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stage per disabili o lavoro mal retribuito?

AMO COLORNO: "Capita che con gli stage ai disabili si ottenga del personale a costo quasi zero..."

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ParmaToday

Il mondo del lavoro è sempre più difficile e saturo. Se a trovare lavoro fanno fatica i giovani e gli uomini di età superiore ai trentacinque anni, ancora più ardua è la strada di un disabile, che non per scelta, ma per condizione, si trova in una purtroppo affermata inferiorità fisica e/o psicologica. Un disabile merita rispetto e occorre ricordare che spesso riesce a rendere anche più di qualsiasi assunto. Un disabile è forte, è caparbio, ed ogni giorno affronta e supera ostacoli e difficoltà che ad altri sembrerebbero insormontabili. Spesso ci si dimentica di quanto detto, e i disabili, vengono “sfruttati” e sottopagati, svolgendo lavori al pari di altri dipendenti, ma con retribuzioni nettamente inferiori a “stage” o a mezzo corsi di formazione. La storia che vi raccontiamo è una segnalazione che ci arriva da Marco (nome di fantasia). Marco è un disabile che si è da poco laureato. Marco nel mese di marzo si è recato al Sild per l’ennesimo colloquio poco proficuo e denigrante. Gli hanno proposto un tirocinio di tipo A, essendo laureato da meno di un anno, e l’hanno indirizzato verso il centro per l’impiego, non avendone loro la competenza, liquidandolo con una frase consolatoria: “siamo un po' tutti disabili perché ognuno di noi non sa fare qualcosa”. C’è da dire che hanno reputato il ragazzo non in grado di svolgere colloqui di lavoro, e non idoneo a portare profitto ad un’azienda, evitando quindi di provare ad inserirlo nel mondo del lavoro con un contratto degno del suo nome. Nel 2016 gli avevano persino vietato il servizio civile perché Marco studiava, e ritenevano che non poteva svolgere due mansioni contemporaneamente. Oggi Marco studia ancora, e le cose però sembrano cambiate. Recatosi al centro per l’impiego scopre la proposta. Un corso di 180 ore + 120 ore di stage, pagato con un importo totale di 930 euro in 6 mesi ed un altro periodo di lavoro di 6 mesi (perché di questo in realtà si tratterà) di 16/25 ore settimanali per un totale di circa 200 euro mensili. Tutto però sarebbe dipeso dalla sua capacità di lavorare e dal suo gradimento per il lavoro. In caso contrario sarebbe potuto saltare tutto. Marco per dimostrare la voglia di mettersi in gioco, e per necessità economiche, accetta, ma si è sentito sottovalutato e poco apprezzato dalla società. Sta affrontando un periodo di tristezza e depressione, perché avrebbe voluto essere qualcun’altro e in un altra condizione. La stessa cosa che è successo ad un altro amico disabile che ci ha scritto poco tempo fa. Anche lui ha svolto uno stage di 6 mesi a seguito di un corso di formazione di agraria. Solo che a lui è andata addirittura peggio. Dopo il corso di formazione è stato impiegato in un’azienda di lavaggio ortaggi, dove svolgeva turni massacranti di 4 ore quotidiane, in cui lavava ortaggi e movimentava grosse casse di ortaggi. Il tutto per una modica cifra di 200 euro lordi al mese, da ritirare in banca con spese di ritiro assegno di circa 7 euro mensili. Ha svolto questo compito per 6 mesi, a stretto contratto con altri operai che però guadagnavano cifre ben più alte, e attorno a 800/900 euro. Questi stage spesso servono alle aziende per assumere del personale a costo quasi zero e non consentono al disabile di avere un giusto sostegno economico. Bisognerebbe cambiare sistema, perché non è assolutamente giusto tutto questo. Il coordinamento del gruppo AMO COLORNO

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