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Parma, a gennaio rinforzi, ma prima bisogna agganciare il treno play off

La sconfitta di Lecce ha aperto nuovi scenari

Il Parma è tornato di colpo sulla terra. Ha impiegato 28’ per capire che non c’era un seguito felice alle due vittorie contro Cittadella e Vicenza, due squadre oggettivamente più deboli rispetto a quella che doveva essere una corazzata. Che ora si trova, dopo 12 partite, con un magro bottino di 16 punti dopo aver vinto solo quattro partite. Quella di Lecce è stata una sconfitta su tutti i fronti e forse ha detto una cosa importante. Sottolineata più volte - anche tra le righe - dall’allenatore Enzo Maresca, finito nuovamente sotto l’occhio del ciclone. La squadra non è pronta per vincere, almeno in questo momento. Pochi i miglioramenti che fanno sperare a un esito con annessa gloria. Contro avversari di un certo peso (vedi il Lecce), il Parma ha faticato sia a contenere che a ripartire. E’ scritto nei numeri: se il primo tempo si era chiuso con una statistica di 7 tiri per il Lecce e uno solo per il Parma, il secondo ha evidenziato maggiormente le difficoltà della banda Maresca, una nave in balia della tempesta che imperversava a ogni latitudine.

Il computo finale è stato impietoso, anche dal punto di vista dei tiri verso lo specchio: 15 a 5 per il Lecce, che ha centrato la porta ben 10 volte. Un’enormità che appare ancora più esagerata se paragonata agli zero tiri in porta del Parma. Gabriel è stato spaventato solamente un paio di volte, da un destro di Vazquez, da un tiro-cross di Delprato e da una bella conclusione di Mihaila. Per il resto si è gustato lo show del suo attaccante, Massimo Coda al quale non pareva vero di poter scorrazzare senza nessun tipo di ostacolo verso Buffon, preso a pallonate e costretto a chinare il capo davanti alla sua gente che ne ha riconosciuto - anche ieri - leadership e carisma. E poteva andare anche peggio (il che è tutto dire) se non fosse stato per il capitano del Parma, capace di interventi salva-faccia su Coda (che a un certo punto sembrava stesse vivendo un sogno, come da lui stesso dichiarato) e da Oliviero, attaccante di 22 anni figlio della Juventus Under23, che Baroni ha voluto fortemente in Salento.

Una sconfitta pesante, senza attenuanti, che ha sgretolato certezze e svelato 'l’inganno' nascosto dietro alle due partite vinte con merito prima della trasferta di Lecce. Contro Cittadella e Vicenza (squadra elogiata alla presentazione dei calendari anche da qualche dirigente del Parma), il Parma aveva fatto valere il suo maggiore tasso tecnico. Ieri i crociati sono sembrati senza anima: senza Schiattarella e Brunetta, due elementi a questo punto indispensabili, la mediana già poco solida è stata travolta di netto da un Lecce apparso inarrestabile. Anche per i demeriti del Parma. La squadra si è scoperta debole e spera che questo ciclo di gare (da qui alla prossima pausa) passi in fretta. L'obiettivo da qui alla fine dell'anno è stato tracciato. Bisognerà fare più punti possibili per rimanere agganciati al treno dei play off e sperare di attingere al mercato. Il patto sottoscritto a fine gara è questo. Che significa implicitamente voler porre rimedio a una squadra che ha dei limiti, a tutti i livelli, palesati contro diversi avversari. Sperando di non dover abbandonare sogni di gloria troppo presto.

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