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residenze anziani quali cambiamenti e risposte?

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ParmaToday Un Consiglio: Non Leggete! RESIDENZE ANZIANI Quali cambiamenti e risposte? I PARAMETRI ASSISTENZIALI SONO GLI STESSI DI PRIMA DELLA PANDEMIA. Intanto stanziati in Emilia-Romagna 32 milioni di EURO per i privati Dai maggiori quotidiani locali, si apprende che la Regione Emilia-Romagna avrebbe destinato 32 milioni di EURO per aiutare anziani e disabili. Una buona notizia dunque, presentata dall’Assessore alla Salute Donini e la Vice Presidente regionale Schlein. In realtà leggendo i vari articoli si capisce che questi soldi vanno alle "strutture accreditate" che ospitano anziani e disabili, quindi strutture private, in quanto in Emilia-Romagna l’80% dei posti letto accreditati sono gestiti da soggetti privati. Con 7 milioni di euro la Regione copre gli aumenti contrattuali per i dipendenti. Aumenti sicuramente dovuti e meritati, (CCNL a firma CGIL CISL e UIL che in ogni caso non garantiscono pieni diritti ai lavoratori); è la prima volta che aumenti contrattuali di personale dipendente privato vengono coperti con soldi pubblici. Inoltre altri soldi serviranno per garantire la "quota socio-sanitaria" cioè il finanziamento pubblico anche per i posti "non occupati" durante la pandemia. Ovvero si paga come se ci fosse stato un anziano anche se l'anziano non c'era, e quindi si tratta di un regalo per la struttura. Si tratta di aiuti a fondo perduto destinati a strutture private, truccati da aiuti per anziani e disabili. In effetti i soldi pubblici elargiti ai privati durante la pandemia sono molti di più, basti ricordare la delibera regionale Num. 567 del 25 Maggio u.s, attraverso il protocollo d’intesa tra Regione Emilia-Romagna e Legacoop, in cui la Regione provvede un riconoscimento aggiuntivo sugli oneri sanitari di 7,00 Euro al giorno per ospite presente per l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale. Milioni di EURO stanziati per i privati che non permettono di risolvere definitivamente i problemi che affliggono le residenze per anziani, se non si provvede a rivedere i parametri assistenziali e i relativi case-mix. Le promesse fatte dall’Assessore Donini di migliorare il sistema dell’accreditamento sono state mantenute? Assolutamente NO! È tutto come prima, nessun cambiamento, anche peggio. Prima di tutto è necessario spiegare che cos’è il case-mix. Semplificando; il case-mix è la fascia assegnata all’anziano al momento del suo ingresso nella struttura comunemente chiamate RSA. In base alla fascia di appartenenza ( A – B – C- D) vengono attribuiti i minuti assistenziali e sanitari. Proprio cosi MINUTI! Tempo insufficiente e contingentato, da dedicare nella cura di persone nella maggioranza dei casi con patologie multiple come gli anziani. Per cui in base al Case-mix si stabilisce il personale necessario da impiegare. Prima della pandemia, in cui il covid-19 ha scoperchiato i problemi già esistenti nelle RSA, il personale impiegato è sempre stato insufficiente al bisogno reale. A questo è necessario aggiungere che molte residenze non hanno i criteri strutturali previsti dalle norme dell’accreditamento (ad esempio – stanza doppia minimo 18 mq con bagno attrezzato –). Dove è presente un solo bagno attrezzato per 24/26 anziani, i tempi di cura si raddoppiano e i relativi rischi sulla diffusione di virus aumentano. (doveroso spiegare per chi non è del settore- il bagno attrezzato è dove poter eseguire le docce con l’ausilio di barelle adatte –) Fatta questa premessa, per far comprendere minimamente le condizioni lavorative nelle RSA, è doveroso fare un’altra precisazione: Come descritto in precedenza in parametri assistenziali stabiliti dalle varie regioni, come l’Emilia-Romagna sono del tutto inadeguati, indirizzati al risparmio. Conseguentemente i vari gestori “prevalenza privati” non hanno alcun interesse ad erogare maggiori ore assistenziali e sanitarie, altrimenti dove sarebbe il profitto? Questo accade anche in quelle strutture a gestione pubblica attraverso le ASP e le IPAB. Rispondendo con la solita manfrina – siamo a parametro - Bisogna immediatamente alzare e ammodernare i parametri assistenziali e relativi case-mix. Inoltre i case-mix in molti servizi non vengono aggiornati dal 2019, procedura che avviane attraverso l’UVG (unità valutazione geriatrica), nonostante le condizioni degli utenti peggiorino quotidianamente. Quando si è trattato si ridurre le ore assistenziali e sanitarie, come nel pieno della pandemia per la conseguente diminuzione dei degenti, dovuto all’elevato numero di decessi, i vari gestori Pubblici e Privati sono stati solerti nel tagliare il personale impiegato. Nonostante la situazione emergenziale avrebbe dovuto prevedere un maggiore impiego. Nelle RSA l’ingresso di nuovi degenti avviene senza l’aggiornamento dei parametri case-mix, con il conseguente aumento dei carichi di lavoro per il personale impiegato, già allo stremo, riducendo la qualità del servizio. Il personale è costretto a far fronte alle difficoltà dell’emergenza sanitaria in corso, come la chiusura delle visite dei familiari che produce instabilità emotiva nell’anziano, e i tempi di lavoro sono prolungati per attuare le dovute procedure per l’utilizzo dei dispositivi di protezione. Bisogna provare ad immedesimarsi in quei professionisti sanitari OSS e Infermieri che per la durata del proprio turno di lavoro 7/8 ore, devono indossare tute protettive, mascherine, visiere etc.. Con aumento di fatica e stress. La pandemia non ha insegnato nulla, infatti i contagi nelle RSA con nuovi focolai sono in costante aumento su tutto il territorio nazionale. L’ importante è rimanere all’interno dei parametri, garantendo gli stessi servizi, con lo stesso numero di personale di prima della pandemia, addirittura in taluni casi inferiore. Qualcosa non quadra. I problemi dovuti alla cronica carenza di personale nelle RSA, sono dovuti alla fuga di professionisti come OSS e Infermieri verso realtà in cui aver maggiori prospettive e il giusto riconoscimento economico e contrattuale. La soluzione può essere solo una: la gestione diretta del SSN e il relativo contratto di Sanità di Pubblica che garantisca le giuste condizioni (con i limiti che tale contratto possiede). Di certo non è la soluzione proposta dall’ANASTE (Associazione nazionale strutture Terza Età) attraverso un comunicato stampa, in cui spinge all’utilizzo dell’OSSS (la famosa terza S) comunemente chiamato OSS complementare. L’OSSS (terza S) non ha alcuna normativa contrattuale. Impensabile e controproducente suggerire di sostituire la figura dell’INFERMIERE in fuga dalle RSA, con del personale che non potrà mai avere la preparazione necessaria e le relative competenze sanitarie. RSA che con l’aumento della popolazione anziana e relative patologie somigliano sempre più ad Hospice. Meglio evitare certe proposte che andrebbero a foraggiare il privato ed enti formativi in quanto questi corsi hanno costi di migliaia di euro. Prima di lanciare certe dichiarazioni, sarebbe più opportuno conoscere il quadro completo delle situazioni, magari interpellando chi lavora sul campo. Il cambiamento non è più rimandabile: il privato ha fallito, le RSA devono essere gestite dal Sistema Sanitario Nazionale con maggiori investimenti. Parma lì; 06/12/2020 Mauro Caffo Operatore Socio Sanitario Delegato Unione Sindacale di Base – Emilia Romagna - m.caffo@usb.it
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