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la storia degli arditi nel nuovo volume di niccolò lucarelli

Delta Editrice pubblica nella collana War Set il nuovo volume di Niccolò Lucarelli, Arditi!, dedicato alle vicende delle truppe d'assalto italiane Fra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ParmaToday PARMA - Gli Arditi, un nome che suscita ancora oggi entusiasmi e simpatie nell’immaginario popolare. Alle loro vicende lo storico militare Niccolò Lucarelli ha dedicato il suo ultimo volume, ripercorrendo sia gli anni della Grande Guerra sia gli anni della Seconda Guerra Mondiale, toccando anche le vicende spagnole del 1936-39. Perché questo corpo speciale, infatti, non ha operato soltanto sulle trincee carsiche e trentine: nato nel 1916 da un’intuizione del Maggiore Bassi, portò sensibili miglioramenti alla condotta della guerra italiana, tanto che la battaglia della Bainsizza fu vinta anche grazie al loro apporto. E si trattò della vittoria più importante sul fronte dell’Intesa in tutto il 1917. Seguirono poi le battaglie del Solstizio e di Vittorio Veneto. Arditi! (Delta Editrice), traccia la storia delle truppe speciali italiane negli anni della Grande Guerra, documentando anche l’impegno sui fronti francese e albanese. Lo studio di Lucarelli prosegue indagando l’impiego del corpo nel corso della guerra civile spagnola, inviato dal Fascismo a sostegno delle truppe franchiste. Nuovamente disciolto, rinacque nel 1942, all’interno del tentativo di Mussolini di rafforzare i ranghi del Regio Esercito e di risollevare le sorti ormai compromesse della guerra; per le nuove truppe speciali furono investite parecchie risorse, salvo farlo in un momento in cui le sorti del conflitto erano ormai, per l’Italia, in fase discendente: i nuovi reparti d’assalto furono infatti costituiti soltanto nel maggio del ’42, e impiegati in Nordafrica e in Sicilia. Pur efficienti e ben equipaggiati, non riuscirono a dispiegare tutto il loro potenziale. Con l’Armistizio dell’8 settembre, anche gli Arditi si divisero fra coloro che si arruolarono nelle divisioni del Regno del Sud, e coloro che preferirono mantenere la fedeltà al Duce e alla Repubblica Sociale. Pagine ancora non troppo note, e che si inseriscono nel quadro tragico e controverso della guerra civile italiana, con il Paese spaccato a metà e occupato dall’esercito tedesco. Per gli Arditi si trattò di una situazione ancora più paradossale, e a mortificare il profondo senso dell’onore che li contraddistingueva non furono tanto le ritirate in Africa prima e in Sicilia poi, quanto, appunto, l’Armistizio e il modo in cui vi si giunse. Ai loro occhi si trattava di un tradimento che ledeva l’onore militare dell’Italia, e in quest’ottica si può forse comprendere la scelta di molti di loro, di continuare a combattere al fianco dei tedeschi. Sapevano di scegliere una posizione scomoda, che la storia ha poi di fatto condannato, ma non può essere messo in discussione il loro valore di soldati. E con altrettanto coraggio e altrettanta rispettabilità hanno combattuto quegli Arditi che decisero di unirsi agli Alleati. Paradossalmente, ci sono Arditi che hanno vinto e altri che hanno perso la guerra, pur essendo tutti italiani. A sconfiggerli tutti, forse, o comunque a ferirli nell’onore, fu la condotta sciagurata di una guerra ideologica. Il volume di Lucarelli è arricchito da un apparato di oltre 120 immagini d’epoca, che accompagnano la narrazione dei fatti storici.
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