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Caos Cesena, Castori a Cattoli: "Vaffa... tu e tutto il Parma"

Scambio di sms pubblicati dall'agente di Ceravolo sul suo profilo Facebook: "Fatti inc... , testa di C..."

Le polemiche in coda a Cesena-Parma, partita persa 2-1 dai crociati, non si sono placate. Se da un lato si prova sempre a giustificare quello che succede sul terreno di gioco, cercando di capire agonismo, posta in palio, prestigio, punti, dall'altro si fa davvero fatica a cercare di mandare giù quanto avviene lontano dal campo. Certo, con i social network questa sensazione di disagio dilagante viene amplificata e si 'sente' di più. Ma quello che Andrea Cattoli, procuratore tra gli altri di Fabio Ceravolo e Riccardo Gagliolo, denuncia sul suo profilo Facebook, ha dell'invero simile. Una storia a cui si fa fatica a credere davvero: "Oggi ho seguito Spal-Benevento (...) . E' mia usanza pubblicare gol e azioni migliori dei miei assistiti (...) indipendentemente dalla categoria. Appena rientrato a casa a Milano, ricevo questi messaggi dal Sign. Fabrizio Castori (allenatore dell'Ac Cesena). Se qualcuno mi spiega il senso di questi messaggi (...)". Pubblicando nei commenti la conversazione privata tra lui e Castori appunto, che lo invita, senza tanti giri di parole, ad andare a quel paese: "Vai a fare in c...o tu e tutto il Parma". "Fatti inc... ". 

Abbiamo chiesto ad Andrea Cattoli, procuratore sportivo, se l'autore di quei messaggi insensati fosse davvero Castori. Con un laconico "Sì" ci ha spiazzati, confermando appunto l'accaduto destinato a far parlare di sè in altre sedi. I 100' del Manuzzi non sono certo finiti: resta la grande amarezza (per quanto riguarda il Parma) di aver buttato la vittoria (e quindi la probabile promozione diretta in A) alle ortiche in dieci minuti di ordinaria follia. Resta anche (per il Cesena) l'immagine bella di una festa rovinata prima dal suo allenatore (quello che nel 2004 durante Cesena-Lumezzane ha messo a repentaglio la vita di Strada, colpevole di aver esultato - come hanno fatto giustamente i suoi giocatori al triplice fischio di domenica pomeriggio per un gol - colpito con calci e pugni da colui che dovrebbe insegnare lealtà e rispetto per gli avversari). Resta l'immagine brutta di bottiglie lanciate dal campo verso gli spalti, dove Fulvio Ceresini - ex presidente del Parma - stava guardando la partita assieme ai suoi amici rivendicando il diritto di poter tifare Parma. 

Resta inspiegabile che, nel 2018, vedere una partita di pallone significhi assistere a scene vissute in quasi tutte le tribune stampa, dove puntuali arrivano le forze dell'ordine a placare gli animi perché si esulta troppo in un senso o nell'altro. Resta ancora più avvilente il fatto che, sempre nell'anno domini 2018, un giornalista non possa fare il proprio lavoro che dovrebbe essere quello di raccontare i fatti e non quello di difendersi da tifosi - attempati e giovanotti - che antepongono la frustrazione alla passione esultando in faccia a chi cerca di fare - bene o male - la propria professione.

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