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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Il vecchio cuore del Parma batte ancora: da Iacoponi a Kucka, gli uomini salvezza

D'Aversa ha ridato un'anima alla squadra, valorizzando i singoli: Grassi si riscopre duttile (già con Liverani), Brugman può giocarsi le sue carte

Il cuore del vecchio Parma batte ancora. D’Aversa è stato bravo a ricomporne i pezzi, dopo la gestione senza frutti di Fabio Liverani. E ha ridato alla sua creatura un’anima. Che ha il volto dei vecchi guerrieri: Simone Iacoponi, Juraj Kucka, Alberto Grassi e Gaston Brugman, spina dorsale del Parma visto al Mapei. I senatori trascinano ancora la squadra, coinvolgono i nuovi e si fanno a loro volta coinvolgere dalla carica dell’allenatore, rientrato a gamba tesa nel mondo Parma, con la voglia di portare a termine un’altra impresa.

Mentre al mercato chiederà altri uomini, non perde di vista quelli che ha ritrovato dopo cinque mesi e poco più. E che oggi come allora getteranno per lui il cuore oltre l’ostacolo. Questo prevede il patto con lo spogliatoio. Prendete Iacoponi, ad esempio. Con i cerotti e le bende si è presentato puntuale all’appuntamento con il nemico, dando la disponibilità a giocarsela anche se non al meglio. Risultato? Ne è uscito vittorioso, da eroe. Ultimo a mollare, doveva controllare l’amico Ciccio Caputo e in più risultare credibile per guidare una difesa inedita, con due giovanotti che se messi insieme superano di pochissimo gli anni dello scudiero di D’Aversa. Busi e Dierckx, in due, fanno 38 anni, quattro in più del vice capitano del Parma, che è tornato granitico dopo qualche black out.

E con lui è tornato super anche Juraj Kucka, uno con la corazza d’acciaio che ha brillato anche di fronte alla gamba tesa di Chiriches, che gli ha aperto un buco in testa. E’ il caso di dirlo, davvero: Juraj ci ha messo tutto quello che aveva, ha trascinato il Parma in spalla, ha giocato da battitore libero, ha riempito il serbatoio di benzina per provare a reggere l’urto e ci è riuscito alla grande. Semmai sono stati gli avversari ad essere abbattuti, visto che il thank ha travolto tutto quello che passava dalle sue parti. Eroico, commovente ancora di più con quella garza che gli avvolgeva il capo, tale da sembrare un elmetto. Il volto da cattivo mezzo rigato dal sangue ha fatto il resto, restituendo il centrocampista all’epica di un calcio che in lui incarna ancora alcuni valori.

In lui ma anche in Alberto Grassi. Giocatore estremamente intelligente, duttile, si è riscoperto quinto a destra in fase di contenimento, ruolo che gli aveva cucito nell'emergenza Fabio Liverani, abile a slittare sia sull’esterno che in mezzo, Grassi aveva lasciato a Genova metà della spalla, rimessa a posto e pronta all’uso pochi giorni prima. Il classico giocatore che amplifica il suo peso specifico più quando non c’è, questo è tutto dire, risultando indispensabile nella lettura di certi movimenti, praticamente imprescindibile per provare a fare un certo tipo di calcio. Lottatore anche lui, ha finito la gara stremato, dopo aver assistito entrambe le fasi con arguzia e la solita intelligenza calcistica sopra la media.

E sopra la media è stata anche la partita di Gaston Brugman. Mate è tornato a credere in se stesso, ha ripreso in mano la squadra e l’ha fatta girare. A suo ritmo. Si è messo davanti alla difesa, ha sporcato le linee, si è mosso in maniera preventiva negli spazi solcati dal Sassuolo, ha fatto da schermo e da cursore, ha lottato quando c’era bisogno, ha governato in altri momenti di una gara parecchio complicata, ma preparata benissimo da D’Aversa che ha infuso nei suoi la convinzione giusta per poter portare la nave in porto. In attesa dei nuovi rinforzi dal mercato, sono i vecchi che continuano a tenere in vita il Parma.

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