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Karamoh non si presenta all'allenamento, la società lo multa

La società, che ha sempre messo il rispetto delle dinamiche di gruppo davanti ad ogni interesse individuale, provvederà a sanzionare il giocatore per la violazione delle norme disciplinari

Karamoh? Stiamo creando aspettative attorno al ragazzo, mancando rispetto a tutti gli altri, parlandone così rischiamo di fargli solo del male”. Così parlava Roberto D’Aversa dopo la sconfitta casalinga di domenica contro il Parma, avvisando i naviganti, di fatto, che un caso Karamoh non è mai esistito. Non c’era. Quello del tecnico voleva essere un appello, un invito a ridimensionare l’orizzonte d’attesa dei tanti nei confronti di un ragazzo dal talento cristallino ma non sempre impeccabile dal punto di vista ‘emozionale’. Come un trequartista che si muove tra le linee, così Roberto D’Aversa abilmente ha cercato d smarcarsi, di prendersi le sue responsabilità e di sottolineare quelle degli altri. Come un dieci si è staccato dal cuore dell’azione rimanendo sempre lucido per ricevere il pallone, informando la platea su un fatto abbastanza lineare: se un allenatore fa delle scelte è perché vede tutti i giorni quello che magari l’occhio – fosse anche quello più critico – non vede. Giusto per dire che non c’è autolesionismo nelle scelte di Bob, ci mancherebbe. Ma se da fuori le scelte di D’Aversa appaiono discutibili, per lo meno sono tali anche quelle di Yann Karamoh – talento grezzo da lavorare – ma non sempre irreprensibile dentro e fuori dal campo soprattutto.

A un ragazzo di 21 anni si tende a perdonare un ritardo, un gesto di stizza, qualche risposta piccata: è segno di temperamento, di carattere, quello tipico dei calciatori che valgono. Ci sta che un alunno entri in classe dopo la campanella, alzi la mano chi non è mai arrivato in ritardo: ma l’alunno che tende a prendersi le bacchettate scrollandosele di dosso velocemente, quasi a non sentirle (o a non volerle sentire, e sarebbe peggio) viene generalmente etichettato come un discolo. Un menefreghista, uno che non si cura del bene del gruppo. In questa prima parentesi a Parma, Karamoh ha collezionato più ritardi che giocate eccellenti. L’ultimo di questi gli è costato caro. Alla ripresa, Yann non c’era. Non si è presentato per il solito pranzo che ha anticipato l'allenamento. Inaccettabile per tecnico e società, che ha deciso di prendere provvedimenti multandolo, in attesa di redarguirlo personalmente. Solo sabato, un altro ritardo gli è costata la panchina contro il Cagliari. Probabilmente la sua sveglia non deve essere suonata nel giorno della rifinitura, dove è arrivato dopo oltre un’ora. Il francese ha chiesto scusa, il tecnico gliele ha concesse, lo ha fatto allenare e lo ha convocato per la gara con i sardi, senza farlo giocare.

Nel post partita il chiarimento del tecnico – 'non c’è nessun caso Karamoh' – e martedì quello definitivo della società che con un comunicato stampa ha messo in chiaro che il ragazzo non è sempre ligio al dovere, e mantiene per ora l’etichetta di testa calda che ha confezionato tra Inter e Bordeaux. “Yann Karamoh, dopo i ripetuti e reiterati ritardi agli allenamenti nelle scorse settimane, nella giornata odierna (martedì 17/09) non si è presentato all’allenamento. La società, che ha sempre messo il rispetto delle dinamiche di gruppo davanti ad ogni interesse individuale, provvederà a sanzionare il giocatore per la violazione delle norme disciplinari, riservandosi ogni diritto a sua tutela”.

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