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Miniere tra Berceto e Borgotaro: "Troppo debole la contrarietà al progetto della Regione Emilia-Romagna"

Una società privata ha presentato una richiesta di autorizzazione al Ministero per la Transizione Ecologica

“Per fermare la riattivazione delle miniere in alta Val Manubiola è necessaria una mobilitazione del territorio interessato guidata dalla Regione Emilia-Romagna”. È quanto ha dichiarato il Vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ed esponente della Lega, Fabio Rainieri, riguardo alla richiesta di autorizzazione formulata da una società privata facente capo a una multinazionale australiana al Ministero per la Transizione Ecologica, per avviare in una vasta area appenninica compresa tra i comuni di Berceto e Borgo Val di Taro nuove ricerche sulla presenza di vari minerali preziosi quali oro, argento, rame e nickel.

“Se si vuole veramente preservare la valorizzazione ambientale e turistica di quella importante e ricca parte di Appennino, bisogna opporsi in modo molto deciso al rilascio del solo permesso di ricerca perché, in caso di suo molto probabile esito positivo, diventerebbe molto difficile fermare l’autorizzazione alla coltivazione mineraria – ha proseguito il leghista – Nel parere che la stessa Regione ha inviato al Ministero, non vi è una netta contrarietà al progetto. In esso, la Giunta regionale ha infatti scritto che le perplessità sul progetto non sembrano comunque preclusive per l’attività di ricerca ed ha evidenziato che la concessione mineraria non dovrà essere rilasciata per le sole zone di tutela storico-archeologica e naturalistica, lasciando aperta la possibilità che sia rilasciata nelle aree al di fuori di esse, comunque a seguito di un’attenta valutazione di impatti ambientali. Al di là delle rassicurazioni sulla contrarietà dell’amministrazione regionale date dall’Assessore alla montagna Barbara Lori, si tratta di un parere ufficiale troppo debole.

Per questo, come Gruppo Lega in Assemblea regionale presenteremo una risoluzione per chiedere un maggiore impegno della stessa Giunta regionale nell’azione di contrasto già al solo permesso di ricerca. E comunque, in attesa di poter discutere direttamente nelle sedi regionali su questo importante argomento che vale il futuro sostenibile e turistico di quella parte di Appennino, speriamo che vengano date risposte ad alcuni allarmanti quesiti sulle ragioni di questa nuova iniziativa mineraria. Infatti, non ci sono ancora risposte sul perché sia tornato tanto interesse per un’attività di miniera che in passato è stata abbandonata in quanto molto poco proficua e, su quali sono i presupposti scientifici ed economici sui quali si intende avviare un’attività di ricerca in un’area che è molto più estesa di quella su cui in passato è stata svolta l’attività di estrazione mineraria”.

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