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Apertura del magazzino Amazon, Chiara Bertogalli: "I cittadini perdono suolo e salute"

"Gli oneri della riduzione dei gas serra gravano sui singoli, mentre le merci hanno il diritto di spostarsi nel modo più dannoso per i polmoni"

Continuano le polemiche per l'apertura, annunciata il 18 maggio dal colosso della logistica Amazon, di un magazzino a Parma, nell'autunno del 2020. Dopo la presa di posizione dei Verdi arriva anche quella di Parma Possibile. 

"La notizia della costruzione di un magazzino in area SPIP - si legge in una nota firmata da Chiara Bertogalli del Comitato Scientifico Possibile - accolto festosamente dall'amministrazione cittadina, non stupisce. La voce di corridoio circolava già da tempo, poichè, si diceva, avrebbe creato l'assist perfetto per giustificare il progetto di ampliamento dell'aeroporto G.Verdi: una insaziabile domanda di spostamento di merci.

Un anno dopo le manifestazioni per il clima di studenti e cittadini, un anno dopo la dichiarazione di emergenza climatica del Comune, la candidatura tanto baldanzosa quanto precipitosa a Green Capital 2022, eccoci qui: attoniti davanti alla schizofrenia di fare con una mano e disfare con l'altra. Cosa ci guadagnerà la città? Ipoteche sulla salute dei cittadini e sul clima futuro. Altro consumo di suolo agricolo (già lottizzato certo, come se questo lo rendesse meno vergine) altra CO2, altre emissioni inquinanti nella regione padana - detentrice del triste primato per l'aria peggiore d'Europa - altri mezzi pesanti in circolazione (sarà interessante valutarne le variazioni), incremento certo del traffico aereo su Parma, aumento dei rifiuti da smaltire. Per le merci. Merci che transitano da Parma. I posti di lavoro? Ricordiamoci solo che la logistica va nella direzione della completa automatizzazione.

E l'Amministrazione? dopo gli annunci da lockdown, in cui si promettono incentivi alla ciclabilità bike to work e sconti ai pendolari per l'acquisto di biciclette, finalmente si delinea il quadro: ad essere sostenibili devono essere unicamente i singoli cittadini. Gli oneri della riduzione dei gas serra gravano sui singoli, mentre le merci hanno il diritto di spostarsi nel modo più dannoso per i polmoni, le aree rurali e naturali, il clima. Le aziende del territorio che scelgono di impattare meno, e in città abbiamo esempi di imprenditori illuminati, lo fanno per scelta: per una questione etica e di immagine, non perchè una legge ponga limiti o indichi la direzione. Vorremo mica mettere una carbon tax, no? No: il trasporto merci non si può toccare, ripensare, innovare.

Ma i comportamenti, quelli sì! Assistiamo alla continua colpevolizzazione dei cittadini che non prendono abbastanza autobus, treni o non usano abbastanza la bicicletta. In questo ultimo caso poi, anche alla luce dell'emergenza sanitaria, sarebbe finalmente il momento di decidere che sono le strade a dover lasciare posto alle piste ciclabili, non i marciapiedi. L'ostacolo maggiore all'uso della bicicletta è la sicurezza stradale, non l'accessibilità del mezzo. In altre parole, non servono sconti per le bici, ma infrastrutture: crearle è il compito di chi amministra. Occorrono scelte, che all'orizzonte non si vedono. Si vedono annunci, si vedono proclami, si vedono intenti, ma le scelte concrete alla fine portano all'ampliamento dell'aeroporto, al Mall, all'incremento del traffico di mezzi pesanti e alla spinta verso il consumismo estremo, come se tutte le parole spese per l'ambiente fossero prive di senso. Siamo in profondo dissenso con un modello di sviluppo del territorio ancora legato a dinamiche del secolo scorso. Le scelte che restano ai cittadini, oltre al voto e alla sostenibilità individuale, guardano anche al potere del consumatore: Amazon chi?"

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