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matericamente mostra pittorica di bolzi, rignani, tanzi, ugoletti alla chaos art gallery

Passando attraverso la materia si arriva ai concetti, alla sublimazione della realtà, alla libertà incontrastata dell’arte, così come passando attraverso le asprezze e le difficoltà si arriva alle stelle. “Per aspera ad astra” dicevano i latini e queste astrazioni, queste trasformazioni e slanci nella sintesi più alta di pensieri e fantasie li troveremo sabato 22 febbraio alle 17 all’inaugurazione di “Matericamente”, mostra pittorica di Noemi Bolzi, Orsola Rignani, Umberto Tanzi e Gianluca Ugoletti alla Chaos Art Gallery di Vicolo Al Leon d’oro 8. Aperta fino al 5 marzo.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ParmaToday Se nell’Espressionismo puro la materia diventa luogo privilegiato della trasformazione, della concretizzazione dell’essere con i suoi tormenti e i suoi aneliti di speranza, nelle opere del cosiddetto Espressionismo astratto l’uso di materiali (spesso di recupero) è spunto per l’elevazione dei pensieri, per voli della mente, per le ascese dello spirito. In questi 4 artisti c’è un abbandono all’intuizione metafisica, al superamento di una materia e di una sostanza che si mutano in concetto, dove il piccolo e insignificante si fa potenzialmente universale e significante. Nell’astrazione non si spiega, non s’afferma, piuttosto si suggerisce, si lasciano aperte le infinite possibilità d’interpretazione e per questo spesso i titoli non ci sono o comunque vengono dopo le opere. Sono anch’essi suggestioni molto relative. Prima viene il trasporto del colore, la seduzione dei materiali che con le loro forme inducono innumerevoli metamorfosi, l’accensione di un’idea che si traduce in un peso cromatico o in combinazione di linee e movimenti. E’ il regno dell’indistinto e del sogno, delle tracce d’inconscio. Così sorgono le opere intrise d’oro sfuggito alla clessidra del tempo di Noemi Bolzi, le sue impreviste fioriture nel silenzio, apparizioni luminose in solitudini gravi e gravide di futuri imprecisi. Dall’ombra la luce; sfuggono stelle e improvvisi bagliori dall’ oscurità, e sono quelle che vorticano impazzite nelle opere di Gianluca Ugoletti. Il parossismo vulcanico trattenuto della Bolzi erompe allora in accensioni folgoranti, in incontenibili effusioni energetiche. Nei quadri di Ugoletti davvero fioriscono le stelle come scriveva Hans Arp e il dripping, l’action painting di Pollock si fanno eccitazione creativa ed esaltazione cromatica. Ugoletti esaspera anche Kandinskij in un’astrazione che esprime proprio il senso semantico del termine, passando, come dicevano i latini, “per aspera ad astra” (attraverso le difficoltà alle stelle) con leggerezza e disinvoltura. In queste peregrinazioni spaziali i pensieri veleggiano senza freno e senza ordine apparente. Caso e caos sembrano dominare, ma sono paradossi di una trance esistenziale che si giustifica nella finale disordinata bellezza cosmica. Orsola Rignani invece, docente di filosofia, approfondisce il discorso della trasmutazione della materia in mente e della mente in materia, della sostanza che confonde e si confonde. Le sue dinamiche restano imprigionate nel dubbio e nella perenne ricerca di risposte che s’intreccia con le curve inevitabili della vita e non trova mai soluzione, ma infiniti quesiti. La pittura e la realtà si sciolgono, si liquefano interrogate con l’ansia della risposta che mai giunge. Perché è lì a vorticare tra le trame e i miraggi del mondo, tra le incertezze dell’essere. La via d’uscita è proprio in quel gesto inarrestabile e impellente dell’arte a interpellare le tele, a inquietarci e a scuoterci dentro. Fino a comporsi nelle opere concentrate e raccolte di Umberto Tanzi. La materia dipinta è allora mezzo per una scrittura pittorica più musicale e sonora rispetto agli altri, silenziosi, enigmatici o roboanti nelle loro composizioni. Le sue opere cantano note dissonanti come la musica dodecafonica di Schönberg, collaboratore e sodale di Kandinskij. Sono distorte dalla concentrazione e scosse dall’impasto, ma esaltate dall’accordo cromatico. Non hanno titolo, perché dentro portano tutte le varianti dell’immaginazione, dell’evoluzione interiore che si fa esteriore. Si astrae mentre la verità risuona dentro. L’ultima risposta da tutti cercata è nella domanda stessa, nell’arte, nella magia che trasforma, che porta oltre.
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