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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Roberta Roberti: "Michele Guerra? In Consiglio comunale lo abbiamo visto tre ore in cinque anni"

Intervista alla candidata sindaco per la lista civica Parma Città Pubblica: "Parla di discontinuità ma da assessore non ha mai votato ad un solo provvedimento. Lunardi? E' il simbolo di tutto ciò contro cui abbiamo lottato per anni"

"Michele Guerra? In Consiglio comunale lo abbiamo visto forse tre ore in cinque anni. Il centrodestra e il Pd non hanno lavorato per trovare dei candidati in grado di dare alla città delle prospettive per il futuro. Forse fa più comodo un sindaco poco competente, più facile da monovrare e che dice sempre di sì?".

Roberta Roberti, candidata a sindaco di Parma con la lista Parma Città Pubblica, è un fiume in piena. Oltre alle critiche all'assessore Guerra sul ritorno di Vignali e Lunardi sottolinea: "Il loro approccio alla città è quasi offensivo: l'ex Ministro è il simbolo di tutto quello contro cui abbiamo lottato per anni". 

Per il suo ritorno in campo come candidata sindaco, dopo i cinque anni di opposizione in Consiglio e i tentativi falliti di creare una grande coalizione a sinistra del Pd, ha scelto una lista civica. 

Come è maturata l'idea di candidarsi a sindaco, dopo l'esperienza in Consiglio comunale? 

"Ho aspettato diversi mesi prima di prendere questa decisione perchè mi auguravo che sarebbe potuto nascere un grande progetto unitario: in quel caso non ci sarebbe stata una candidatura da avanzare ma l'idea di trovare insieme chi potesse rappresentare meglio il progetto. Cinque anni in Consiglio comunale sono stati impegnativi e ho pensato anche che forse avrei potuto cedere il testimone a qualcun'altro. Ai primi di settembre abbiamo provato a percorrere questa strada unitaria con altri soggetti politici, da Europa Verde a Rifondazione, da Potere al Popolo ai Cinque Stelle, movimenti ambientalisti e associazioni. Abbiamo capito però che le esigenze del mondo civico sono così diverse da quelle dei partiti tanto che risultava molto complicato riuscire a tenere insieme questo mondo e fare un progetto unitario. Ad un certo punto si è trattato di decidere se chiudere l'esperienza e il lavoro che avevo fatto in questi cinque anni: mi dispiaceva buttare tutto alle ortiche. Su sollecitazione di tante associazioni e comitati ho pensato di riproporre questa candidatura in stretta collaborazione con la lista Parma Città Pubblica". 

Siete aperti alla convergenza con altri candidati sindaco al di fuori della coalizione Pd-Effetto Parma? 

"L'idea innovativa, che abbiamo proposto da settembre, sarebbe stata di fare una grande lista unica in cui ogni realtà avrebbe potuto avere il suo candidato, nell'ottica di mettere da parte gli interessi particolari di ogni sigla a favore della città, che rischia di ritrovarsi in una prospettiva, dal punto di vista dell'ambiente e della mobilità, identica. I candidati della coalizione di centrosinistra e quelli del centrodestra infatti sono tutti d'accordo sul realizzare l'allungamento della pista dell'aeroporto, lo stadio, la via Emilia bis, la Tirreno-Brennero. Abbiamo perso un'occasione: se i candidati che si sono presentati e che hanno un'identità che converge in una stessa area di principi e di valori, decidessero di ritirare la loro candidatura in nome di una unitaria, tantissime persone sarebbero contente. Purtroppo mi sembra una prospettiva molto difficile". 

Quali sono i rischi di questa frammentazione? 

"Il rischio è di disperdere tanti voti: potrebbe capitare che chi ha una forte appartenenza scelga di votare la sigla a cui è legato ideologicamente e come posizionamento nella politica nazionale e internazionale. Per noi invece è importante intercettare quelle persone che non andrebbero a votare, il nostro bacino di voti è diverso e fatto di forze civiche e di gente che avrebbe molta voglia di partecipare. Cercheremo di riportare fiducia e voglia di partecipazione reale in chi non vota più. Un'area che non ha una precisa identità partitica"

Come vede Michele Guerra come sindaco di Parma? 

"Il primo problema di Guerra, aldilà dell'intelligenza e dei meriti che tutti gli riconosciamo, è la totale mancanza di esperienza amministrativa e di conoscenza della macchina comunale. Per le sue alte competenze in ambito universitario e per il ruolo che aveva sulla cultura, durante il suo mandato, non ha preso parte a discussioni che comportassero la conoscenza di altri ambiti. Dal punto di vista amministrativo ha sempre delegato ad altri: credo che abbia molte cose da imparare. L'assessore Guerra in Consiglio comunale forse lo abbiamo visto tre ore in cinque anni. Visto che parla di discontinuità, l'assessore non ha mai votato contro ad una sola delle scelte dell'amministrazione Pizzarotti, anche quelle più contestate, dalla Cittadella allo stadio, dall'aeroporto alle politiche sociali e giovanili, che sono una sua delega. Non gli ho mai sentito dire una parola su queste tematiche. Secondo me è un sindaco deve avere queste capacità. Un'altra capacità è la scelta dei collaboratori: se penso alle persone che Guerra ha voluto vicino per la realizzazione di Parma Capitale della Cultura mi permetto di avere qualche perplessità. Con le scuole, per esempio, non è stato fatto niente anche se molti insegnanti hanno chiesto interventi in merito, anche durante la pandemia con i ragazzi chiusi in casa. Sia il Pd che il centrodestra che sforzi hanno fatto per trovare un candidato sindaco? Fa più comodo un sindaco poco competente e più facile da manovrare?" 

Cosa pensa del ritorno di Vignali e di Lunardi e del loro approccio politico alla città? 

"E' un approccio politico che trovo quasi offensivo perchè sembra si punti su una città priva di memoria, disattenta e incapace di valutare. Mi auguro che ci sia una consapevolezza maggiore alle priorità, per quanto riguarda soprattutto l'emergenza ambientale e quella sociale. Immaginare che possa ritornare in auge un'idea di Parma da bere, che dietro una patina di ottimismo fuoriluogo cancelli queste gravi questioni o che cerchi di far dimenticare alcune realtà. Per esempio non è vero che Vignali è stato assolto per tutto, ma solo per alcuni capi di imputazione. Per altri ha patteggiato ed altri ancora sono prescritti. Il Ministro Lunardi è stato il simbolo di quello contro cui noi abbiamo combattuto per anni: gli scavi, la metropolitana (e ora parla di centrali nucleari sotterranee). Si cercano di riesumare degli zombie che non sarebbero dovuti mai uscire di nuovo. Ritroviamo dei nomi che speravamo di non dover leggere più sui giornali".

Quali sono i punti principali del vostro programma? 

"Ambiente e mobilità: la consapevolezza dell’emergenza climatica e ambientale informerà tutte le nostre azioni e le nostre scelte. Siamo favorevoli ad azioni costanti di monitoraggio e ad interventi di riduzione dell’inquinamento dell’aria, delle polveri sottili, del rumore e dell’elettromagnetismo; alla ripubblicizzazione del servizio idrico; a studiare e reperire risorse per la realizzazione di un grande progetto che comprenda tutto il territorio provinciale per ripensare i collegamenti su rotaia con il capoluogo; riteniamo fondamentale la manutenzione e la cura del verde pubblico, ripensando il Piano del Verde sulla base delle Osservazioni avanzate dalle associazioni ambientaliste operanti sul territorio e provvedendo ad inserirvi un adeguato regolamento che lo renda poi realizzabile; ci impegniamo al rispetto dei parchi cittadini come patrimonio ambientale, sociale e culturale e stiamo procedendo all’identificazione di aree da sottoporre nel breve periodo a processi di desealing. Sarà necessario rivedere il piano complessivo della viabilità ciclabile in città e nelle frazioni in modo da garantirne la continuità e la adeguata manutenzione, sicurezza ed illuminazione, anche nella prospettiva di un progetto di ciclovie di area vasta.

Urbanistica: ci opponiamo fermamente all'allungamento della pista dell'aeroporto Giuseppe Verdi e alla trasformazione dell'infrastruttura aeroportuale in un hub cargo, in quanto l'operazione sottende ad una visione di città votata alla logistica, con le relative conseguenze ambientali e sociali - cementificazione, inquinamento, lavoro precario e sottopagato, grave impatto sulla vocazione agroalimentare del nostro territorio; intendiamo fermare gli interventi nel Parco della Cittadella ed il progetto del nuovo stadio Tardini, che riteniamo insostenibile dal punto di vista ambientale e sociale e che è stato imposto alla città senza la seppur minima valutazione dell’impatto dal punto di vista della viabilità e della sicurezza, men che meno da quello della qualità abitativa, di relazione sociale e di lavoro; riteniamo particolarmente urgenti interventi urbanistici in Quartiere San Leonardo, che prevedano un ripensamento complessivo che coinvolga e ascolti i cittadini prima di definire funzioni e destinazioni dei diversi comparti. Più in generale sarà urgente una riflessione su luoghi dimenticati da anni  (area Romanini Stuard, l’ex Mercato Bestiame, l’ex deposito Tep, solo per citare quelli comunali)  per progettare, in sinergia tra loro: alloggi economicamente sostenibili per studenti e giovani coppie, servizi socio-assistenziali per anziani soli, cohousing, coworking, orti urbani, spazi di fruizione e produzione di culture digitali e di quelle espressioni artistiche colpevolmente tralasciate dalla politica culturale cittadina di questi anni. Siamo contrari inoltre alla trasformazione del complesso museale San Paolo (Chiostri del Correggio) nella vetrina del Parma Gastronomy Hub e all’utilizzo dei parchi monumentali per eventi spettacolari e con finalità commerciali. Fra le azioni costanti che l’amministrazione dovrà perseguire riteniamo infine indispensabile e per nulla scontata una costante manutenzione di strade, marciapiedi, fossi, canali sia in città che nelle frazioni.

Politiche sociali: è indispensabile uscire dalla logica dell’emergenza, rivolgendo prioritaria attenzione agli ultimi, ma non dimenticando le nuove povertà, ormai dilaganti (basti pensare ai 35.000 poveri del rapporto Caritas di Parma) ed i giovani. Perciò riteniamo indispensabile un ripensamento complessivo della gestione delle esternalizzazioni nei servizi di assistenza ad anziani, disabili e minori, nonché nei servizi di accoglienza ed inclusione per migranti, che rimetta al centro il ruolo di indirizzo, verifica e controllo del Comune. In quest’ottica va anche ricostruito un rapporto di ascolto e cogestione con il terzo settore non subordinato al mercato, ma al principio di solidarietà (art. 3 della Costituzione), l’unica strada per realizzare l’inclusione. Gli enti del Terzo settore non possono essere ridotti a possibili appaltatori di compiti spettanti all’ente locale, ma vanno chiamati ai tavoli e coinvolti nella coprogettazione degli interventi.  Sul tema accoglienza e integrazione degli immigrati va perseguita la via indicata dallo Stato italiano, che chiede ai Comuni di assumere la responsabilità a livello locale del Sistema pubblico di accoglienza e integrazione (SAI), di farne parte e di promuoverlo. Preferire i CAS significa avvallare una “invasione di campo” (che è delle prefetture), ed indica una propensione a privatizzare servizi, con mancata assunzione della responsabilità che lo Stato chiede ai comuni. Va affrontata immediatamente e con strumenti efficaci l’emergenza abitativa: la competenza sulle politiche abitative è in capo al comune, che deve assumerla come propria responsabilità politica ed istituzionale, esercitata con la portata che il problema, enorme, richiede. L’Amministrazione dovrà rendere utilizzabili le centinaia di appartamenti di sua proprietà procedendo alla loro ristrutturazione, non avendo a riferimento il mercato, ma il diritto ad abitare in una progettazione ampia, che coinvolga Regione e Stato; va riaperto il dialogo con i privati per rendere disponibili nuove unità abitative; va adeguato il patrimonio immobiliare pubblico all’effettivo fabbisogno; va ripristinata la gestione ERP come servizio effettivamente pubblico e sottoposto a controllo e monitoraggio pubblico; vanno implementati e promossi il fondo di garanzia per gli affitti e gli aiuti per il pagamento delle utenze; saranno necessari dormitori sufficientemente capienti e dunque con posti reali per tutte le esigenze del territorio, prevedendo che in alcuni sia possibile ai senzatetto portare con sé gli animali d’affezione.

Politiche giovanili: le iniziative prese dalle amministrazioni in questo ambito negli ultimi decenni sono state particolarmente carenti e inadeguate. Vanno incrementati gli investimenti del Comune per i progetti di partecipazione giovanile con una edilizia scolastica che preveda spazi di aggregazione e non solo aule. Va garantito l’utilizzo degli spazi attrezzati presenti nella città, al fine  di rendere i Centri Giovani più attrattivi verso la popolazione giovanile. Non è possibile ridurre il discorso al disagio giovanile sbattendo in prima pagina le cosiddette baby gang e sperando di risolvere il problema con politiche securitarie. Per affrontare il disagio giovanile e restituire prospettive ai giovani occorrono spazi gratuiti ed autogestiti di socialità, occorre il coinvolgimento delle scuole, dell’Università, delle associazioni sportive, ricreative e culturali perché le giovani generazioni si sentano protagoniste del futuro della città. E’ indispensabile che il Comune si ponga come referente di una rete diffusa di soggetti territoriali,  a partire da Provincia (per sopperire alla mancanza di un assessorato alle scuole superiori paragonabile a quello comunale per i gradi inferiori), e AUSL.

Politiche culturali: lo sviluppo, la ricerca, la cultura, il patrimonio formano un tutto inscindibile e prezioso. Anche la tutela, dunque, deve essere concepita non in senso di passiva conservazione e protezione, ma in senso attivo, come patrimonio fruibile da parte di tutta la cittadinanza. Il valore della cultura è talmente primario da non poter essere subordinato ad altri valori, ivi compresi quelli economici. L’ economicità della gestione dei beni culturali, la sua efficienza, non sono l’obiettivo della promozione della cultura, ma un mezzo utile per la loro conservazione, implementazione e diffusione. La tendenza generale, acuitasi negli ultimi decenni a ritenere la cultura “elitaria” e “superflua” nell’economia della vita di un singolo e di una comunità, non ha risparmiato Parma che con l’occasione della Capitale italiana della Cultura 2020 - 2021 ha consolidato la pratica dell’evento fine a sé stesso, della quantità che nasconde la scarsa qualità, della disomogeneità e disorganizzazione generale. La cultura va pensata, preparata e consolidata. E’ un processo educativo complesso, che deve prendere le mosse dalle fasce d’età più giovani, deve essere diffuso, costante e multidisciplinare. Solo così la pratica culturale (dal frequentare cinema, teatri, concerti, mostre e musei al riconoscere il patrimonio materiale e immateriale e quindi dare ad esso un valore e di conseguenza preservarlo) potrà diventare una abitudine. Parma, città di medie dimensioni che ha una storia lunga ed evidenze culturali importanti, deve giocare su tutte le sue potenzialità e non solo sui soliti quattro temi “identitari”. Va ricucito il rapporto fra centro e periferie, ri/aprendo spazi per ospitare e produrre cultura: questo è uno strumento indispensabile per una vera riqualificazione urbana.  Va promossa una cultura inclusiva, economicamente accessibile a tutti e tutte, coraggiosa, contemporanea: serve almeno un centro culturale aperto e gratuito, uno spazio di aggregazione, in stretto contatto anche con l’Ateneo e i suoi studenti per rimarcare la connotazione di città universitaria.

Benessere animale: quanto accaduto negli ultimi anni ha posto in evidenza le gravi criticità sotto molteplici punti di vista del Polo integrato animali d’affezione del Comune di Parma. Per questo è urgente e necessario un radicale ripensamento del servizio, a partire dalla riformulazione dei bandi per la gestione delle strutture e dei servizi soprattutto in ambito sanitario (servizio veterinario interno e sua riorganizzazione), nonché del ruolo e delle prerogative del Garante per il Benessere animale e dei rapporti con le associazioni di volontariato. Vanno inoltre effettuati con urgenza i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria da anni attesi e mai effettuati".

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