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Il Parma ai tempi del coronavirus: come è cambiata la vita dei crociati

Tra allenamenti e screening, mascherine e una sede blindata: ai calciatori viene rilevata la temperatura corporea ogni giorno

C’è l’esigenza di tornare alla normalità: a ogni latitudine. L’emergenza coronavirus sta piegando l’Italia mettendo a serio rischio la salute dei cittadini. L’effetto domino si avverte in ogni comparto, chiaramente colpisce i vari settori del Paese. Un paese che piano piano sta cercando di uscire dal tunnel con task force che non possono prescindere dalla salvaguardia della salute dei cittadini. E da questo tunnel, con mille difficoltà, sta cercando di uscire anche il calcio. Dopo la disposizione del decreto ministeriale che impone le porte chiuse da qui al 3 aprile, D’Aversa è in attesa delle rimodulazione del calendario. Data e orario sono stati già fissati: Parma e Spal scenderanno in campo, salvo dietrofront dell’ultima ora, alle 12:30 di domenica. L’ufficialità – se ancora valesse qualcosa di questi tempi – non c’è ancora, si vive al minuto e ogni decisione è soggetta a cambiamenti. Quello che non cambia da qualche settimana è l’atteggiamento del Parma che – come tutte le altre squadre – si trova di fronte a una problematica di difficile gestione. Sicuramente è insolito per una squadra di calcio osservare in maniera ossessiva delle regole che determinano e stravolgono (per certi versi) il modo naturale di vivere la settimana, la tensione, l’ansia pre-partita e gli allenamenti , o anche solo la giornata tipo ai tempi del Coronavirus.  

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Per far fronte alla minaccia, la Federcalcio in collaborazione con la Federazione Medici Sportivi ha divulgato una serie di norme igienico-sanitarie per prevenire il contagio. Un documento inviato alle società calcistiche di modo che atleti, personale, dirigenti e addetti ai lavori possano usufruirne. Un documento che il Parma adotta in tanti dei suoi punti dalla settimana scorsa, quando già in sede qualcosa era cambiata. E’ banale dire che c’è un maggiore controllo su tutto, con lo staff medico che di questi periodi è parecchio impegnato. Giulio Pasta, Paolo Manetti e Paolo Bastia sono in prima linea per garantire sicurezza dal punto di vista medico. Sono aumentati i punti igiene, in sede e negli spogliatoi, spazio nel quale è vietato introdurre il cibo. Il Parma già da una settimana utilizza la modalità ‘monoporzione’, per evitare i contatti. Non solo i giocatori, invitati a fare una vita morigerata dopo gli allenamenti, evitando luoghi affollati, ai quali è consigliato di utilizzare la loro bottiglietta e a riporre indumenti personali nelle proprie borse evitando di lasciarli esposte; anche i dipendenti di una Collecchio più ‘vuota’ rispetto al solito e blindata devono osservare certe limitazioni. Molti di loro sono stati invitati a lavorare da casa, cercando il più possibile di servirsi dello smart working o degli uffici dello stadio Tardini.

L’accesso al centro sportivo è consentito solamente a chi è strettamente necessario alla causa, come i cuochi dei ristoranti che indossano delle mascherine per elevare il livello di sicurezza. Sono maggiori e spesso improvvise le riunioni tra dipendenti e addetti ai lavori per fare il punto della situazione e aggiornarsi. Anche i giocatori, padri di famiglia, sono mossi da una grande curiosità e spingono per sapere, conoscere la situazione, si informano continuamente su cosa accade. Il loro stato d’animo è chiaramente differente rispetto al solito, le misure di sicurezza impongono maggiore riflessione. A ognuno di loro, così come a tutti quelli che mettono piede a Collecchio, viene rilevata la temperatura corporea ogni giorno da due settimane a questa parte. Il livello di sicurezza e di attenzione è aumentato parecchio, in attesa che si normalizzi tutto. Non mancano i contrasti, non possono mancare i contatti in partita: manca invece la naturalezza della vita di tutti i giorni, manca a tutti. Non solo a Collecchio.  

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