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Minotti: "Con Tanzi il Parma è diventato grande"

Il difensore è stato a lungo capitano del Parma: "Chi viveva la quotidianità dentro il Parma e la Parmalat intuiva ci potessero essere delle difficoltà ma nessuno si immaginava che da lì a un attimo ci sarebbe stato il baratro"

L’ex capitano del Parma, Lorenzo Minotti, ricorda a Sky Sport il legame con lo “storico” patron Calisto Tanzi, scomparso oggi a 83 anni. “L’ho vissuto a tutto tondo perchè quando ci fu il crac avevo già iniziato il mio percorso da dirigente a Parma, io sono arrivato alla fine degli anni Ottanta e all’epoca il Parma era una piccola squadra che ambiva a stare in serie B prendendo i giovani migliori dai vivai d’Italia per lanciarli e mandarli a giocare nei grandi club. Poi nell’89-90 morì a metà stagione Ernesto Ceresini, il grandissimo presidente che portò avanti il Parma per molti anni e lo ha gestito con amore e passione, proprio nell’anno in cui noi, sotto la guida di Scala, stavamo facendo un campionato importante e addirittura alla fine dell’anno raggiungemmo la promozione in una giornata storica battendo nel derby la Reggiana. Andammo per la prima volta in serie A e realizzammo un sogno per l’intera città poi da lì in avanti la Parmalat, che era già sponsor, divenne proprietaria della società e Calisto Tanzi ci regalò un futuro che nessuno di noi poteva immaginare. Era impossibile pensare che nel giro di pochi anni saremmo stati in un mitico stadio come quello di Wembley ad alzare la Coppa delle Coppe davanti a quindicimila parmigiani e poi continuare quel percorso perchè in tutti gli anni Novanta il Parma è stata una delle squadre più importanti sia a livello italiano che a livello europeo. E questo lo dobbiamo sicuramente al lavoro e al sogno che ci ha fatto realizzare Calisto Tanzi“.

“Fu una sorpresa e una rivelazione per tutti, nessuno poteva immaginare che quella matricola diventasse una realtà importante in così poco tempo. Noi il primo anno arrivammo a qualificarci per l’allora Coppa Uefa, l’anno successivo vincemmo la Coppa Italia in una finale con la Juventus e addirittura nel ’93 ci ritrovammo a giocare la finale di Coppa delle Coppe a Wembley e lì si chiuse un cerchio nel senso che passare dalla serie B al tetto d’Europa era la visione che aveva costruito Calisto Tanzi assieme a Pastorello e Nevio Scala. Dopo il secondo anno di serie A quando vincemmo la Coppa Italia, io per esempio fui portato dal mio procuratore ad avere un contatto con l’Inter, andai a casa dell’allora presidente Pellegrini perchè nella testa di noi giocatori c’era l’idea di associare la nostra carriera al grande club ma Calisto Tanzi ci convinse a restare, c’era una base forte cresciuta dalla serie B e pian piano il lavoro fu fatto in maniera certosina dalla dirigenza e da Scala in quanto il primo anno arrivarono gli stranieri giusti per i nostri equilibri e lo spogliatoio. Facemmo le cose per gradi però in poco tempo riuscimmo a bruciare le tappe raggiungendo risultati impensabili“.

“Io sono ritornato all’inizio degli anni Duemila, il Parma era ancora una “grandissima”perchè dopo il Parma di Nevio Scala c’è stata una squadra fantastica con giocatori come Cannavaro, Thuram, Buffon, Chiesa ma quando tornai mi accorsi subito che c’era qualcosa che stava cambiando e da lì a poco ci fu un cambio di visione, di ristrutturazione aziendale e anche degli obiettivi. Calisto ci disse che il Parma doveva rimanere una realtà importante del calcio italiano cercando come obiettivo di partecipare alle Coppe però piano piano bisognava fare un ridimensionato e probabilmente chi era nelle stanze che contano sapeva che cominciavano ad affiorare delle difficoltà finanziarie. Abbiamo fatto un enorme lavoro in quegli anni togliendoci ancora delle soddisfazioni poi improvvisamente arrivò quel maledetto dicembre del 2003 quando successe quello che nessuno di noi poteva immaginare. Chi viveva la quotidianità dentro il Parma e la Parmalat intuiva ci potessero essere delle difficoltà ma nessuno si immaginava che da lì a un attimo ci sarebbe stato il baratro“.

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