Colomba: "Pellè? Determinante, ma il Parma deve cambiare volto"
Il tecnico della salvezza miracolosa è stato l'ultimo in Italia ad allenare Graziano: "Giocatore importante, ma non è un contropiedista. Determina se gioca in area. Brillante, a me l'hanno venduto"
E’ stato l’ultimo allenatore di Graziano Pellè in Italia. Quell’anno Franco Colomba si è trovato a lavorare un prodotto grezzo, arrivato dall’Az Alkmaar, dopo 20 presenze e 6 gol in Olanda, più dodici giorni di ricovero in Ospedale per colpa di un virus intestinale che lo costrinse a starsene in clinica. Era dimagrito di cinque chili, tanta roba che per un marcantonio come Pellè. L’intuizione di Antonello Preiti, allora direttore sportivo del Parma, fece felice il tecnico spinto dall’impresa centrata nella scorsa stagione. Una salvezza acciuffata al termine di partite che sono rimaste a lungo negli occhi dei tifosi del Parma. Un’impresa alla quale credevano in pochi. “E’ stato un momento importante della stagione – dice Franco Colomba in un’intervista a ParmaToday.it -. Chi arriva in casi come quello deve solamente trasferire la carica agonistica, riuscendo a capire dove e come agire”.
Lei ci è riuscito. La situazione è simile a quella che vive D’Aversa ora?
“D’Aversa conosce già la squadra, non ha il problema di adeguarsi in fretta, come lo abbiamo avuto noi. Non conoscevamo la squadra, le esigenze dei calciatori, lo stato fisico. Chiaro che quando arrivi in una situazione del genere devi solo lavorare, ma non era semplice per noi. Io stimo molto D’Aversa, ha fatto la storia a Parma, ma adesso si trova a vivere una situazione diversa, deve accelerare e inserire una marcia diversa a livello mentale”.
Colomba, sinceramente: pensa che il Parma possa salvarsi?
“Non dipende più solo dal Parma, bisogna invertire la tendenza sperando che le altre rallentino un po’. Di sicuro quello che domenica il Parma ha mostrato non è un bel volto, si tratta di cambiarlo radicalmente. Sembrava che il Bologna avesse bisogno disperato di punti. A mio avviso il Parma non sta mostrando il vero volto. Ha mostrato solo le lacune. Il Parma è piatto, dietro i gol si prendono, davanti non si fanno. Ha giocatori che non avrebbero pensato mai di dover lottare per la salvezza. Le paure, le lacune poi aumentano. E le differenze tra chi ha fame e chi no, tra chi sa lottare e chi no, si notano”.
E’ arrivato Graziano Pellè, è giusto aspettarsi qualcosa di importante da lui?
“E’ ovvio che potenzialmente è un giocatore in grado di determinare. Non è un contropiedista, penso si veda. E’ un giocatore che deve stare in area, sa anche uscire dalla sua zona di comfort, per venire in mezzo al campo a prendersi il pallone e chiudere l’azione. Ma il Parma adesso deve andare a forzare il gioco, non è più la squadra che prediligeva agire in contropiede, ha bisogno di andare a fare la partita. E sicuramente avere un riferimento che sappia giocare spalle alla porta è importante. Dipende poi da come sta fisicamente. Deve giocare per trovare la condizione”.
Qual è la sua dote migliore?
“La sponda. E' un giocatore che dà una mano e si sacrifica spesso. Chi è in difficoltà sull’esterno o a centrocampo, in lui trova un aiuto sicuro. Favorisce l’uscita della squadra dal pressing avversario. Difende la palla, la smista, di testa è fortissimo. Se c’è da giocare di sponda lui si fa in quattro”.
Ma…
“Ma se si gioca in contropiede Pellè non serve. Se la squadra deve attaccare si, è un punto di riferimento. E’ importante per vincere le partite”.
Cosa deve migliorare secondo lei?
“Deve lavorare sull’agilità, essendo un attaccante poderoso e pesante in questi anni si sarà allenato per migliorare sull’agilità. Sia con la palla che senza, deve cercare di sveltire i suoi movimenti”.
A lei Pellè è stato utile: un suggerimento a D’Aversa?
“Non mi permetterei mai. D’Aversa sa cosa deve fare. Con me Graziano ha dimostrato che poteva starci. E’ arrivato costando poco, è andato via che il Parma qualche soldo l’ha racimolato. Diciamo che l’abbiamo valorizzato. A loro conveniva venderlo, a me no. E forse anche questo ha contribuito a rovinare un anno che poteva andare meglio. Pellè dà se gioca con una punta con caratteristiche diverse. E' Ragazzo splendido, educato, grande persona. Silenzioso solo apparentemente, in gruppo scherza ed era pure divertente. Brillante, direi. Con me ha fatto anche il regista offensivo. Quando non hai play, devi in qualche modo passare dagli attaccanti. Il regista diventava lui. O di testa, o di piede, smistava il pallone e faceva salire la squadra. Come velocità e profondità ti allunga la squadra”.
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