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Lorenzo Lavagetto: “Accordo Pd-Effetto Parma, il contrario dell’unità di cui si parla”

Il capogruppo del Pd in Consiglio comunale prende nettamente le distanze rispetto al documento che sigla l’alleanza in vista delle amministrative 2022

“Intervengo da cittadino iscritto al Pd e a titolo personale. Ho letto ieri sulla stampa per la prima volta il documento Pd - Effetto Parma che titola ‘Uniti vince Parma’. E, come immaginabile, non lo sottoscrivo. Ci si potrebbe chiedere come mai non l’abbiamo potuto leggere - ed emendare - prima che venisse reso pubblico. Se le segreterie del Pd avessero avuto di mira l’unità, il confronto con la base sarebbe stata la prima cosa da fare. Grave che si legittimi un accordo politico così rilevante sulla base di un mandato conferito da una sola assemblea di 21 votanti su oltre 100 aventi diritto. Nel momento in cui però decido di non sottoscrivere, e non sono l’unico, viene a mancare la condizione apparentemente fondamentale per la vittoria: l’unità.

E scelgo di non sottoscriverlo per due ordini di ragioni.

Ho sempre mantenuto fede al mio impegno seguendo l’insegnamento di un antico maestro, per il quale fare politica è un esercizio di libertà. Non si fa politica per vivere, ma per provare a migliorare la vita di chi ti concede di rappresentarlo, se si ha il consenso (tema, quello del consenso, piuttosto sottovalutato a certi tavoli). Una finalità diversa dal pur comprensibile “bisogna stare insieme per battere la destra”, che pare essere l’unica ragione di questa alleanza. Senza dimenticare che a firmare il documento è lo stesso Federico Pizzarotti che, pur di battere il PD, è ricorso due volte ai voti della destra, nel 2012 e nel 2017. Ironia della sorte.

La seconda considerazione entra nel merito delle questioni.

Il documento esprime un sostanziale apprezzamento nei confronti del lavoro della Giunta, motivo per cui non potrei condividerlo nemmeno volendo. Non si tratta di posizioni pregiudiziali ma di una valutazione dei fatti, dopo esserci confrontati - insieme agli altri consiglieri di minoranza - con la maggioranza in Consiglio comunale per quattro anni di opposizione: ragionata ma comunque opposizione. E non basta dire che un progetto è nuovo per cancellare la storia. Stiamo parlando di un documento che oggi definisce “importanti” le proposte che abbiamo avanzato in questi anni. Grazie per l'apprezzamento, peccato solo che raramente la Giunta Pizzarotti le abbia approvate e che nel caso, comunque, siano state attuate con grande fatica.

Penso agli anni di insistenza per ottenere un paio di bagni chimici in Piazzale della Pace ridotto a pitale collettivo; problema nemmeno sfiorato dall’intervento milionario di riqualificazione, poi disconosciuto dal suo estensore. Penso alla battaglia per ottenere il trasporto scolastico gratuito per i bimbi della scuola Anna Frank, o a quella contro la ciclabile nel Torrente Parma che è stata poi ritirata mesi dopo. Penso al progetto della Cittadella, evitato grazie a una mobilitazione che sono stato felice di condividere.

“Alcune cose si potevano fare meglio”, si legge nel documento. E si, lo condivido.

Si potevano prevedere drastiche misure di contenimento dell’inquinamento, per esempio, dopo la nostra mozione sulla emergenza climatica, visto che Parma è una delle città con la peggiore qualità dell’aria in Europa; invece di avallare il progetto cargo che inquinerebbe, impatterebbe sulla reputazione ambientale della ‘Food valley’ e di cui non si comprende l’impianto economico.

Si potevano investire più risorse nell’edilizia sociale visto che ci sono moltissime persone in lista d’attesa; molti alloggi popolari sono vuoti perché, si diceva, non c’erano soldi per la manutenzione. Per rifare via Mazzini però i soldi si sono trovati. E ora c’è lo sblocco degli sfratti.

Si poteva ‘fare meglio’ sul caso Svoltare, sul regolamento disabili e anziani, entrambi magnifici assist alla Lega, sul Mall di Baganzola, ancora sotto sequestro per inadempienze amministrative.

Si poteva fare meglio quando si è scelto di vendere le quote delle Fiere per finanziare l’aeroporto, quando già si sapeva che non si sarebbe potuto finanziare per divieto di legge.

Si poteva fare meglio sul tema del teleriscaldamento, sui costi della vita e, non da ultimo, sul problema della sicurezza, che ci vede ai piani più bassi della classifica nazionale.

Si poteva fare meglio anche per Parma Capitale della Cultura, riconoscimento passato quasi inosservato e di cui attendiamo invano, da due anni, un rendiconto su come siano stati spesi i fondi pubblici. Sottolineo, quelli pubblici. Giusto per parlare di trasparenza.

Su questi temi, importanti e cruciali per la città, si è scelto di evitare il confronto. Forse perché se ne temevano gli esiti, che avrebbero reso tutto più complicato. Si vorrebbe ora negare la strada delle primarie, della consultazione dei cittadini, dando invece la priorità alle scorciatoie. Ma le primarie restano l’unica strada. Abbiamo chiesto discontinuità: quanto scritto qui basta a chiarire il perché.

‘Uniti vince Parma’, dicono. Verrebbe da chiedersi uniti a chi”.

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