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Parma, senza benzina è dura per l'Europa: tra svaghi e sprechi, quanti punti persi

Ci sono cadute dalle quali ti rialzi in fretta, altre dalle quali fai fatica a riprenderti. La sconfitta con la Lazio, la seconda consecutiva, ha tanto il sapore di chi è andato a Roma e non ha visto il Papa

Ci sono cadute dalle quali ti rialzi in fretta, altre dalle quali fai fatica a riprenderti. La sconfitta con la Lazio, la seconda consecutiva, ha tanto il sapore di chi è andato a Roma e non ha visto il Papa. Uno scivolone che fa rumore, per come è avvenuto, sa di beffa perché la legge dell'ex arriva al 93' e di conferme: il Parma sta finendo la benzina, evidentemente l'ottimo percorso fatto fino a qui ha richiesto uno sforzo enorme e, a otto partite dalla fine, i ragazzi di Donadoni sembrano appesantiti e paghi, contenti di quello che hanno fatto, perché hanno fatto un'impresa, ma stanchi, quasi rilassati per diritto. E il gol di Candreva al 93' li ha risvegliati ancora una volta, ma stavolta il tempo per rimediare proprio non l' hanno avuto ed ecco che la beffa si è materializzata. Le conseguenze di questa caduta potrebbero essere un problema anche a livello psicologico, gestire certi momenti delicati non è semplice, Donadoni certamente batterà su questo.

DISTRAZIONI - Il giorno dopo la sconfitta, il tecnico cerca di rimettere insieme quello che è rimasto del suo Parma, che ha stupito e che però, ora, sembra tirarsi indietro, svanire. Ha perso un'occasione per correre più solo verso il traguardo, ha riaperto il discorso legato all'Europa, è inciampato una volta e ha commesso gli stessi errori, ha fatto di tutto per far segnare la Lazio e quasi nulla per riprendersi immediatamente. La squadra vista all'Olimpico è apparsa svagata, distratta e con idee confuse, imprecisa e sprecona, non ha impresso il suo marchio sulla gara e ha finito per seminare dei punti importanti lungo la strada. Un inizio incerto, come allo Stadium, dove si lascia l'iniziativa a una squadra che non sta certo meglio di te. Ma se contro la Juventus c'era l'alibi o inibizione di giocare contro la capolista, all'Olimpico questo elemento di "disturbo" non pareva esserci. Come contro i bianconeri, però, i crociati il trappolone se lo sono creati da soli, con errori tipici di una squadra stanca mentalmente, con un Mirante non impeccabile, proprio come contro la Juve e con una difesa che quel pallone di Konko, in altre partite, lo avrebbe preso a morsi.

SPRECHI - Schiaffo e reazione, subito il Parma mette il turbo, ma è solo un'illusione perché la sagra allo strafalcione continua senza sosta. Basta guardare Lucarelli che si trascina stanco il pallone verso la metà campo avversaria, lo perde sulla trequarti e permette a Lulic di avviarsi solo verso Mirante, oppure la distrazione del capitano che, assieme a Cassani, perde Klose sull'azione del gol del raddoppio della Lazio. Il pari arriva come arriva, ma il Parma non sa approfittarne e, quando ne ha l'occasione, si impappina, come Munari indisturbato in area che non trova la porta, o Palladino che litiga con il pallone e sbaglia clamorosamente. E se nel calcio non segni, ti segnano, inevitabile. Candreva ci mette il piede e sgambetta un Parma distratto che non vede la trappola e ci casca con tutte le scarpe. E il rientro è di un aspro atroce, un amaro che più amaro non si può, con la sensazione di incompiutezza che ti sorge spontanea e non ti lascia in pace.

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