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Busi, la freschezza del Parma: viaggio nelle origini de La Buse

Il belga era nel mirino del Torino: deve smaltire un problema fisico ma Liverani lo aspetta e probabilmente dopo Udine lo avrà

Lo chiamavano La Buse, il falco, a Liegi. Nella città nota per la tappa ciclistica, Maxime Busi è cresciuto all’ombra di un pallone. In Belgio il calcio non è sempre stato il primo sport, ma da qualche anno è salito alla ribalta e si è messo con prepotenza sul podio per aver sfornato uno dietro l’altro talenti a livello mondiale. De Bruyne è uno degli ultimi, in ordine di tempo. 

Liegi continua a essere nota per la ‘Decana’, la Liegi-Bastogne-Liegi è una delle corse più antiche e mentre le biciclette volavano sul vallone, Maxime Busi - da qui è venuta anche facile l’associazione a La Buse - volava sulla fascia. Detta così sembra esagerato, ma il ragazzo ha impressionato gli scouting di ogni dove, finendo per convincere quelli del Parma che prenderlo fosse la scelta giusta. Non male per uno che Parma, in un certo senso, l’ha conosciuta ancora prima di arrivarci, grazie al suo idolo Fabio Cannavaro, che il Parma ha contribuito a farlo grande. E negli anni migliori in cui il difensore si affermava nel Ducato, Maxime nasceva. 

Da giovanissimo, il belga è stato selezionato dai talent scout dello Standard, dove è rimasto per otto anni lasciando una traccia di se in una delle società più importanti del Belgio. Ed è qui che matura l’amore per il calcio, attraverso qualche partita di Serie A guardata in tv si convince che quello è il campionato giusto per lui e che prima o poi ci sarebbe arrivato: ebbene, ci arriva grazie al Parma che ha individuato in lui il terzino destro da far crescere, il giocatore per il presente e soprattutto per il futuro. Soprattutto per come lo intende mister Krause, amante delle sfide, un padrone che crede fortemente nei ragazzi motivato. 

Un tipo determinato, Maxime. Chi lo conosce lo descrive come un grande lavoratore, uno a cui piace dare il massimo per esprimere il proprio potenziale nel calcio. Che occupa moltissimo della sua giornata. La musica è la moda distraggono un po’ La Buse dal pallone, per il resto ci solo allenamenti e - appena può - Play Station, passione che condivide con molti dei suoi colleghi all’interno dello spogliatoio crociato. È un po’ indietro fisicamente, Liverani lo sa. Probabile che per Udine - prossima tappa nel cammino che porta il Parma verso la salvezza - non partirà, rimarrà a Collecchio a lavorare per entrare al più presto nell’ottica del liveranesimo. Che da questo momento ha un tassello in più. Un giocatore che ama attaccare e che non vede l’ora di volare sulla fascia, proprio come volano le biciclette sulla Liegi-Bastogne-Liegi, quelle che scandiscono il tempo a colpi di pedali e tagliano l’aria come proiettili.

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