Vanolli: "Salario minimo e contratti adeguati: la priorità è la riforma del mercato del lavoro"
Il candidato del centrosinistra alla Camera: "Arginare il precariato e " restituire qualità e dignità al lavoro significa agire concretamente per permettere alle persone di affrontare le difficoltà causate dalla crisi economica e dalla guerra"
Salario minimo e meno contratti a termine. La riforma organica del mercato del lavoro per contrastare il precariato e garantire stipendi adeguati attraverso un percorso di dialogo con imprese e sindacati, è questa una delle azioni che il prossimo Governo nazionale dovrà porre come prioritaria, secondo il candidato del centrosinistra Michele Vanolli, portabandiera di Parma per il Collegio uninominale alla Camera dei Deputati Emilia-Romagna 02: “Arginare il precariato e "restituire" qualità e dignità al lavoro significa agire concretamente per permettere alle persone di affrontare le difficoltà causate dalla crisi economica e dalla guerra: le questioni da risolvere sono intrecciate, a cominciare dalla necessità di introdurre il salario minimo, passando ai limiti di utilizzo per il ricorso ai contratti a termine ed ai contratti di tirocinio, fino all'affermazione della centralità della contrattazione di primo livello, per arrivare ad introdurre regole più stringenti per i lavoratori impiegati in appalti e subappalti.
Un esempio concreto ci viene offerto dalla Spagna – prosegue Vanolli – nel Paese iberico è stata varata una nuova riforma del mercato del lavoro, frutto di un lungo confronto con le parti sociali: nel corso della prima metà dell'anno, sono stati creati oltre due milioni di nuovi posti di lavoro stabili, solo ad aprile e maggio 700mila in più ogni mese, la disoccupazione è scesa sotto la soglia dei tre milioni, e mentre i contratti temporanei rappresentavano, prima, il 90 per cento dei nuovi accordi firmati ogni mese, ora costituiscono solo il 55 per cento circa del totale. Seguire anche in Italia questo esempio, coinvolgendo attivamente imprese e organizzazioni sindacali, costituirebbe un primo passo verso politiche del lavoro vicine alle esigenze delle persone”.