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Il fallimento del Parma un anno dopo: il ricordo di Lucarelli, Gobbi e Galloppa

I segni indelebili di una storia che nessuno dimenticherà

PARMA - Uno striscione che si tiene forte sull'inferriata che delimita il centro sportivo di Collecchio, 'Ghirardi, Leonardi, Manenti, tre delinquenti' un silenzio tombale e un'attesa snervante. Questo il desolante quadro di una giornata campale, significativa, enormemente fiaccante sia nel fisico che nel morale degli amanti del calcio, non solo dei tifosi crociati. Un sole freddo scaldava la giornata e illuminava l'epilogo di una storia durata 100 anni. Il 19 marzo di un anno fa, il Parma veniva dichiarato fallito, con tutto quello che dietro si è trascinato fino a quel giorno. Un giorno triste di una mesta ricorrenza, che lascia ancora, a distanza di 365 giorni, tantissima rabbia, un sentimento che supera la delusione e il dispiacere per una fine segnata. Rabbia per come si è arrivati a quella vicenda, rabbia per aver visto sfumare dei posti di lavoro, rabbia per aver visto fallire una delle società più gloriose della storia del calcio. Che un giorno prima aveva perso l'ennesimo presidente, il sesto in poco più di tre mesi, quel Manenti che ha portato via gli ultimi sogni di rinascita. Finito in carcere per una strana vicenda ancora da chiarire, aveva lasciato la squadra in mano a un collegio sindacale e a poche certezze: Alessandro Lucarelli, Massimo Gobbi e Daniele Galloppa.

GALLOPPA: "PARMA, AUGURI" - Ognuno di loro si è battuto con caparbietà, con grinta e voglia di salvare la baracca (compresi i dipendenti) fino all'ultimo giorno. Galloppa-3-6Mentre l'ex presidente Tommaso Ghirardi, defilatosi a Carpenedolo, ritiratosi in paese per riflettere (o per la vergogna) aveva lasciato tutti su una barca alla deriva, e Pietro Leonardi ex Amministratore delegato, era scappato a Roma per farsi curare (la sua versione) dai mali che avevano cominciato a tempestarlo giorni prima. Sapeva forse già dell'irreparabilità del danno, causato da chi, poi, non si sa, ma qualcuno deve averlo pur causato. Il tutto mentre i tre sopra citati si spendevano tra Parma (in campo), Roma (Figc) e trattative con l'Aia e Tavecchio, per cercare di ristabilire almeno un pizzico della normalità perduta. A distanza di un anno, ferite chiuse ma ancora sanguinanti. "È l'anniversario di una brutta pagina di sport - dice Daniele Galloppa a Parmatoday.it un anno dopo - dove come spesso in Italia succede, saltano le teste piccole e mai i responsabili. Almeno fino ad ora. Il calcio è lo specchio dell'Italia, ma Parma è l'altra parte dello specchio. Una piazza per bene dove si può far calcio alla grande e che sta ripartendo benissimo. Sono contento per questo. Credo che il fallimento del Parma possa diventare una grande vittoria sotto altri aspetti. Faccio i miei auguri al Parma". Che nel frattemo è rinato, sotto una società sana, ben gestita e con giocatori nuovi, semi sconociuti come la categoira. Quella dei Dilettanti. Dal fallimento si può, si deve rinascere e Parma è esempio per tutti.

GOBBI: FORZA PARMA! - Gobbi-Lucarelli-2"E' un triste anniversario - dice il vice capitano Massimo Gobbi a parmatoday.it - che non festeggeremo, anche se il Parma è rinato e sta per superare il primo step. Toccando ferro... . Sapevamo che finalmente saremmo falliti e che da li in poi avremmo parlato con persone che qualche certezza in più ce l'avrebbero data. Manenti non l'avremmo più visto, e con lui sarebbero sparite tutte le balle che ci aveva e ci avevano raccontato, con lui e prima di lui. Avremmo parlato di numeri e cose concrete, basta. E' stata una liberazione, eravamo sereni anche se è stato tristissimo apprendere una notizia che si sapeva. Ma eravamo sicuri che avremmo voltato pagina, ci siamo stretti ancora di più e che avremmo raccolto anche qualche successo importante. Il Parma è rinato e ora facciamogli un 'In bocca al lupo' grande. Forza Parma!".

LUCARELLI: "LA FINE DI UN INCUBO" - Non poteva mancare la voce del capitano, Alessandro Lucarelli, unico superstite di un Parma che non c'è più: "Il fallimento del 19 di marzo l'ho vissuto come la fine di un incubo che durava da mesi essendomi dovuto rapportare con sciacalli che hanno sempre fatto promesse e che puntualmente non hanno mai mantenuto. lucarelli-4-18Dopo il 19 marzo abbiamo riavuto una parvenza di organizzazione societaria essendo entrati in scena i curatori fallimentari e Albertini che ci hanno portato fino al termine della stagione. Il 19 marzo - dice il capitano a parmatoday.it - è stato il momento in cui è partito il tentativo di salvare il Parma, per me in particolar modo è stato un periodo in cui cercavo di contattare ex compagni per chiedergli di rinunciare al 75 per cento dello stipendio, come stavamo facendo noi, e possibili acquirenti che volevano informazioni sul Parma, fino a quel maledetto giorno di giugno in cui tutto quello che avevamo fatto non era servito a niente. Quello per me è stato il giorno piu triste di tutta questa storia, perchè avevo speso tutte le mie forze per cercare di venire fuori da una situazione a dir poco disperata ma quel giorno mi sono dovuto imbattere nella cruda realtà. Tutto quello che avevo avevamo fatto non era servito a niente". Ferite chiuse, ma ancora sanguinanti. 

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