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Parma, Ghirardi e Leonardi in coro: "Bisogna cambiare mentalità"

Le parole pronunciaate dall'a.d. crociato sono state sostenute a gran voce dal suo presidente che, a TV Parma, ha confermato l'intenzione di cambiare rotta nelle gare con avversari importanti."Siamo ambiziosi"

GHIRADI ALLA TV ... - E’ stato un inizio di settimana intenso per il Parma. Il giorno dopo la vittoria con il Cesena, l’AD Pietro Leonardi ha tenuto una conferenza stampa al Tardini per spiegare la sua assenza allo stadio per la gara contro i romagnoli (“Non era legata al mancato ritiro anticipato di venerdì ma all’insoddisfazione per la deludente prestazione di San Siro e a un cambio di mentalità che fatica ad arrivare e che bisogna fare se non si vuole restare nell’anonimato”). In serata il presidente Tommaso Ghirardi, ha dato ulteriore forza alle dichiarazioni rilasciate poche ore prima dal suo dirigente, ribadendo che la società ducale ha ambizioni importanti e merita di essere sostenuta come il grande Parma degli anni ’90. “Sapevo cosa il direttore avrebbe detto in conferenza stampa ancora prima che la facesse. E’ sintomatico del rapporto che abbiamo che va al di là di quello che c’è tra presidente e amministratore delegato. Con Leonardi, c’è amicizia e piena condivisione. Sottoscrivo quello che ha detto e le linee che sono state tracciate. Penso si sia forse un po’ esagerato su quelle che possono essere state le tensioni della settimana. Chiunque come me abbia investito risorse importante nel progetto Parma si senta di cattivo umore dopo una sconfitta come quella di Milano. Ci sono state normale discussioni, non conflitti. Il rapporto con mister Colomba è ottimo, non servono chiarimenti. Non c’è nulla di polemico o particolarmente teso. Abbiamo vissuto due ko in quattro giorni: uno con l’Atalanta immeritato, uno con il Milan troppo meritato. Io purtroppo o per fortuna, sono abituato a vivere risultati positivi. Grazie alla mia famiglia il calcio mi ha più dato che tolto. Dopo due sconfitte sono arrabbiato non lo nascondo. Ed è giusto che anche Leonardi lo sia. Io non voglio interpretare la sua assenza allo stadio, nè mi è parsa così strana. Ognuno è libero i fare quello che vuole. Il direttore non è obbligato a venire sempre a bordo campo. Io stesso posso guardare la partita in tribuna o nel box dei miei genitori. C’è troppa attenzione su cose secondarie. Parliamo di più della prestazione di domenica. Una bella vittoria e una bella posizione in classifica. Leonardi è libero di fare ciò che crede e di vedere la gara dove vuole. Io sono ambizioso- prosegue il presidente Ghirardi -. Devono esserlo tutti i miei giocatori, i miei dirigenti, tutti quelli che vogliono bene al Parma. E’ giusto quel che dice Leonardi, deve cambiare la mentalità. Possiamo perdere con l’Atalanta e vincere a Napoli. Ma dobbiamo giocarcela sempre e comunque al massimo. Dopo la sconfitta con i bergamaschi io ho fatto i complimenti alla squadra perchè ha fatto una grande prestazione. In passato il Parma ha vinto i suoi trofei con giocatori che avevano fame più che classe eccelsa. Oggi noi abbiamo un buon organico con buoni giocatori che possono emergere. Leonardi è l’artefice di questa mentalità. Abbiamo progetti importanti che stiamo portando avanti. Lui potrebbe fregarsene di questo, potrebbe limitarsi a fare il compitino. Ma il direttore è legato a questa squadra come se fosse sua e vuole sempre stimolare l’ambiente per ottenere il massimo. Siamo positivi allora – conclude Ghirardi – parliamo di calcio giocato e non soffermiamoci sul fatto che un dirigente vada o non vada allo stadio. Io credo che il Parma possa togliersi le soddisfazioni che tutte i tifosi sognano. Credo anche perà che la squadra non debba accusare i cali di tensione visti a Torino o a Milano per esempio. Non deve avere mai paura di nulla, correre e picchiare sempre, come dissi qualche anno fa. Domenica a Roma contro la Lazio, dobbiamo scendere in campo per vincere. Cattivi e concentrati. Tutti devono essere positivi, come accadeva negli anni 90 proprio qui a Parma. Riproponiamo allora l’entusiasmo di quel periodo. Non fasciamoci la testa, siamo ambiziosi e remiamo tutti dalla stessa parte e spingiamo la squadra verso grandi risultati”.

LEONARDI IERI ... - “Mai come in questo momento – inizia – mi sento il Direttore del Parma. Mai come in questo momento vedo un futuro e grandi potenzialità per il Parma. Contro il Cesena non ero allo stadio perché ho ritenuto che non esserci fosse determinante per quello che poi è accaduto e per quello che io e il presidente Tommaso Ghirardi stiamo cercando di sviluppare. E’ riduttivo motivare la mia assenza con il fatto che la squadra non sia andata in ritiro venerdì sera. E’ il terzoanno che sono qui e vedo che si fatica a cambiare mentalità. Questa società, a partire dalla proprietà fino all’ingresso degli ultimi soci, ha in prospettiva, ambizioni importanti. Comportamenti e prestazioni passive non possono essere accettati. Mi riferisco a quelli che spesso si sono verificati contro grandi squadre. Ultimo esempio mercoledì scorso a San Siro con il Milan. Se questa realtà ha voglia di crescere, stupire, meravigliare, tenere alto il più possibile l’onore e la maglia del Parma, allora deve cambia mentalità. Subito. Giocare da Parma contro tutti. E non è questo un discorso che io faccio nel tentativo di condizionare un allenatore nel fare la formazione. L’atteggiamento con cui si vanno ad affrontare tutte le gare esula sia dalle formazioni che  dagli allenatori. Da Guidolin a Marino a Colomba, tanto per citare quelli che sono stati con me qui al Parma.  Accettare in partenza la sconfitta non va bene. Non a me, non a Ghirardi. Non bisogna essere presuntuosi, ma ambiziosi sì. Andare a Milano è un sogno, per i giocatori, per i tifosi. Giocare contro il Milan non deve essere una tappa di passaggio verso l’obiettivo più importante, ovvero il Cesena, come ho invece sentito dire”. E’ un modo di pensare questo che non accetto. Che non appartiene né a me né a Ghirardi. Non ho preso in autonomia la decisione di non venire allo stadio per assistere alla partita. E’ una decisione condivisa all’interno di una strategia e una linea che sono del Presidente e come tali vanno rispettate da tutti. Si deve andare a Milano per cercare di stupire, non si deve vivere questa trasferta come un intralcio. Questa mentalità va cambiata, oppure si resterà sempre nell’anonimato. I discorsi tra me e la squadra rimarranno nello spogliatoio: anche se c’è contradditorio è tutto finalizzato al risultato. Non credevo che il fatto di non assistere alla gara dal campo o allo stadio destasse così clamore. In passato anche tecnici, che magari erano squalificati, si sono visti il match alla tv. Era giusto tuttavia che mandassi un segnale forte di quella che è la mia insoddisfazione per la roboante e assurda passività con cui è stata accettata la prestazione e il risultato di mercoledì scorso. Ho apprezzato il fatto che si sia parlato di una fiducia da parte mia data al gruppo che poi è stata ripagata sul campo. Su questo non avevo dubbi. Ma la questione va oltre. Il ritiro in sé non è una risorsa per le vittorie, ma a volte è necessario toccare determinate corde, vivere certe tensioni per creare motivazione e determinazione. Fiutando la delicatezza della gara con il Cesena si è pensato di fare qualcosa di eclatante. Sarebbe presuntuoso dire che si è vinto con il Cesena per una aperta discussione. Ma dopo la Fiorentina avevo visto passi in avanti – continua Leonardi – dopo il Milan invece passi indietro e non voglio che qui si cammini come i gamberi. Sono orgoglioso di avere giocatori di questa dignità, un allenatore onesto fuori misura che mai smetterò di ringraziare per quel che ha fatto fino ad ora. Ma noi vogliamo stupire. Lo spirito deve essere combattivo sempre, e se vogliamo crescere, fare il salto di qualità dobbiamo prendere come punto di riferimento i più forti. Mi permetto di alzare i toni perché siamo a 12 punti certo, ma anche e soprattutto perché domenica c’è la Lazio e vorrei avere il gusto di andare a Roma a sfidarla e provare a fare i tre punti. La stessa determinazione che ho visto nell’ultima gara la voglio vedere anche domenica. Non ci si deve adagiare, accontentarsi di vivere nell’anonimato e di pensare che le partite importanti per noi sono quelle con il Cesena, una squadra che comunque a parte forse una volta, ha sempre fatto buone prestazioni. Al Tardini diamo merito al Parma di aver vinto perché ha giocato bene e non perchè l’avversario non era all’altezza. Detto questo io non sono qui per sbarcare il lunario. Sono qui perché sono ambizioso e vorrei che per me, come per i giocatori, per tutti gli addetti ai lavori, il Parma non fosse un punto di partenza ma un punto di arrivo. Questa realtà, questa società, questa tifoseria, tutti qui hanno avuto due problemi da superare dopo la positività vissuta negli anni di Tanzi: il crack e la retrocessione. Ma non per questo però ora si deve restare passivi per il resto della storia. Io non voglio che accada, nè per me nè per questa comunità.  A Udine il cambio di mentalità è già stato fatto da anni. Non cito questa società a  caso ma perché ci sono stato e perché si è arrivati a ottimizzare il traguardo Champions e a sfornare tanti giocatori da nazionale. Parma non ha potenzialità e tradizioni inferiori a Udine, anzi. Ma ripeto – prosegue – se si vuole crescere serve una svolta. Io tutelo e ho tutelato sempre il lavoro di tutti, ma ora è necessario che tutti aspirino a qualcosa di importante. Bisogna giocarsela sempre al massimo. Sia in una sfida salvezza che contro una grande. Io e il presidente Ghirardi stiamo lavorando affinchè il Parma non venga percepito come una realtà di passaggio in serie A. E quindi non accettiamo atteggiamenti remissivi. Vorrei che i tifosi non soffrissero tutti gli anni, che questa realtà e anche voi (si rivolge ai giornalisti in sala stampa ndr) che siete qui, abbiate delle soddisfazioni. Il mio non vuol essere un atteggiamento di sfida verso nessuno. Solo ribadisco, bisogna cambiare mentalità e in fretta. Non ho più voglia di fare brutte figure e che la mia squadra possa essere considerata vittima predestinata. Infine – conclude l’AD del Parma – visto che ho citato il Milan, colgo l’occasione per mandare un grande abbraccio a Cassano, lo considero un grande uomo e un grande giocatore e spero di vederlo presto in campo”.

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