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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Michele Guerra: "La gente è stanca, chiede progetti concreti, il welfare sarà il pilastro dei prossimi 5 anni"

Intervista al candidato sindaco della coalizione di centrosinistra in vista del ballottaggio, dopo le polemiche con lo sfidante Vignali: "Criminalità giovanile? Battaglia da combattere con grande fermezza. Dovremmo anche rendere più vivibili gli spazi in cui il disagio si annida"

"La gente è stanca di urli, isterismi e muscolature politiche che non servono a nulla: vuole sentire cose concrete dette in modo chiaro, rassicurante e competente. Pensare che la partita si possa giocare su sentimenti più bassi e su toni sensazionalistici di comunicazione è un errore". Il candidato del centrosinistra Michele Guerra, in vista del ballottaggio di domenica 26 giugno fa il punto sulla campagna elettorale, che sta assumendo toni particolarmente polemici, con varie botta e risposta con il candidato sindaco Pietro Vignali. Michele Guerra parla di welfare, diritto alla casa, politiche culturali e criminalità giovanile. "Dovremmo riuscire a rendere più vivibili gli spazi in cui il disagio giovanile si annida e dare ai giovani in centro storico più spazi per attività culturali". E sul tema delle nuove fragilità: "Il welfare sarà il pilastro dei prossimi cinque anni: ci sarà un assessorato a Welfare e Sanità". 

Dopo l'esito del voto al primo turno, che ha confermato la compattezza del centrosinistra, quali feedback ha ricevuto dai cittadini durante questi giorni di campagna elettorale per il ballottaggio? 

"La campagna è stata molto intensa ed i feedback sono buoni. Il risultato che abbiamo ottenuto al primo turno è stato dovuto, da un lato, dalla compattezza della coalizione, dato che non era scontato. E' stata coesa e ha saputo portare avanti i messaggi in maniera unitaria. Poi abbiamo scelto di parlare sempre di temi concreti, incontrando tutti e 13 i quartieri, numerose associazioni, le realtà imprenditoriali, della cooperazione e del terzo settore. Quando racconti la città del futuro che hai in mente i cittadini capiscono che questo ha effetto sulla loro vita quotidiana. Siamo ritenuti affidabili nelle cose che diciamo, abbiamo costruito un programma misurabile: spiegare ai cittadini i progetti, con i dati concreti, ripaga. Ora lavoriamo come se la palla fosse di nuovo al centro del campo ma non abbiamo cambiato strategia. Penso che i toni che abbiamo utilizzato siano stati quelli giusti. La gente è stanca di urli, isterismi e muscolature politiche che non servono a nulla: vuole sentire cose concrete dette in modo chiaro, rassicurante e competente. Pensare che la partita si possa giocare su sentimenti più bassi e su toni sensazionalistici di comunicazione è un errore. Siamo rimasti nel nostro tono proprio perchè è il nostro: se uscissi da questo ambito mi sentirei a disagio anch'io. Faccio meno fatica a essere me stesso che a fingere di essere qualcun'altro". 

Aldilà dei casi di cronaca come si spiega l'acuirsi di un disagio e di una violenza giovanile, da sempre presente ma che si è probabilmente intensificato dopo il periodo di lockdown e di pandemia, quali strumenti sociali utilizzerà per riavvicinare questi ragazzi alla comunità? 

"Il tema del disagio giovanile accompagna da sempre le amministrazioni e i cittadini: quando ero adolescente c'era il tema delle droge pesanti. Il lockdown lo ha reso più difficile: quando i centri giovani, le scuole e tutti gli altri spazi hanno chiuso i ragazzi si sono trovati in una situazione di isolamento. Gli esperti ci dicevano già allora che la pandemia colpiva gli anziani, uccidendoli, ma che, psicologicamente, avrebbe colpito maggiormente i giovani. Ora stiamo assistendo a manifestazioni del disagio giovanile che sono preoccupanti. Diciamo nella fase più calda, quella più vicino alla riapertura, vedevamo un disagio ancora più grave di quello di oggi. Probabilmente da una parte il ritorno graduale alla normalità ci aiuterà. 

Il problema resta ancora molto forte e non riguarda solo il comune capoluogo, anche perchè molti di questi ragazzi vengono dalla provincia. Attiveremo un tavolo territoriale e costruiremo un Osservatorio sul benessere giovanile che integri l'azione di diverse settori: l'educativo, le politiche giovanili, lo sport e i servizi sociali. Sono questi gli strumenti che il Comune ha per monitorare. Purtroppo la gran parte dei giovani fermati dimostra anche problemi famigliari importanti. Questi settori dovranno incrociare i loro dati e lavorare sulla prevenzione. Le forze dell'ordine dovranno fare il loro, sia a livello di polizia locale (con grande attenzione, ricordiamoci sempre i casi di abuso (il caso Bonsu ndr) con la sinergia di carabinieri, polizia di stato e finanza che già adesso sono mobilitati. Dovremmo riuscire a rendere più vivibili gli spazi in cui il disagio giovanile si annida, dalla Ghiaia alla galleria Polidoro riportando il commercio e le attività. Dobbiamo dare ai giovani in centro storico più spazi per le loro attività: nel nostro programma è previsto di consegnare alle associazioni giovanili la galleria San Ludovico, che diventerà uno spazio giovanile per attività musicali e artistiche. E' una battaglia che dobbiamo combattere con grande fermezza". 
  
Parma Capitale della Cultura ha consentito di riportare la nostra città sotto i riflettori nazionali, se verrà eletto sindaco nei prossimi cinque anni quali iniziative culturali proporrà per proseguire quel percorso? 

"Il percorso è stato di enorme rilevanza perchè ha messo tutte le realtà culturali attorno ad un progetto: queste realtà hanno prodotto delle attività riconosciute a livello nazionale ed internazionale. E' cambiato il modo di lavorare: c'è un maggiore collaborazione e l'idea che si possa lavorare monograficamente intorno ad un tema. Il modello pubblico-privato, la grande novità di questo progetto, è stato citato come modello virtuoso a livello nazionale. Dovremmo impegnarci perchè quel modello si stabilizzi. Il Comitato di Parma 2020 ha accettato di prolungare la sua vita fino al 31 dicembre del 2022 proprio per permettere alla nuova giunta di capire che funzione stabile si potrebbe dare. Dal punto di vista della capacità del lavoro, con due anni di pandemia, aver tenuto in piedi quel numero di progetti, di reti e di persone per me è un miracolo. Lo spirito di resistenza manifestato da tutti è stato il segreto che ci ha permesso di continuare su quella strada e portare a casa l'80% del progetto. Ora dobbiamo mantenere il metodo e il modello culturale e tenere unite le realtà culturali della città e quelle associative, sapendo che la cultura può uscire dai suoi spazi. Abbiamo vinto recentemente un premio su cultura e imprese: l'idea di portare l'arte dentro le aziende è un segno che bisogna andare avanti in questa direzione. Anche sul volontariato culturale vale la pena andare avanti". 

Dopo la pandemia e con la guerra in corso sempre più famiglie si ritrovano in condizione di povertà mentre alcune aziende sono in estrema difficoltà per l'aumento dei prezzi e la difficoltà nel reperire materie prime, il Comune come interverrà se verrà eletto sindaco? 

"Le politiche per la famiglia sono fondamentale e dobbiamo essere pronti a investire più risorse. Parlo di abbattere le rette dei nidi e delle scuole d'infanzia e andare verso l'azzeramento delle liste d'attesa. Poi c'è il tema dei grandi anziani, che devono essere assistiti a domicilio. Vogliamo costituire un albo degli assistenti famigliari che garantiscano un servizio efficente. Bisogna fare il modo che gli anziani vivano la loro vita il più possibile nel proprio domicilio, contando su reti di solidarietà, come anche quelle del vicinato. La lotta alle fragilità è la chiave per queste politiche. Per quanto riguarda il lavoro costruiremo un forum annuale sul lavoro in città con i sindacati, il Comune, gli Enti di formazione, l'Università e le associazioni di categoria e cercheremo di sviluppare strumenti per chi perde in modo incolpevole il proprio lavoro. E' importante che le morosità incolpevoli - chi, dopo aver perso il lavoro, non riesce più a pagare l'affitto - siano sostenute dal Comune. Il welfare sarà il pilastro dei prossimi cinque anni: ci sarà un assessorato a Welfare e Sanità. Il modello è quello delle casa di comunità: che si basa sui concetti di decentramento e di lotta alle fragilità, sia sanitarie che sociali". 

Il tema della casa, nonostante i provvedimenti già presi dal Comune e dalla Regione, rimane ancora un'emergenza. In quale direzione si muoverà da primo cittadino per rispondere al crescente disagio abitativo? 

"I dati di Parma ci dicono che la povertà ha numeri significativi: 35 mila poveri secondo il rapporto Caritas) ma questo numero potrebbe essere più alto. Abbiamo una lista d'attesa per le case popolari che scorre lentamente perchè ci sono molte case assegnate per emergenza. Abbiamo bisogno di nuovi alloggi: nel nostro programma ci impegnamo a riqualificarne 600 e a metterne a disposizione altre 300 dal patrimomio pubblico. Costituiremo un tavolo sull'emergenza abitativa: ci sono tante realtà che lavorano su l'emergenza e hanno bisogno di un coordinamento più solido. E' una battaglia per un diritto inalienabile: non possiamo accettare che nella nostra città ci siano persone che non hanno un tetto sopra la testa". 

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