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La discesa inesorabile verso la paura: è rimasto poco del vero Parma

La squadra non ha più certezze, non riesce a invertire la rotta ed è preda delle ansie per i risultati che non arrivano

Se Verona è stata fatale anche a Parma, lo scopriremo tra una decina di partite. Di sicuro c’è che anche a Verona il Parma non è sceso in campo. Anzi, ci è arrivato (in ritardo, costato 12 mila euro) e ci è rimasto solo per un quarto d’ora, salvo rientrarci alla fine per giocarsi un tramonto di partita convulso, portato avanti più per inerzia che per logica, con il solo scopo di evitare la decima sconfitta in undici partite. La quinta nelle sei di D’Aversa, che ha perso anche in Coppa Italia. Lo score si aggiorna di settimana in settimana, in maniera quasi drammatica, a sottolineare le difficoltà che ogni giornata invece di diminuire aumentano in maniera vertiginosa. Per un insieme di cause che neanche Roberto D’Aversa riesce a capire, e per ora sta affondando con i suoi. E sì che l’allenatore ci ha provato in tutti i modi a rianimare una squadra senza più pulsioni, involuta e persa nelle sue paure, tanto da non riuscire a dominarle neanche dopo essere passati in vantaggio. Vantaggio durato appena 5’, il tempo di capire che del Parma era rimasto pochissimo, prima che venisse travolto dall’Hellas. La squadra di Juric ha sprigionato tutta la sua forza sulla sinistra, dove Dimarco ha fatto il bello e cattivo tempo. Federico Dimarco, sì, che si è bevuto Conti, Grassi e Karamoh per tutta la partita, e alla fine ha chiesto pure scusa, mentre infliggeva al suo ex allenatore la sesta sconfitta in sette gare (compresa la Coppa Italia) disegnando il pallone che Barak ha spedito alle spalle di Sepe.

Era appena entrato Joshua Zirkzee, tulipano ancora in fiore che in questo ambiente depresso rischia di non sbocciare mai. Eppure lo avevano messo in guardia, Krause, che questo non era un campionato per giovani. Il presidente dall’America ha assistito all’ennesima debacle per giunta consumatasi senza che i suoi ‘giovani’ recitassero un ruolo da protagonista. La notte ha portato consigli a KK, più morbido rispetto all’immediato dopo partita. Il presidente si prepara ad assistere dal vivo alla gara con l’Udinese. C’è bisogno di lui in un momento particolarmente delicato, resterà in città per qualche settimana, almeno fino alla partita con l’Inter quando il Parma spera di avere in dote anche il nome dell’Amministratore delegato per la parte sportiva, almeno. Si parla di Franco Baldini, uomo di James Pallotta, consigliere del presidente americano della Roma, di base a Londra. Ed è li che vorrebbe rimanere, pur vestendo la casacca del Parma – eventualmente – l’uomo mercato che ha costruito la squadra nell’ombra. Potrebbe essere un nome al vaglio di Krause, deciso più che mai ad affondare il colpo percorrendo la strada che ha tracciato lui solo.

Tornando alla partita, al Bentegodi si è consumato l’ennesimo ‘tradimento’ sportivo dei senatori nei confronti di D’Aversa, che più di tutti si aspetta da loro una reazione di orgoglio. Da Gervinho, che non segna dal 30 novembre e che in casa addirittura non fa gol dalla sfida contro l’Inter. Era il 28 giugno, era un altro Parma. Da Kurtic, che ha deluso ancora, e da Cornelius che non segna addirittura dal 2 agosto, ultima gara dello scorso campionato. Da allora, da quella notte, la squadra di D’Aversa non è più la stessa, ha perso le sembianze di un gruppo che aveva fame e ora si trova con la pancia piena, dopo aver mangiucchiato qua e la accontentandosi di vivacchiare tra un pari e l’altro, nella prima parte del campionato, quando c’era ancora tempo per aggiustare tutto. O per lo meno si pensava che ce ne fosse. Adesso che il tempo non c’è, il Parma si sta facendo prendere dal panico, con le paure che riaffiorano e bloccano le caviglie dei calciatori, sprofondanti in un vortice di incertezze, tanto che la prima folata di aria fa in tempo a trasformarsi in un vento che abbatte ogni resistenza. La sconfitta di Verona ha fotografato palesemente la situazione: il Parma e il suo allenatore non si stanno rivelando in grado di mordere l’erba per rimanere in vita. La lotta, non è di questa squadra. Al di là dei problemi tattici e fisici, che sono comunque più rilevanti, visto che la potenza dell’Hellas è stata schiacciante, seppure dosata in percentuale maggiore rispetto a quanto di solito Juric non la dosi. E chi non lotta cade nella polvere. 

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