san mauro abate. situazione da monitorare con estrema attenzione.
Un dipendente ci informa di essere in "quarantena a metà" senza aver ancora ricevuto il tampone.
Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ParmaToday
Da quando la pandemia globale da Covid19 ha fatto la sua apparizione, le RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali), sono finite nell'occhio del ciclone per i troppi anziane deceduti, ma anche per i tanti casi contagio che si sono verificati.
A Colorno i casi attualmente accertati dall'AUSL sono ad oggi 74, e quest'incremento è dipeso sopratutto dai tamponi eseguiti presso la locale struttura del San Mauro Abate. Secondo i dati 7 contagi ogni 1000 abitanti ed in linea con quello nazionale di 6 contagi ogni 1000 abitanti. Tuttavia l'incremento di +22 contagi a Colorno, in soli 2 giorni, ha spinto un dipendente della struttura a scriverci e a porci le sue preoccupazioni.
Il dipendente in questione con figlio minore a carico, da oggi è in "quarantena" ma non con la consueta modalità. Nei giorni scorsi ha ricevuto una telefonata dell'Ausl di Parma che l'ha informato della quarantena e che ugualmente sarebbe dovuto recarsi a lavorare. Telefonata poi confermata anche dall'Ausl di Fidenza. Confuso e incredulo ha chiamato il proprio medico curante che seppur confermando il controsenso, non ha potuto far altro che annuire e consigliare di attenersi scrupolosamente alle direttive ricevute. Una quarantena parziale senza essere stato ancora sottoposto al tampone, che è stata comunicata in via precauzionale anche a tutto il personale senza sintomi da Covid19.
A tal proposito abbiamo cercato di capirne di più sulla situazione della struttura e siamo venuti a sapere che da quando è iniziata l'emergenza, tutti gli operatori, hanno ricevuto mascherine chirurgiche monouso, solo dopo circa una settimana. Successivamente nel tempo poi sono arrivati presidi più idonei come le mascherine FFP2 e FFP3, che però devono durare per diversi turni, diventando quindi quasi del tutto inefficaci.
In struttura si vive nella paura e nel caos e in tanti non sanno se sono positivi o meno, non avendo ancora ricevuto l'esame del tampone che è iniziato da poco e a scaglioni. In molti vivono con la rabbia di non poter far nulla per tutelarsi o per tutelare gli ospiti della struttura.
Quanto espresso ci è stato anche confermato da altri dipendenti della struttura e ci preoccupa non poco. Questi dipendenti in "quarantena a metà"( sembra per continuare a mantenere il servizio), finito il lavoro, tornano a casa per la quarantena e lì trovano ad aspettarli famigliari che in quarantena non sono e che escono tranquillamente.
Questo "focolare" non si sarebbe dovuto verificare. Andava gestita meglio la situazione fin dall'inizio, fornendo immediatamente come prevede la legge gli idonei DPI (Dispositivi di protezione individuale) a tutti i dipendenti, e provvedendo con rapidità e a cadenza periodica a test atti in grado di verificare l'eventuale positività o asintomaticità da Covid19.
Vogliamo sperare che in maniera repentina, vengano sottoposti al test, tutti i dipendenti, gli ospiti della struttura e gli esterni che ne abbiano avuto accesso fin dall'inizio dell'emergenza. Inoltre sarebbe necessario sostituire il personale della struttura, positivo e asintomatico, con personale sano e provvisorio, garantendo a chi sarà in vera quarantena, la malattia, retribuita come prevede il CCLN (Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro).
Si intervenga rapidamente, perché il rischio non è solo per gli ospiti e i dipendenti della struttura, ma anche per la comunità colornese.
Il gruppo civico
Amo - Colorno