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La bioarchitettura approda a Parma

La città emiliana ospiterà l'anno prossimo il "Salone della sostenibilità" e già si inaugurano nei paraggi i primi esempi di bioedilizia, per un'arte del costruire che armonizzi tecnologia e natura

È una moda del momento e, nonostante la crisi che imperversa, ha anche un ottimo appeal sull’economia. È l’architettura sostenibile o bioedilizia che, nata negli anni Settanta in Germania, si è poi sempre più affermata, progettando e costruendo edifici per i quali si valutino con attenzione gli impatti sull’ambiente, sempre mettendo al centro il benessere degli abitanti.

Parma sarà nel febbraio 2014 sede del “Future Build, Salone della sostenibilità” per proporre un modello di architettura italiano che riqualifichi l’esistente e risparmi il territorio, privilegiando gli interventi che non consumino nuovo suolo, ma "rigenerino" ciò che già c’è, a partire dai centri storici.
Fin dall’antichità l’uomo ha cercato di utilizzare al meglio le potenzialità della natura per costruirsi la propria casa, dalla scelta del luogo più adatto alla costruzione, a quella dei materiali, per esempio. Con l’affermarsi del progresso tecnologico, però, l’architettura ha allentato sempre più il suo legame con l’ambiente. Ma dagli ultimi decenni l’esigenza di un ritorno a un rapporto architettura-natura più stretto si avverte sempre più forte, specie per la consapevolezza ecologica che va diffondendosi e per le crescenti preoccupazioni per l’inquinamento e il depauperamento delle risorse energetiche. Non di poco conto i costi delle energie tradizionali, tali da rendere sempre più appetibile lo sviluppo di quelle alternative.

L’architettura sostenibile, innanzitutto, si pone come obiettivo il risparmio di risorse energetiche e la minima produzione di inquinamento in tutte le fasi del ciclo di vita, nel pieno rispetto delle generazioni future. Per prima cosa punta a ridurre dimensioni e accessori non indispensabili, eliminando tutto il superfluo e a diminuire i consumi energetici grazie a una “progettazione energetica” ottimizzata, che prevede: orientamento dell’edificio in modo da sfruttare al meglio gli agenti atmosferici, coibentazione della struttura, ricorso alle fonti energetiche rinnovabili, efficienza degli impianti. Utilizza, poi, i materiali che comportano il minore impatto ambientale, ovviamente privilegiando sempre il criterio del km zero e quello del riuso.

Tra gli esempi più comuni e che più stanno prendendo piede ci sono le bio-case prefabbricate in legno, che utilizzano le capacità (spesso sottovalutate) isolanti e di efficientamento energetico di questo materiale, molto forti specie in quello certificato PEFC, che garantisce un utilizzo sostenibile delle foreste e un processo di essiccamento che lo mette al sicuro dagli agenti patogeni. Un esempio, in corso di realizzazione, si trova proprio attaccato al centro di Parma, sulle colline di Medesano, nuove tipologie abitative dove si cerca di far collaborare tecnologia e natura, a tutto vantaggio dell’uomo.
 

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