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L'AVVERSARIO - Il Lentigione nel ricordo del Brescello: da Amadei ad...Amadei

Un derby inedito a cui mai nessuno avrebbe immaginato di dover assistere: i punti in palio sono già decisivi

La ridente Brescello, un tempo non tanto lontano, era famosa non solo per la chiesa posta al centro del villaggio (no, non quella dell’allenatore della Roma, Garcia), che faceva da sfondo ai film di Guareschi in cui Peppone e Don Camillo si azzuffavano in continuazione. Brescello, negli anni novanta, era famosa per avere anche una squadra di calcio che è arrivata a un passo dal traguardo. Un comune di quasi 6.000 abitanti, ha cullato a lungo il sogno di poter approdare nel calcio che conta, dopo anni trascorsi a militare tra terze categorie e gironi interregionali. Quando a Brescello si giocava per vincere, quasi tutte le tv erano collocate in massa a mirare le gesta di un paese intero che spingeva una squadra, una squadra che si giocava uno spareggio per approdare in B.

Nove stagioni tra i professionisti, tre in C2 e sei in C1, con la cadetteria persa al 94’ in un indimenticabile spareggio al Bentegodi di Verona contro il Cittadella. Roba da calcio vero. Quel Brescello era la creatura di Amadei, oggi presidente del Lentigione. Una storia che ha molti tratti in comune, soprattutto un inizio simile e uno svolgimento, fino alla D, identico. Qualcuno forse vede già la squadra della Val d’Enza come un dejavu di quel Brescello dei sogni, costruito da Amadei e da Doriano Tosi, oggi direttore sportivo del Lentigione, ieri del Brescello appunto. E tra quelli che si ricordano del miracolo, sicuramente ci sarà anche chi conosce Zattarin, uno dei giocatori simbolo della cavalcata che in nove anni portò alla ribalta il paese di Peppone e Don Camillo anche nel calcio.

Storie diverse, interpreti uguali, per un sogno che continua. A distanza di anni tante cose sono cambiate, le regole non scritte di un calcio che è diventato più di un gioco, forse sbarrano le porte a certi ragionamenti, che di conseguenza rimangono solo sogni e si dissuadono in un aria greve e pesante che certo non fa più parte del gioco più bello del mondo. Il Lentigione, forse, non sarà più quel Brescello che fu, ma è arrivato a giocare con il Parma, una squadra che ha solcato palcoscenici importanti, che si è messa in abito da sera tante volte e che ha pure strappato gli applausi di tutta Europa per una di quelle favole che mai ti aspetteresti di leggere. Eppure il Parma, domenica, quel Parma pieno di Coppe europee, andrà al Morelli di Brescello per affrontare il Lentigione. Paesi che si susseguono e che corrono a cavallo del confine con Reggio Emilia, tutti vicini in un raggio di una trentina di chilometri, divisi dal fiume Enza, da cui deriva il toponimo Lentigione, che sta a indicare una ridondanza del fiume (Lénzon). Ci sarà posto per circa 4000 persone al Morelli, quelli che mireranno le gesta di Miftah contro Lucarelli, quelli che applaudiranno il marocchino tifoso del Parma che ha segnato gol importanti per la vittoria del campionato d’Eccellenza, una stagione fa, quelli che invece soffriranno per un derby che nessuno mai si sarebbe immaginato di dover vedere. E’ il calcio che regala storie del genere, solo il calcio, per una domenica addolcita dalla nostalgica ora: 14:30 fischio di inizio

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