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Scuole materne e nidi, 1300 bambini in lista d’attesa, Vignali: "È gravissimo"

"La precedente amministrazione aveva bruscamente interrotto il percorso virtuoso che avevamo avviato con scuole paritarie. Fino al 2011, infatti - ricorda l'ex sindaco - abbiamo investito su un sistema educativo integrato, anche grazie a un contributo di 444.000 euro"

“Ci saremmo aspettati maggior sensibilità da parte di questa amministrazione nei confronti delle problematiche delle famiglie e maggiore attenzione ai servizi per l’infanzia, visto anche il contesto sociale e le dinamiche demografiche che sono sotto gli occhi di tutti. Invece la Fism, che ha manifestato la disponibilità a rendere disponibili, in tempi rapidi, altri 200 posti nelle scuole materne e anche di aprire strutture di nido, non ha inspiegabilmente ricevuto nessuna risposta dal Comune di Parma. E le liste di attesa sono lievitate, tanto che i bambini che rimangono fuori dai servizi sono quasi 1300. Ciò è molto grave. Ricordo che la Fism svolge un ruolo decisivo nel panorama educativo dell’infanzia. Le loro scuole accolgono già oggi più di 1000 bambini. Senza le scuole paritarie le liste d’attesa sarebbero ancora maggiori di quanto non siano oggi”.

Questo il pensiero di Pietro Vignali che ribadisce: “Una lista d’attesa cosi lunga è una ferita aperta per la nostra città e per il sistema di welfare. In particolare, a fare le spese del mancato accordo del Comune con le scuole paritarie, oltre ai bambini, sono le donne. Il mancato supporto di nidi e materne diventa un ostacolo per il lavoro e alla propensione a fare figli con il rischio che in prospettiva il sistema di welfare diventi insostenibile e possa implodere”.

“La precedente amministrazione aveva bruscamente interrotto il percorso virtuoso che avevamo avviato con scuole paritarie. Fino al 2011, infatti - ricorda Vignali - abbiamo investito su un sistema educativo integrato, anche grazie a un contributo di 444.000 euro che la mia amministrazione aveva dato a integrazione delle rette agevolate assegnate alle famiglie che frequentavano le scuole dell’infanzia paritarie gestite da enti aderenti alla Fism. Ben 216 nuclei familiari hanno ottenuto l’abbattimento delle rette, potendo così scegliere liberamente anche le scuole paritarie”. “Non avere convenzioni impedisce inoltre alle scuole paritarie anche di ricevere contributi regionali. Addirittura siamo arrivati al paradosso che è stato fatto un patto per la scuola escludendo la Fism. Una situazione assurda”. “I servizi educativi andrebbero organizzati - continua Vignali - in modo integrato: strutture statali e paritarie dovrebbero operare fianco a fianco. La quasi totalità dei comuni della regione e anche molti in provincia stipulano convenzioni con le scuole paritarie private arricchendo l’offerta e riducendo le liste d’attesa. Parma è uno dei pochissimi che non lo fa”. “Il sindaco si era impegnato, durante la campagna elettorale, a ripristinare il sistema precedente, ma anche in questo caso come in altri, alle parole non sono seguiti i fatti”. “La realizzazione di due nuovi asili annunciati in zona Eurosia e nel quartiere Parma Mia non risolverà il problema, perché garantirà al massimo 150 posti posti. Anche per questo, a dicembre, avevo presentato due mozioni per aumentare le procedure negoziate con i privati, favorire il tempo prolungato e proporre soluzioni quali gli asili aziendali e le tagesmutter. Alcuni giorni fa ho presentato una interrogazione che vuole essere da stimolo per trovare una soluzione e per fare luce sulla vicenda”. “Non mi interessa fare polemiche. È evidente che l’amministrazione ha sbagliato. Auspico che il sindaco prenda in mano la situazione e accolga rapidamente la disponibilità di Fism in modo da dare una risposta veloce alle famiglie in attesa. Settembre non è così lontano. L’amministrazione ha pensato di fare da sola e ha sbagliato. Investire su nuove strutture non è sufficiente e di certo non sblocca la situazione nell’immediato. L’auspicio poi è che si debba andare oltre e attuare quanto previsto dalla legge del 2017, creando un sistema integrato 0-6, attraverso l’accreditamento dei privati per l’istituzione e la gestione dei servizi educativi per l’infanzia. Le famiglie devono essere in grado di poter fare una libera scelta – ha concluso Vignali”.

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