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Iacoponi dice 33. Calcio, pesca e Ludovica: come è cambiata la vita di 'Cemento armato'

Uno degli acquisti più redditizi di Faggiano si riscopre leader nel giorno del suo compleanno: ha guidato la trattativa per il taglio degli stipendi

E’ nel mezzo del cammino della sua vita che Dante ha intrapreso il suo viaggio… all’Inferno. All’epoca, nel 1320 la vita media si calcolava intorno ai 35 anni, anno più anno meno. Con il passare del tempo si è allungata, le pretese sono salite e le abitudini cambiate, stravolte: gli obiettivi sono quasi identici. Anche Simone Iacoponi ha come obiettivo quello di farsi ricordare dai tifosi del Parma. E a 33 anni può considerarsi anche lui a metà – oltre la soglia della metà – della sua vita calcistica. Il bilancio è niente male, perché se a Simone arrivato da Chiavari nel gennaio del 2017, in mezzo a una campagna acquisti di nomi altisonanti per la Lega Pro, avessero detto che le avrebbe praticamente giocate tutte da li in avanti beh, probabilmente si sarebbe fatto una grassa risata.

Ride lo stesso, per carità, ride di gusto. Sogghigna senza compiacersi, perché è uno che non si adagia sugli allori. Dicono sia 'il figlio' di D'Aversa perché gioca sempre, giura di non esserci mai andato a cena. Un ragazzo umile, attaccato ai valori autentici della vita che gli ha regalato la piccola Ludovica qualche mese fa. Da allora la sua vita è cambiata ma non ha perso di vista le buone abitudini: si allena sempre e va a pesca, appena può. L’hobby di una vita costruita vicino al mare, smussata dagli insegnamenti del padre (uomo di calcio, faceva il portiere) e dalla madre nei pressi di Pontedera. La mente è ferma lì mentre avanzi a piccoli passi verso il suo sogno: giocare in Serie A, dopo averla assaggiata di striscio con l’Empoli. E il sogno gliel’ha regalato, anzi, se lo è regalato con il Parma vivendo quattro stagioni da protagonista, piene di successi, scalate e trionfi, cadute (poche) e impennate. Il suggello alla sua splendida cavalcata cominciata in Lega Pro lo ha messo nel derby.

Suo il gol del momentaneo 1-2 a Bologna. Non poteva scegliere giorno migliore per mettere la sua prima firma in Serie A, replicata con una zuccata servita ad abbattere la resistenza del Lecce al Tardini. Prima che il virus maledetto bloccasse tutto e rimandasse i suoi sogni di gloria, e quelli del Parma. Capitano lo era stato, a Firenze, dove tutto è cominciato contro l’Alessandria. Ha indossato la fascia in Serie A, altro traguardo storico per Filino (lo chiamavano così per la sua struttura esile) che a Parma è diventato cemento armato e gioca da 64 gare consecutive. Quasi due mesi fa si è fatto portavoce del messaggio di Damiano Tommasi, nella patetica giornata dell’8 marzo, quella di Parma-Spal, ultimo atto di fatto di una Serie A che stenta a ripartire e sembra chiudere - giorno dopo giorno – i battenti a una possibile ripresa.

Sempre a lui, assieme a Bruno Alves e con la complicità dei senatori dello spogliatoio come Sepe, Gagliolo e Scozzarella, è toccato guidare la trattativa per il taglio degli ingaggi, con la promessa di risedersi al tavolo qualora la saracinesca del pallone si abbasserà in maniera definitiva quest’anno. Nell’attesa Iacoponi se ne sta a casa, si allena, legge, guarda film quando ha tempo e si coccola la sua Ludovica, il suo gol più bello. A 33 anni. Nel pieno della vita, altro che nel mezzo.

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