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Il Parma deve trovare se stesso: Maresca cerca la cura tra alti e bassi

Risultati altalenanti, un'identità ancora non pienamente riconoscibile e un feeling da ritrovare con la piazza

L’inizio incoraggiante del Parma ha illuso un po’ tutti. Forse anche Enzo Maresca, che però ci è sempre andato con i piedi di piombo in quanto a discorsi legati alla promozione. Enzo è uno che ha chiesto sempre tempo per far decollare il suo progetto, ma dopo un inizio incoraggiante probabilmente non si sarebbe aspettato questa regressione in risposte dalla squadra e in risultati. Che poi sono quelli che influenzano il giudizio. Le prestazioni, a parte qualche uscita, non sono state convincenti, nel mini ciclo terribile dei due punti in quattro partite, le difficoltà sono state molte di più rispetto alle cose buone mostrate sul campo.

Sette partite fa, al debutto contro il Frosinone, tanto per intenderci, il Parma ha mostrato sprazzi di luce, abbagliante soprattutto nei movimenti rapaci di Tutino e Man, pronti a scatenarsi negli spazi aperti e fare male all’avversario. Ma anche li, il Frosinone aveva mostrato più intraprendenza, soprattutto nella parte centrale della partita, quando Buffon ha dovuto impegnarsi parecchio per evitare di raccogliere in fondo al sacco qualche pallone in più. Il pareggio al 91’ ha fiaccato la truppa di Enzo, nella quale avevano prevalso gli individualismi e i talenti. Il Parma però, la settimana successiva si è imposo sul Benevento, una diretta concorrente. Anche in questo caso, luci e ombre - scacciate da Buffon - si sono susseguite, ma la pennellata di Vazquez e la tecnica di Mihaila hanno diradato le nubi: il Tardini aveva bisogno di un'emozione così, da vivere in rimonta. E i tre punti hanno rimandato le analisi.

Neanche i quattro gol a Pordenone, in una gara contro un avversario più debole, hanno spostato le sensazioni. Il Parma di Maresca è ancora incompleto, soprattutto nel gioco. Lo dimostrerà durante la partita con la Cremonese, quando regalerà un tempo agli avversari, rimanendo completamente in balia del palleggio e della determinazione degli uomini di Pecchia, che hanno messo a nudo i limiti di un gruppo non ancora squadra. L’espulsione di Vazquez in pieno forcing ha sottolineato anche una carenza di personalità da parte del Parma, che a Terni, in completa debacle, ha perso la partita e un’occasione per rinascere.

Il momento peggiore per incontrare il Pisa capolista, che al Tardini ha schiacciato gli avversari per una trentina di minuti, passando anche in vantaggio con Lucca, salvo poi esaurire le pile e concedere campo a una squadra, quella di Maresca, costruita con tanti talenti che hanno fatto valere l’alto tasso tecnico. Riprendendosi il punto, che a in una certa fase di partita è apparso poca roba. Il Parma avrebbe meritato di più. A Ferrara, quando la vittoria era ormai in tasca, Colombo ha riportato tutti sulla terra al 91'. Vazquez, alla seconda espulsione (forse esagerata), non è riuscito era finito anche sul tabellino, senza stra fare. Contro il Monza mancherà lui che è l’uomo più importante - insieme all’intramontabile Buffon - di una squadra che poggia sulle sue individualità le basi per una risalita. Ma serve un assemblaggio rapido, oltre che risposte convincenti.

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