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Genoa e il play: le prossime sfide da vincere per Liverani

Dopo il Cosenza, il passaggio del turno e il ritorno al 4-3-3, il tecnico va a caccia di una vittoria che darebbe la scintilla alla squadra

Lo sa anche Fabio Liverani che la gara con il Cosenza va presa con le pinze. E che per uscire dal momento delicato, al massimo aiuta, ma non basta di certo. Passi la qualificazione, il fatto di aver messo nelle gambe dei giovani e dei meno impiegati minuti preziosi, nell’eventualità di una chiamata alle armi. Ma è un Parma che non brilla di certo. Il tecnico deve affrettare le operazioni per tenere in piedi gli obiettivi dei suoi, lucidandone le ambizioni giorno dopo giorno, recuperando un po’ di fiducia e soprattutto garantendo equilibrio a una squadra che spesso ha cambiato interpreti nei ruoli chiave, vedi la difficoltà di Liverani di designare un uomo chiave in mezzo al campo, capace di prendersi sulle spalle le sorti di tutti e undici, più il tecnico. “Da qui a lunedì tutti possono ambire ad una maglia da titolare – ha detto in conferenza stampa dopo la vittoria in Coppa Italia - proprio perché stiamo cercando una quadratura”. Non c’è ancora un’ossatura definita e questo, dopo una decine di partite (comprese le due di Coppa Italia), potrebbe equivalere quasi a un campanello d’allarme.

Dopo il trittico di gare volto a riconsegnare qualche certezza alla squadra, con il varo di un 3-5-2 che con Liverani c’entra poco, l’allenatore è tornato alle origini, disegnando davanti a Sepe una linea a quattro. E pazienza se la decisione di ritornare sui propri passi sia coincisa con il monito di mister Krause: da accentratore qual è, il presidente si prenderebbe pure i meriti, ma era una decisione che nella testa del tecnico crociato balenava da tempo. “La questione del modulo è uscita da un mio pensiero, che è comune: chi mi ha visto allenare negli ultimi anni sa che il 5-3-2 non è mai stato un mio modulo” ha specificato in conferenza stampa. Rivendicando la paternità del cambuo. Ma anche lui sa che per funzionare c’è bisogno di un deputato capace di cantare e portare la croce in mezzo al campo, che alle volte sembra un deserto per l’assenza di idee. Non hanno convinto Cyprien, Hernani, Sohm, lo hanno fatto un po' di più Brugman (fuori dai radar) e Scozzarella (relegato a ultima scelta).

Fatto sta che il calcio di Liverani si è visto poco, lo ha riconosciuto il tecnico. Quasi niente, la vittoria con l’Hellas e una serie di pareggi non possono certo disegnare il sorriso sul suo volto e su quello del direttore sportivo Marcello Carli, che in cento giorni dal suo arrivo, ha vissuto da vicino le difficoltà amplificate da infortuni e Covid, roba che hanno appesantito settimane e sconfitte. La svolta passa inevitabilmente dall’acquisizione di sicurezza da parte di squadra e allenatore, che adesso deve mostrarsi lucido nell’inculcare ai ragazzi – oltre che i suoi concetti – anche qualche sicurezza in più. A partire da lunedì, quando Liverani tornerà nella piazza che lo ha battezzato da allenatore e che adesso potrebbe rappresentare una tappa in cui ritrovare un nuovo slancio. Oppure una trappola, nella quale sarebbe fondamentale non cadere. Perché poi sarebbe un problema, come lui stesso ha fatto capire dopo il Cosenza. E se dalla squadra arrivano segnali, lavorando con tranquillità, si potrà trovare la strada.    

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