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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Il Parma e Siligardi: due metamorfosi

I numeri della squadra che si è trasformata assieme al suo esterno

La metamorfosi del Parma più unito, più pronto, più squadra, va a braccetto con quella che ha colpito alcuni suoi giocatori. Un mese fa nessuno – alzi la mano chi può vantarsi di tale merito condito con una buona dose di coraggio – avrebbe scommesso un paio di euro su una rinascita così consistente. Sei vittorie nelle ultime sette partite, quindici gol fatti e sette subiti, ventitre punti nelle prime tredici gare del 2018 (dopo che nelle prime sei aveva conquistato la miseria di cinque punti) sei recuperati al Frosinone, che adesso si trova a meno due e cinque posizioni scalate in classifica dopo la partita con la Salernitana. Il vero punto di svolta indicato da tutti come tale e confermato dai risultati che hanno avuto un’accelerata importante. E pensare che la partita con il Foggia sembrava potesse essere, fino all’1-0 per i satanelli, l’ultima gara di D’Aversa sulla panchina del Parma.  Parma che da Salerno non ha quasi più sbagliato se non a Chiavari, dove l’eco del tonfo con l’Entella si ode ancora.

Un mese fa sembra lontanissimo, sembra quasi un anno. Quel Parma che tante volte è stato chiamato a mutare il suo cammino durante tutta la stagione, ad essere padrone del proprio destino, steccando puntualmente quando non doveva, mancando l’appuntamento con il salto di qualità e facendo appassire le speranze di tifosi e proprietà che credono ancora, oggi più che mai, all’impresa sportiva senza precedenti. A patto che si rimanga con i piedi ben saldi a terra, perché volare in alto o anche solo pensarci è stato controproducente per diversi mesi e lo sarebbe tutt’ora, a otto manche dal traguardo. 

Dicevamo che la mutazione del Parma coincide con quella di alcuni dei suoi giocatori. Più di tutti ha colpito quella di Luca Siligardi, messo alle strette da problemi fisici all’inizio del campionato, problemi che si è portato avanti anche dopo il 31 gennaio, quando l’esterno pieno di talento era con la valigia in mano per incamminarsi verso un’esperienza in Giappone che a 30 anni può ancora aspettare. Ai margini del progetto tecnico-tattico, D’Aversa gli ha dato una possibilità a fine gennaio, con coraggio, quando dopo qualche giorno i battenti del mercato si sarebbero chiusi. Con il Novara Siligardi ha giocato una delle sue miglior partite da quando ha firmato per il Parma, ma la sua ora di gloria è finita presto nel dimenticatoio perché da allora ha disputato solo 9’ contro il Venezia, perché annunciato in partenza in conferenza stampa. Una situazione gestita malissimo, che si è ripercossa anche sul giocatore. Schiacciato dal peso delle aspettative, dalla sua etichetta di giocatore vincente, Siligardi ha mostrato evidenti segnali di ripresa dopo aver trascorso mesi in cui ha accumulato tutta la frustrazione tipica di chi sa che può dare e non dà. E per cancellare la sua velata inconsistenza, in un pomeriggio di marzo, nel quale è tornato titolare dopo due mesi, ha deciso di scaraventare in porta il pallone del 2-1 nella vittoria con il Foggia, togliendosi la maglia per festeggiare e un peso che lo opprimeva, potendo così tornare a giocare a calcio, a essere decisivo e sorridere.

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