacolo corale, in cui i corpi, con la loro fatica, la loro sofferenza, la loro verità sono la scena.
Nella California dei primi anni ‘30, era in voga un genere crudele di spettacolo: maratone di ballo durante le quali coppie di giovani disperati senza lavoro ballavano per giorni interi, attratti dal premio in denaro a chi resisteva di più, dalla possibilità di farsi notare da qualche produttore cinematografico e teatrale, dal vitto e l’alloggio assicurati per qualche tempo (le sessioni di ballo potevano durare settimane). Un vero e proprio gioco al massacro, che portava i concorrenti fino ai loro estremi limiti fisici e psicologici, al punto da continuare in uno stato di semi-coscienza, sostenendosi l'uno al corpo dell'altro, senza riuscire a riposare davvero durante le brevi pause in uno squallido dormitorio, mentre i pasti venivano consumati direttamente sulla pista da ballo. Ecco come provavano i giovani americani all’inizio dello scorso secolo a emergere delle difficoltà economiche e a penetrare il mondo dello spettacolo; come oggi, non avevano nient’altro che la propria gioventù, il proprio talento, la propria vita da offrire allo sguardo, al voyerismo del pubblico. Così, raccolti come animali nella pista da ballo, i miseri concorrenti cercavano di scalciare via la crisi, di salutare la depressione, provando disperatamente ad essere più forti, più giovani, più inarrestabili di lei. Seguendo le vicende di alcune coppie, lo spettacolo nello spettacolo diviene un emblematico ritratto della contemporaneità, uno specchio delle tendenze mediatiche più degenerate dell’oggi. In scena si consumerà il dramma di una generazione che non ha più nulla da perdere, sfruttata da una società dello spettacolo in cui l’amore, la vita e la morte vissute in diretta sono date in pasto allo sguardo avido di un pubblico senza più alcuno scrupolo.
Un talent/reality show ante litteram, in cui i partecipanti, ieri come oggi, inseguono l’illusorio, effimero sogno della fama, e del denaro facili, rinunciando alla dignità e all’intimità. Nella speranza di un futuro dorato, sacrificano sull’altare del successo i sentimenti più privati, la genuinità delle proprie emozioni, lasciando dietro di sé chi non tiene il passo e intralcia la lunga danza verso la notorietà e i mille dollari in contanti. Con tutti i mezzi e le risorse possibili, leciti o meno. “Teneteli in movimento, la commozione non è una buona ragione per fermarsi, perché gira, gira, gira, continua la girandola infernale!”
NON SI UCCIDONO COSÌ ANCHE I CAVALLI? di Horace McCoy. Traduzione e adattamento Giorgio Mariuzzo con Roberto Abbati, Alessandro Averone, Maurizio Camilli, Andrea Capaldi, Cristina Cattellani, Ambra Chiarello, Laura Cleri, Paola De Crescenzo, Luca Nucera, Massimiliano Sbarsi, Emanuela Serra, Caterina Simonelli, Yuri Ferrero, Massimiliano Frascà, Francesco Gabrielli, Luchino Giordana, Michela Lucenti, Giulia Spattini, Chiara Taviani, Nanni Tormen, Marcello Vazzoler, Chantal Viola. Clarinetto / sax Paolo Panigari, contrabbasso Francesca Li Causi adattamento musicale / pianoforte Gianluca Pezzino batteria Gabriele Anversa, voce Carlo Massari costumi Marzia Paparini luci Luca Bronzo scrittura fisica Michela Lucenti regia Gigi Dall’Aglio produzione Fondazione Teatro Due in collaborazione con Balletto Civile dall’8 all’11 maggio 2014, ore 21.00 Teatro Due – Viale Basetti 12/a, Parma
Informazioni e biglietteria: 0521/230242 - biglietteria@teatrodue.org www.teatrodue.org.