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Parma, occasione buttata all'Olimpico e il problema del gol riemerge

Con la Lazio Donadoni non ha centrato la qualificazione seppur abbia disputato una buona partita, almeno nel secondo tempo. Sulla graticola ci finisce lo stesso, però, a causa delle scelte iniziale e dei cambi. Cassano fatiscente

Il giorno dopo la battaglia si fa la conta. I feriti sono molti, anche se le cicatrici non si vedono sul corpo, essi le portano dentro. Ci si guarda in faccia, si cerca di dare una spiegazione a quanto è avvenuto all'Olimpico dove, due gollonzi di Perea, hanno maltrattato il Parma di Donadoni che, sul groppone, porta da Roma un 2-1 pesante come un macigno. E il giorno dopo si cerca di fare le giuste valutazioni, a mente fredda, il volo di rientro è stato breve per poter fare quattro chiacchiere, la scottatura del 90' è fresca, la squadra si è ritrovata per preparare la partita con il Chievo e, prima della sgambata, il tecnico ci ha tenuto a fare due chiacchiere. Di fronte, l'un l'altro, ognuno con le proprie responsabilità. Lui con le sue, i giocatori con le loro, forse maggiori. E nel bel mezzo del faccia a faccia, scorre indelebile l'immagine di Sansone che non chiude di piatto interno, la bella palla di Gobbi. Peccato, altro giro altra corsa. In mezzo un po' di vuoto, una strana sensazione per non aver messo in sacco una qualificazione alla portata. Eppure sembrava a un passo. Un passo corto, come quello avuto nel primo tempo, dove la Lazio ha avuto almeno tre palle gol per passare. Un passo un po' più lungo e accelerato si è mostrato nel secondo tempo, dopo il pari di Biabiany i vari tentativi di Sansone e compagni. Tentativi vani, il problema del gol è quello che attanaglia il Parma non da una stagione, ma da diverse. Una sentenza, la rete di Perea, che lascia l'amaro in bocca e sottoscrive una verità brutale, semplice. Se non fai gol, è difficile che vinci.

La fotografia dell'Olimpico, una cartolina di congedo, l'ennesima, è tipica di tutta la stagione di un Parma bello solo per poco, incompiuto come le azioni che costruisce. E' questa l'etichetta della squadra di Donadoni, capace di incantare, ma non di segnare. Nel processo di crescita di una squadra ci sta, il Parma deve imparare a segnare e a non mollare la presa, a restare concentrato. Gli errori si fanno, ma quelli dell'Olimpico sono evitabilissimi e denotano la sufficienza negli interventi. Poca cattiveria, soprattutto in zona gol e tante recriminazioni. Come spesso è accaduto in questa stagione, è un dato di fatto che non da ragione alla squadra. Un processo di crescita che accomuna la squadra e Bajza, troppo pavido per essere schierato in una secca. Si è visto dopo 2', si è rivisto 2' prima del 90', si è visto in occasione dei gol, insomma, si è visto. Si è vista anche l'assenza di Amauri, in zona gol. Magari avrebbe potuto dare una mano, anche strada facendo, le palle alte o qualche sponda avrebbe fatto comodo. E peccato che non si abbia la controprova, ma con quel Cassano, incolore per un'ora, ci poteva stare. 

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