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Salute

Tumore alla prostata, a Parma nuova procedura che riduce tempi di cura ed effetti collaterali

Le equipe di Radioterapia e Urologia certificate per trattare la neoplasia con Space Oar. L’Ospedale Maggiore quale centro di eccellenza

Un ciclo di cura concentrato in cinque giorni anziché trenta e un gel protettivo che riduce gli effetti collaterali, sono questi i due grandi vantaggi di Space Oar, una procedura per trattare le neoplasie alla prostata che viene praticata all’Ospedale Maggiore di Parma dalle équipe di Radioterapia diretta da Nunziata D’Abbiero e di Urologia diretta da Umberto Maestroni.

La Radioterapia, eventualmente associata alla terapia ormonale, è attualmente una delle opzioni terapeutiche per i pazienti affetti da tale patologia, alternativa alla chirurgia radicale. Ora la scienza medica mette a disposizione la Radioterapia stereotassica (SBRT), un’innovativa tecnica radioterapica che permette di somministrare in modo non invasivo dosi elevate di radiazioni in un numero ridotto di sedute, con minimi effetti collaterali e mantenendo ottimi risultati in termini di controllo di malattia e sopravvivenza.

La collaborazione tra due Unità Operative dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, Urologia e Radioterapia, e una specifica sonda ecografica donata da due aziende parmensi, VisLab e John Bean Technologies, hanno reso possibile la realizzazione di un trattamento che riduce la dose radiante agli organi critici di oltre l’80% e conseguentemente il rischio di effetti collaterali. Questo ha permesso alle due strutture di essere tra le prime in Emilia ad aver ottenuto la certificazione per l’esecuzione della procedura, un riconoscimento prestigioso che è rilasciato ai centri di eccellenza a livello nazionale per il trattamento radiante della patologia prostatica maligna.

Grazie alla collaborazione con l’Urologia, la struttura di Radioterapia è in grado di ottimizzare il trattamento di SBRT mediante il posizionamento tra retto e prostata di un gel spaziatore che allontana la prostata irradiata dalla parete anteriore del retto. Si tratta di un idrogel biocompatibile, idrosolubile, non tossico e non immunogeno, che si riassorbe spontaneamente nell’arco di pochi mesi dalla fine del trattamento. Contestualmente al posizionamento del gel, vengono inseriti dei piccoli semi d’oro all’interno della prostata mediante i quali è possibile monitorare spostamenti anche millimetrici della malattia durante la singola seduta di trattamento, rendendo la SBRT estremamente precisa, accurata e sicura. Il posizionamento del gel spaziatore e dei semi intraprostatici avviene mediante una procedura ambulatoriale minimamente invasiva, al termine della quale i pazienti possono tornare alle normali attività subito dopo.

Tra gli urologi esecutori della procedura, oltre a Umberto Maestroni, anche Francesco Ziglioli mentre alla pianificazione del trattamento radioterapico partecipano i dottori Nicola SimoniMarco GalaverniClaudia GrondelliFrancesco Salaroli e Federico Colombo che si occupano del trattamento delle patologie urologiche.

“Ad oggi,  - dichiara Nicola Simoni - tra gli oltre 40 pazienti sottoposti a SBRT da un anno a questa parte, gli effetti collaterali sul retto e sulla vescica si sono verificati in pochissimi pazienti e comunque sono stati di grado moderato-lieve.”

“E’ motivo di orgoglio essere stati in grado di avviare questa procedura durante una pandemia – dichiara Nunziata D’Abbiero direttrice della Radioterapia -, migliorando significativamente la qualità di vita di coloro che combattono contro il cancro alla prostata.  In un solo anno di attività, grazie anche alla preziosa collaborazione con la UOC di Urologia diretta dal dr. Maestroni, siamo riusciti a eseguire quasi lo stesso numero di trattamenti eseguiti presso uno dei maggiori centri italiani come il CRO di Aviano e la certificazione ottenuta attesta il raggiungimento di elevati standard qualitativi”.

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