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L’associazione UCAI Sezione di Parma è lieta di presentare ScollegArte Assunta Di Sarno Fabiana Del Signora Silvia Mazzacurati INAUGURAZIONE SABATO 23 NOVEMBRE alle ore 17 presso Galleria S.Andrea Via Cavestro 6, Parma dal 23 novembre al 5 dicembre 2019 Orari: da martedì a sabato 10-12 e 16-19; domenica 16-19; lunedì chiusa

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ParmaToday Scollegarte é una parola che non esiste: é stata inventata per poter spiegare il diverso cammino di queste artiste, amiche e colleghe da tanti anni,che lavorano nel campo dell' arte. Scollegate perché ognuna ha portato un tema e una tecnica diversi. Fabiana Del Signore (acrilico a spatola) ci illustra lo straordinario mondo dei cani,ognuno di loro é diverso, ognuno di loro ha uno sguardo che ci fa capire che a volte gli animali sono meglio delle persone. Silvia Mazzacurati (acrilico, spatola o pennello) ci fa entrare nel fantastico mondo delle favole, a volte ironico, altre triste o allegro, spesso irreale. Assunta Di Sarno (terracotta policroma) attraverso le sue bellissime sculture ci mostra che tutto e' in movimento, tutto è in divenire, nulla é certo. Di seguito un focus su ognuna delle tre autrici. Assunta Di Sarno annuncia le radici mediterranee nella pastosità delle sue opere. L’elemento materico è esaltato dal colore caldo, che ricorda impasti di dolci e le caramelle mou. Dolce è infatti la sua mano, che scommetteremmo accarezza il suo prodotto come un bambino mentre le cresce sotto il palmo. Ne emergono sculture dal carattere deciso e unico come di chi le plasma: prima fra tutte la Madre delle adolescenti, sola nel suo comando, potente come una dea; la Pelle di foca, che non dimentica la femminilità in una sirena che, spogliandosi, della muta marina, emerge come Afrodite; lo Specchio delle mie brame, che in un geniale sincretismo fa uscire la mela della strega dallo specchio della regina. Da questo specchio attraversato esce il succo di questa matura artista, consapevole che le conquiste sono precarie nel tempo e instabili nello spazio dell’esistenza. Ne è simbolo commovente il cavallo, Instabile precarietà, deciso come Pegaso, incerto come l’adolescente che un artista deve rimanere. Fabiana Del Signore, oltre a meravigliosi paesaggi, qui dipinge cani. Spalma il suo colore alla Cezanne, sicura di poche tinte che imbrunano lo sfondo nel chiaroscuro di marrone e ocra, senza dimenticare il bianco e il nero. Sono figure emblematiche, che la stesa del colore aiuta a rimanere bidimensionali, quasi adese alla tela. Viene in mente Rousseau il doganiere, il confine di Pontormo, il tratto di Modigliani. Forse si tratta di un solo cane, lo spirito di un animale che emerge sotto diverse sembianze o pelo. Che il volto/muso sia frontale, o di lato, o moltiplicato, o immaginato in un individuo che si allontana, e forse lo sguardo che più colpisce. Sembra implorare, compassione, amore. O soltanto un poco di ragionevolezza. Come a dire: è mai possibile che per ottenere un poco di umanità, dimostrarne la possibilità, ci si debba calare nel corpo di un cane? Qui l’artista indossa una muta, ma se alleniamo lo sguardo ad ascoltare, possiamo udire il latrato che, pur nel silenzio, sale come un allarme dal mondo interiore. Silvia Mazzacurati cela dietro le fiabe il tema preferito della femminilità e dell’angoscia. Il soldatino di piombo dice le sofferenze del mondo. Le sue tinte sono chiazze di fango e sangue, il bianco, il nero, il rosso-sigla dell’artista. Ma è il bordo degli occhi della volpe il nitido centro di una vampata di colore che ricorda i tramonti di Turner. Accanto alla lepre dolce la tartaruga raccoglie tra collo e sguardo una sapienza antica, in supremo silenzioso ammonimento. Dice che l’apparenza inganna. Per questo un lupo buono protegge un piccolo Cappuccetto. Ma a volte dietro l’aspetto gentile di un Mangiafuoco giovane e bello, che avvampa la tela, si nasconde chi può fare il male, bruciare una vita. Ma alla piccola fiammiferaia, donna senza tempo, basta una fiamma a illuminare orizzonti scuri. E un cigno è un anatroccolo che ha trovato il suo senso. Quando l’Autrice era molto piccola, cercava sempre nel laghetto del parco, tra i compagni bianchi, il suo cigno preferito. Un cigno nero, come le piume consegnate alla sua tela.
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