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In bici sulle sponde del Baganza, le associazioni: "Messa in sicurezza e sgombero dell'abusivismo"

Una quarantina di persone, in sella alle biciclette, si sono ritrovate la mattina del 18 aprile in strada Navetta, nei pressi dell'ex pontino, per un giro lungo le sponde del torrente Baganza per capire le cause dell'alluvione e quali interventi si potrebbero attuare in breve tempo per la messa in sicurezza

Una quarantina di persone, in sella alle biciclette, si sono ritrovate la mattina del 18 aprile in strada Navetta, nei pressi dell'ex pontino, per un giro lungo le sponde del torrente Baganza, (risalendo fino alla tangenziale e riscendendo fino a piazza Fiume) per capire le cause dell'alluvione e quali interventi si potrebbero attuare in breve tempo per la messa in sicurezza, in attesa dei tempi lunghi della cassa d'espansione. Il giro ciclistico è stato organizzato e guidato da Enrico Ottolini (WWF) Emanuele Fior (Legambiente) e Gabriele Alifraco (Provincia di Parma) ed ha visto la partecipazione anche di esponenti del Comitato Alluvionati di Parma.

In particolare Alifraco ha narrato la storia idromorfologica del Baganza, approfondita da molti anni non solo per motivi di lavoro. Mostrando mappe e foto aeree, Alifraco ha evidenziato come l'alveo e lo spazio di golena del Baganza si siano molto ristretti negli ultimi cinquant'anni, spazi “rubati” dall'invasione dell'uomo: in due secoli l'areale del torrente è passato da novecento a quattrocento ettari e negli ultimi decenni l'alveo si è abbassato di un metro e mezzo, mettendo a rischio ponti ed altri manufatti.

Il percorso del fiume si è via, via canalizzato e le statistiche mostrano come si sia notevolmente ridotto il tempo di percorrenza della piena da Marzolara a Parma, sceso da due ore a poco più di un'ora, con conseguente difficoltà per gli allarmi di protezione civile. Alifraco ha poi evidenziato tre punti: il buon effetto calmieratore del muraglione nella curva a gomito che immette il Baganza in città, con riduzione della forza d'urto delle acque; al contrario l'effetto negativo dell'innalzamento innaturale delle aree golenale adiacenti alla curva che, invece, dovrebbero essere abbassate per favorire il deflusso delle acque in eccesso; i diversi punti di “corda molle” negli argini, ossia i punti dove è ribassato e dai quali è fuoriuscito inondando i quartieri Montanara e Orzi Baganza. Forse non a caso alcuni di questi punti di argine “molli” vedono la presenza di attività produttive improprie, benché autorizzate e per le quali le associazioni ambientaliste chiedono la delocalizzazione.

Ben più grave è, invece, il fatto che i 94 abusivismi censiti dal Comune fin dal 2001 siano tuttora presenti nell'alveo o in golena del Baganza, nonostante ordinanze di sgombero, cadute nel nulla. Ottolini ha ricordato come l'attuale Amministrazione Comunale abbia annunciato lo stanziamento di 800mila euro per la rimozione degli abusivi, ma ancora non si sia mosso niente. I ciclisti hanno potuto “ammirare” baracche e recinzioni illegali e financo cataste di eternit amianto in via di sbriciolamento. L'urgenza di provvedere allo sgombero per la messa in sicurezza e il ripristino ambientale non ha bisogno di altre parole. 

Le domande dei presenti hanno aiutato a far chiarezza su due “leggende metropolitane”. La prima riguarda il legname presente nei fiumi: chiunque lo può raccogliere, previo una segnalazione al Servizio Tecnico di Bacino. Si sfata così il “mito” del divieto di raccolta legna. Solamente nelle aree tutelate (parchi, sic o zps) per raccogliere il legname caduto occorre ricevere un'autorizzazione: non è questo il caso del Baganza. Collegato a questo è il discorso sulla presenza di alberature e vegetazioni in ambito fluviale: si attendono a breve le linee guida della Regione che introdurranno nuovi criteri ma già ora si può rilevare l'importanza ai fini ambientali e idrici della presenza di alberi sulle sponde dei fiumi, con la necessità di una costante manutenzione e rimozione degli esemplari caduti o impropri, come avviene nel Parco del Taro.

Il secondo “mito” riguarda l'abbondanza di ghiaia e detriti pietrosi nei fiumi che favorirebbero le “piene”. È esattamente il contrario. L'alveo dei fiumi si abbassa e la ghiaia diminuisce: nel Baganza si può vedere come il pilone del gasdotto sia messo a nudo, a causa dell'abbassamento dell'alveo con conseguente canalizzazione del fiume, con aumento di velocità e forza delle acque in caso di piena. Infine si è discusso sulla necessità della ricostruzione del “pontino”, come veniva chiamato il ponte ciclopedonale della Navetta. Due i punti discussi: da un lato la somma stanziata, 1,4 milioni, giudicata eccessiva e foriera di sprechi ma tipica del malgoverno italiano che lesina sulla prevenzione e poi abbonda nel riparare i danni, a volte a sproposito. Più dibattuta l'ubicazione del nuovo ponte: tra i partecipanti alla biciclettata le preferenze sono per il ripristino del collegamento alla Navetta. Il presidente di Legambiente, Francesco Dradi, ha colto l'occasione per precisare che, avendo raccolto pareri che chiedevano lo spostamento a sud del ponte ciclopedonale, la richiesta dell'associazione al Comune è semplicemente di un ascolto e confronto con i residenti del Montanara per verificare le esigenze del quartiere, fatti salvi i requisiti tecnici e stradali. Non è ruolo di Legambiente indicare un luogo piuttosto di un altro per il ponte, quanto quello di sollecitare l'ascolto delle istanze dei cittadini e, per farlo, è sufficiente un'assemblea aperta, senza che questo comporti una perdita di tempo, nel processo del concorso di idee per il nuovo ponte ciclopedonale. 

Del Baganza si tornerà a parlare mercoledì 22 aprile, ore 9-13, nel convegno "Riqualificazione dei corsi d’acqua e gestione del rischio idraulico" al Campus universitario - Polo didattico “Plesso Q02”, a cura di WWF, Legambiente, CIRF, Eu.watercenter e Dipartimento di Bioscienze dell'Università di Parma. Il programma è il seguente: 09.00 Saluti Autorità e apertura lavori; 09.15. Nunzio Rizzoli. Val Baganza: laboratorio speciale di educazione ambientale (1994-2006); 09.30 Paolo Mignosa. DICATeA, Università di Parma. La simulazione dell'alluvione del torrente; Baganza del 13 ottobre e gli interventi per la messa in sicurezza dell'attraversamento cittadino 9.50 Gabriele Alifraco, Provincia di Parma. Il degrado idromorfologico del Baganza e le cause dell'alluvione 10.10 Rossano Bolpagni, Dipartimento di Bioscienze, Università di Parma. La funzionalità ambientale dell’ecosistema Baganza 10.30 Monica Guida, Regione Emilia-Romagna. L'attuazione integrata delle Direttive Acque e Alluvioni e le linee guida regionali per la riqualificazione morfologica dei corsi d’acqua. 10.50 Marco Monaci, CIRF. La riqualificazione fluviale - Gli esempi applicativi delle linee guida regionali. 11.10 Michele Zanelli, Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Occidentale. Conservazione della natura e sicurezza idraulica nel Parco del Taro  11.30.    Tavola rotonda.  Sicurezza idraulica e servizi ecosistemici: una proposta di “espansione diffusa” per il Baganza - Coordina: Pierluigi Viaroli, Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Parma. Partecipano: WWF, Legambiente, Servizio Tecnico di Bacino, AIPO, Comitato Alluvionati del Baganza, Consorzio della Bonifica Parmense, Comune di Parma, Provincia di Parma  12.30    Dibattito

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