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Andrea Bui di Unione Popolare: "Contro gli aumenti salario minimo di 10 euro l'ora, energia in mano pubblica e tassazione degli extraprofitti"

Intervista al candidato con Unione Popolare alla Camera: "L'aumento dell'inflazione avrà conseguenze esplosive in un paese come l'Italia che è fanalino di coda europeo per la crescita degli stipendi ed esce da una lunga stagione di privatizzazioni"

Ha le idee chiare Andrea Bui, candidato con Unione Popolare come capolista al collegio plurinominale della Camera dei Deputati. Contro l'aumento vertiginoso dei prezzi e i rincari energetici che hanno fatto schizzare alle stelle le bollette per lavoratori ed attività commerciale la soluzione, nel breve periodo è "la tassazione degli extra profitti delle aziende energetiche al 90% allo scopo di abbassare il costo dell'energia". Sul lungo periodo, invece, "occorre riportare in mano pubblica l'acqua e l'energia, è l'unico modo per fare quegli investimenti necessari ad una reale transizione ecologica". Sul tema sicurezza la messa in campo solo di azioni di contrasto con le forze dell'ordine "è una scorciatoia attraente per molti amministratori e politici dare l'impressione di risolvere un problema spendendo un decimo di quello che occorrerebbe per risolverlo". 

L'inflazione, in agosto, è schizzata al +8.4%, il record dal 1985. I prezzi sono in continuo aumento. Qual'è la vostra ricetta per contrastare questa tendenza?

"L'aumento dell'inflazione avrà conseguenze esplosive in un paese come l'Italia che è fanalino di coda europeo per la crescita degli stipendi ed esce da una lunga stagione di privatizzazioni. La nostra ricetta prevede una netta inversione di tendenza, a partire dall'eliminazione dell'IVA sui prodotti di prima necessità, l'introduzione di un salario minimo a 10 euro all'ora e la reintroduzione di un meccanismo di adeguamento degli stipendi all'inflazione. Operazioni che devono essere finanziate con una tassazione sulle rendite immobiliari e finanziarie, ossia su coloro che si sono arricchiti negli ultimi anni, non è vero che siamo tutti più poveri, qualcuno, pochi, hanno accumulato ingenti ricchezze. Oltre ad una lotta ai grandi evasori, una misura doverosa in un periodo come quello che ci apprestiamo a vivere". 

Cosa ne pensa dell'iniziativa di alcuni commercianti, anche parmigiani, che, per giustificare l'aumento dei prezzi mettono le bollette in vetrina?

"Credo che facciano bene, anche se le bollette le riceviamo tutti e tutti sappiamo che il costo dell'energia, se lasciato alle logiche di mercato sommergerà molte attività e molti lavoratori. E' necessario che si adottino da un lato misure per tamponare nell'immediato l'emergenza, ma occorra anche rivedere il funzionamento nel sistema nel suo complesso. E' un decennio che passiamo di crisi in crisi, non si tratta di crisi, purtroppo, si tratta di un disegno sociale ingiusto a cui non intendiamo arrenderci". 

A Parma, secondo il rapporto Caritas del 2021, ci sono 35 mila persone in difficoltà economica. Quali politiche nazionali proponete di mettere in campo per contrastare questa tendenza? Cosa ne pensa del reddito di cittadinanza? 

"Occorre passare dalla guerra ai poveri alla guerra alla povertà. Innanzitutto finanziando i servizi sociali, la scuola e la sanità, che devono essere garantiti a tutti, sono indispensabili alla cittadinanza, così come la casa. Quindi è necessario varare una riforma del catasto e lanciare una grande campagna di alloggi pubblici, di case popolari, cercando di riutilizzare il patrimonio edilizio esistente, per evitare l'ennesima colata di cemento che potrebbe essere fatale, dopo decenni di assenza di politiche urbanistiche. Occorre colpire la rendita immobiliare con una serie legge quadro urbanistica cui riadeguare le legislazioni regionali che in questi anni hanno cementificato selvaggiamente lasciando il governo delle città in mano ai palazzinari, trasformando il diritto alla casa in una merce sempre più cara. La pandemia ha rivelato i limiti del nostro sistema sanitario, spezzettato regionalmente, piagato da anni di tagli ed aziendalizzazione, che hanno fatto si che il nostro paese pagasse un dazio pesantissimo. Occorre aumentare la spesa sanitaria e aumentare i posti letto, parametri per i quali siamo ben lontani dai più importanti paesi europei. Questa spesa va investita nell'assunzione di più medici, più infermieri e per ricostruire la sanità territoriale.

Anche la spesa sociale deve aumentare, e in fretta. Rischiamo di assistere ad una crisi sociale senza precedenti nei prossimi mesi e i primi a farne le spese rischiano di essere gli anziani, le persone con disabilità, ragazzi e bambini. Gli sforzi economici devono essere utilizzati non per alimentare il business della solidarietà, ma per costruire un sistema solido di servizi sociali pubblici. Insomma riteniamo che solo una forte redistribuzione delle ricchezze possa garantirci un futuro degno di questo nome, proprio per questo siamo assolutamente favorevoli al reddito di cittadinanza come misura necessaria per contrastare il lavoro povero e non far sprofondare nel baratro una parte di popolazione sempre più consistente".


Si inizia a parlare anche di 'povertà energetica'. Con l'aumento delle bollette molte famiglie parmigiane del cosiddetto ceto medio non riescono a saldare i conti. Qual'è la vostra soluzione per limitare la dipendenza energetica dell'Italia da paesi come la Russia?

"Occorrono due tipi di intervento, uno emergenziale e uno strutturale. Nell'immediato chiediamo la tassazione degli extra profitti delle aziende energetiche al 90% allo scopo di abbassare il costo dell'energia. Anche il congelamento dei dividendi agli azionisti potrebbe essere una soluzione, vista la difficoltà nella riscossione della già esigua tassa richiesta da Draghi. E da qui prendiamo spunto per gli interventi strutturali da adottare. Non possiamo lasciare in mano ad aziende private, che rispondono ai loro azionisti, la gestione di beni e servizi fondamentali per tutti. Le conseguenze sono sotto i nostri occhi. Occorre riportare in mano pubblica l'acqua e l'energia, è l'unico modo per fare quegli investimenti necessari ad una reale transizione ecologica, che non sia l'ennesima scusa per fare business, ma che possa perseguire l'obiettivo di un'autosufficienza energetica basata sulle rinnovabili, unica vera possibilità per affrancarsi non dal gas russo, ma dall'infernale mercato dei combustibili fossili, il mercato alla base di innumerevoli guerre in giro per il mondo negli ultimi decenni". 

Cosa vuol dire per lei il termine 'sicurezza' e quali strumenti adotterete per contrastare la microcriminalità e la criminalità organizzata?

"La sicurezza può essere declinata in molti modi ed è un concetto su cui si sono giocate praticamente tutte le campagne elettorali che ho seguito, da decenni. La sicurezza è prima di tutto una cosa che ha valore solo se è condivisa da tutti e non se è appannaggio solo di qualcuno. E la sicurezza a mio parere nasce dal diritto ad avere una casa ed un lavoro, di essere curati se ci si ammala e la possibilità di studiare. Senza queste sicurezze preliminari non è possibile parlare di sicurezza. La microcriminalità, su cui si è speculato politicamente molto negli ultimi anni, e non solo da destra, o il cosiddetto fenomeno delle baby gang, sono segnali di un disagio molto più grave, che non può essere risolto dai carabinieri. Certo è una scorciatoia attraente per molti amministratori e politici dare l'impressione di risolvere un problema spendendo un decimo di quello che occorrerebbe per risolverlo. E mentre si finta di risolvere un problema, si ignora completamente un fenomeno ben più grave, quello della criminalità organizzata, una presenza stabile in tutto il paese e completamente fuori dall'interesse
delle agende politiche, salvo i piagnistei di rito durante anniversari e celebrazioni. La lotta alla mafia deve partire dall'aspetto economico, aumentando i controlli sul riciclaggio, con un consistente aumento di personale delle istituzioni pubbliche dedicate a questo scopo, legalizzare le droghe leggere e sostenere le aziende e i singoli che denunciano il racket, troppo spesso lasciati soli". 

Andrea Bui, che lavoro svolge e da quanto tempo si occupa di politica? 

"Ho 42anni, sono laureato in Scienze Politiche all'Università di Bologna e iscritto tutt'ora alla Facoltà di Scienze Storiche di Padova. Ho lavorato per pagarmi gli studi come magazziniere e poi, dopo la laurea, come educatore, prima con gli adolescenti e poi alla cooperativa La Bula. Da diversi anni collaboro col Centro Studi Movimenti nell'ambito del quale svolgo attività didattica e di ricerca. Dalle scuole superiori sono impegnato politicamente nella sinistra di Movimento, dallo spazio sociale Mario Lupo al collettivo Insurgent City, parte importante del movimento Stop Metro e delle manifestazioni sotto i portici del Grano  Nel 2018 ho aderito a Potere al Popolo, candidandomi alla Camera. Nel 2021 divento membro del coordinamento nazionale di Potere al Popolo e nel 2022 sono stato candidato sindaco sostenuto da Potere al Popolo, Rifondazione Comunista e Pci alle ultime amministrative rimanendo fuori dal consiglio comunale per soli 23 voti". 

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