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Parma, 365 giorni dopo: dove sono Ghirardi e Leonardi

A un anno dal fallimento,l'ex presidente e l'attuale direttore sportivo del Latina si rifiutano di parlare

Un anno dopo, 365 giorni dopo il fallimento, Tommaso Ghirardi è a Brescia, a Carpenedolo. Con la famiglia. Fuori da calcio, dentro gli affari della sua Leonessa che a singhiozzo procede. Cerca invano di non pensare a quello che lo ha portato alla ribalta delle cronache nazionali, che poi è lo stesso di quello che lo aveva reso assai celebre. Il Parma. Da quando non è più presidente, dice ad amici e parenti che lui non c’entra. Si affanna a convincere tutti che lui non ha colpe e aspetta. Intanto è fuori dal calcio, con la promessa che avrebbe fatto di tornarci subito dopo la tempesta.  A un anno di distanza, dopo quasi 18 mesi dalle dimissioni da presidente del Parma, Ghirardi non se la sente ancora di dire la sua sulla vicenda che lo riguarda in prima persona. La giustizia ordinaria e quella sportiva faranno il proprio corso, per lui e Pietro Leonardi, suo braccio destro. Che intanto lavora a Latina. E fa il direttore sportivo. Dopo inibizioni e allontanamenti, multe e sequestri, Pietro continua imperterrito a operare nel mondo del calcio, anche se non potrebbe a termini di regolamento. Anche nel suo caso si attende un giudizio, che si spera arriverà presto. Perché i tifosi del Parma e il mondo del calcio chiede giustizia. Nel frattempo, tutti quei passaggi di proprietà non chiarissimi hanno messo a repentaglio la loro credibilità. Da Ghirardi alla Dastraso di Taci, da Taci a Manenti per un euro. Pazzesco. Tutto quello che non doveva succedere ha avuto un testimone oculare: Pietro Leonardi.

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