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PAROLE DA LEADER

La lezione di Buffon

Il capitano ha strigliato il gruppo e le sue parole in conferenza stampa hanno avuto un'eco profonda

Gigi Buffon a fine partita si è quasi rifiutato di chiamarla vittoria d'orgoglio. "La definiamo una vittoria e basta - ha detto il capitano del Parma dopo che assieme ai compagni ha liquidato la pratica Genoa -. L'orgoglio non può valere una partita". Il monito del campione del Mondo, con gli occhi ancora spiritati e luccicanti di quel fuoco sacro che arde e dovrebbe scaldare molti dei suoi compagni, va oltre la gara del Tardini. Per sapere se il Parma è riemerso dalle sabbie mobili bisogna aspettare almeno la partita di Terni. Una cosa, però, è certa: si è tornati finalmente a parlare di calcio dopo un paio di mesi pieni di altro e una contestazione che somigliava più a una protesta servita se non altro a innaffiare la voglia di riscatto di un gruppo che ha preso il Grifone dal collo e lo ha strattonato per tutta la partita, senza dargli la possibilità di reagire. Con un gol per tempo e zero tiri subiti, Pecchia ha fatto sbandare Gila, seminando una trappola lungo il cammino di avvicinamento al Frosinone. È bastato uno Zanimacchia in più - italianissimo di 24 anni e obiettivo d'inizio stagione arrivato nel mercato di riparazione - per vedere un altro Parma, oltre a una decina di minuti motivazionali che Buffon ha regalato in conferenza, per spazzare via le teorie e tutte le chiacchiere sui buoni propositi di una società che spesso si è complicata da sola la vita, e nelle scelte e nell'interpretazione delle stesse. Per la prima volta da qualche mese a questa parte, qualcuno ha parlato di pallone, di campo, di valori da trasferire e condividere. Di responsabilità da prendere e di atteggiamenti da tenere. Parole che sono uscite dal profondo, pronunciate da un atleta di 45 anni che potrebbe mettersi anche l'animo in pace perché, in fondo, non avrebbe più nulla da chiedere al calcio dopo che del calcio ha fatto la storia. Ma evidentemente non basta l'incetta di titoli, compresa una Coppa del Mondo, per levarsi di torno. Buffon è ancora lì, a fare da punto di riferimento a un manipolo di ragazzoni che sognano di fare carriera, a bramare gloria e a fissare di giorno in giorno gli obiettivi per scacciare la paura di essere 'un mediocre'. Ma come potrebbe rivelarsi 'un mediocre', Gigi Buffon? Impossibile. Stupisce tanta fame, tanta sana ossessione nei confronti della gloria. Tanto trasporto e desiderio di regalare qualcosa alla 'gente di Parma' come la chiama lui. "Tutti dobbiamo sentirlo questo desiderio di essere protagonisti - spiega Gigi in conferenza -. Solo a una condizione: quella di giocare emotivamente e caratterialmente come abbiamo fatto questa sera. Non deve essere la vittoria di oggi a farci dire 'bene, si va in Serie A'. Ditelo voi (riferito ai giornalisti ndc). Noi sappiamo che questo è il minimo sindacale. Questa deve essere la base per fare qualcosa d'importante e serio. Questo tipo di crescita però devono sentirla tutti i giocatori". Parole da capitano, da leader che probabilmente Gigi avrà ripetuto guardando in faccia i compagni, anche se a domanda specifica lui giustamente ha glissato cercando di proteggere i segreti di uno spogliatoio che si è riscoperto vivo. 

In attesa di svelare quali effetti avranno sul gruppo queste sue parole, il Parma ha dimostrato con i fatti di aver avuto per lo meno la voglia di lasciarsi alle spalle il periodo più buio dell'era Pecchia, in cui era forte il rischio di assistere a un calo di motivazioni per una squadra che già a febbraio ha rischiato di ritrovarsi a lottare per niente. Il sogno di provare a scalare la classifica resta, malgrado tutto, ancora realizzabile. A patto che, alla prova straordinaria tutta lotta e governo di domenica pomeriggio, si dia seguito.

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