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La mano di Gigi si vede, quella di Maresca ancora no

Il Parma sta lavorando per diventare una squadra, ma per ora manca ancora l'unica cosa che Krause non può comprare sul mercato: l'amalgama. Tocca a Enzo incidere, c'è tempo. A patto che si cominci da Terni

L’insegnamento più grande del tonfo che ha l’eco dei fischi del Tardini e ha tolto il sorriso sfoggiato da KK a bordo campo prima del fischio di inizio, risiede nelle parole di due veterani come Gigi Buffon e Danilo dopo la sconfitta con la Cremonese. Il portiere ha avvertito tutti, dall’alto della sua esperienza ha tirato in ballo l’umiltà: “La Serie B è dura, non bisogna cadere nella presunzione di essere più forti degli altri"

Danilo è stato meno filosofico, più pratico, da rude difensore che bada al sodo: “Ci serva da lezione: testa bassa e lavorare”. Non pare esserci altra soluzione, dato che il Parma ha palesato ieri i limiti intravisti sia contro il Frosinone all’avvio del campionato, sia contro il Benevento, dove si è vinto grazie a un lampo - due - di Mihaila e Vazquez e alle parate di Gigi Buffon, che per ora si sta rivelando l’uomo in più su ogni fronte. Pochi i dubbi sulla sua integrità fisica, ancora meno su quella morale: il portiere ha tracciato una via, la squadra deve seguirla se vuole risorgere in fretta.

La sua mano (e pure i piedi), è il caso di dirlo, si vede eccome in questo inizio di stagione. Decisivo nelle prime due uscite, spettatore o quasi a Lignano contro il Pordenone, anche ieri sera è stato chiamato agli straordinari: ha detto ‘no’ a Gaetano per il 3-0, dopo l’ennesimo pasticcio di Cobbaut, serataccia quella del belga. E si è ripetuto su Di Carmine, parandogli il rigore e intercettando il secondo tentativo spedito fuori dall’attaccante dopo la ripetizione. Se la mano di Gigi è presente in questo Parma, quella di Enzo ancora non è spuntata. Comprensibile, quando si cambia così tanto e si riparte da una filosofia nuova, i progressi non si notano subito.

Dopo quattro partite si è visto poco dei concetti di Maresca, che pratica un calcio assai affascinante, almeno nella teoria, votato al possesso palla e al gioco, attraverso cui si domina l’avversario. Per ora niente di tutto questo: ne possesso, ne tanto meno dominio. E di conseguenza poco gioco, se per gioco si intende il suo. Perché gli esterni giocano larghi, troppo per dialogare con la punta centrale (ieri Inglese è rimasto a secco di rifornimenti e nel deserto dell’attacco si è accontentato di poche gocce d’acqua che non hanno certamente soddisfatto la sua sete di gol). In quello spazio che si viene a creare dovrebbero entrare a turno le mezzali a seconda della zona dove si sviluppa, Juric e Vazquez (brutta la prova della sua ‘controfigura’), che con la Cremonese sono stati surclassati da Bartolomei e Fagioli.

Correre a vuoto non è mai bello, ne per chi corre, ne per i compagni chiamati a loro volta a correre per coprire gli spazi. E dentro questi spazi, rimasti troppo vuoti e senza maglie crociate, si sono inseriti facilmente gli uomini di Pecchia, che hanno saccheggiato la mediana del Parma, depredandola di ogni ricchezza: bloccate le fonti del gioco del Parma (non è stata una grossa fatica), con Di Carmine abile nel galleggiamento e Vido bravo a cucire il gioco consegnando la superiorità in mezzo, la Cremonese è andata a dama. Il resto l’ha fatto Valeri, arando il binario destro e trovando zero (o scarsa) contrapposizione nei vari Man, Juric e Sohm, messo in difficoltà dall’avversario e non solo, nell’interpretazione di un ruolo che non gli si addice.

Quando la palla viaggiava da un opposto all’altro, per lo svizzero erano dolori. Un incidente di percorso? Si spera, ma già nelle partite precedenti il Parma aveva dimostrato di avere ancora da lavorare parecchio per trovare un filo conduttore che unisse le nuove idee. E se nelle precedenti uscite è bastato Super Gigi, ieri neanche i suoi miracoli hanno fatto effetto. Il tentativo - dettato più dal cuore che dalla logica - di rimonta non è riuscito, la prima sconfitta ha fatto rumore, ma non ha compromesso nulla. Ci mancherebbe. Quando arrivano a questo punto della stagione, se metabolizzate nel modo giusto, serviranno a migliorare l’ambiente.

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