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Il Parma non sa più vincere: al Tardini fa festa solo Cannavaro

Basta un gol di Forte al 20' del primo tempo: streghe in dieci per l'espulsione di El Kaouakibi all'80'. La squadra di Pecchia disordinata e con poca personalità sbaglia gara. Vazquez fallisce il rigore del pari nel primo tempo

Alla faccia dell’amico: che brutto scherzo ha fatto Fabio Cannavaro al Parma. Alla prima da allenatore al Tardini ha portato a casa tre punti pesanti nella corsa salvezza, ha fatto il pieno d’applausi nonostante l’1-0 firmato Forte. Altro sgambetto tirato a un altro ex compagno: dopo De Rossi, paga anche Pecchia che con i suoi ragazzi ha visto le streghe. L’1-0 ha scatenato i fischi dei tifosi a fine gara, Tutino tra i primi in fila a capo chino sotto la curva ha chiesto scusa assieme a Oosterwolde. Il digiuno continua, il Parma non vince da tre gare e, nonostante i buoni propositi ha dimostrato ancora una volta di non aver mandato a memoria la lezione che la Serie B gli sta imponendo da due stagioni. Poca personalità, poca inventiva nel pomeriggio più brutto al Tardini. Quinta sconfitta, terza in casa, seconda consecutiva al Tardini. Pecchia deve lavorare tanto, eppure sembrava essere a buon punto.

Pecchia cambia rispetto a Cagliari, l’infortunio di Delprato in settimana induce l’allenatore a sperimentare ancora: tocca ad Hainaut fare il terzino e fa tutta la differenza del mondo. Senza l’ex Atalanta la catena di destra fa fatica a contenere Masciangelo e Karic, Man non aiuta tantissimo e al 21’ la traccia per Farias, che si infila tra Hainaut e Osorio, è pensata bene perché sulla palla messa in mezzo dal rimpianto di Iachini (Farias) ci arriva con il tempo giusto quello di Pecchia (Forte) che beffa Valenti in ritardo e tocca quel tanto che basta per mettersi la mano dritta in spalla a mo’ di pinna di squalo. 1-0 Benevento, meritato. La squadra di Cannavaro sembra lontanissima rispetto a quella vista fino a qui. Senza trascendere, organizza un pressing feroce per la riconquista, tesse trame semplici, e quando non si può giocare con il compagno vicino manda la palla dritta su Forte che smista per l’accorrente Farias, standosene accorto ma creando qualche grattacapo al Parma. 

Che non è il solito. L’approccio proverbiale che ha sempre contraddistinto la squadra di Pecchia è rimasto nello spogliatoio. Manovra lenta, poca reattività e strade chiuse al centro. Sugli esterni si fatica a trovare la chiave e tutta questa confusione nel cuore del gioco non aiuta il Parma. Una volta braccato Vazquez, a Cannavaro riesce quasi tutto. Il resto lo ha fatto il primo tempo più brutto dell’era Pecchia. Le avvisaglie che qualcosa non andasse si erano avute al minuto zero, quando Camara per un problema muscolare non è andato neanche in panchina. Da qui la scelta di Pecchia di puntare su Mihaila che al 24’ lascia il campo per un infortunio muscolare. Entra Tutino, ma è stato un continuo di sensazioni poco raccomandabili almeno nel primo tempo. E lo si capisce al 34’, quando il Var vede un tocco di mano di Masciangelo in caduta. Rigore che Vazquez spara su Paleari. Sulla ribattuta, per due volte, Inglese può rompere il digiuno che dura ormai da 82 giorni ma prima trova il portiere, poi il palo a porta vuota. All’intervallo Pecchia ridisegna il suo Parma, assai deludente. Fuori Juric, finito nel turbinio del pressing del Benevento e Inglese che continua il suo digiuno in zona gol da 82 giorni. Dentro Benek e Bonny per una trazione anteriore sostenuta dal duo latino Vazquez e Bernabé in mediana. Ma la palla del 2-0 ce l’ha Forte che la spara alta. Il cronometro corre veloce, Cannavaro tira i remi in barca e lascia solo al suo destino Forte. L’assalto del Parma è confuso, figlio dei nervi. Neanche in dieci, espulso El Kaouakibi per un’entrataccia su Estevez rilevata dal Var, la squadra di Pecchia trova il pari. E le speranze si spengono con un tiraccio di Bernabé che finisce sul fondo. 

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