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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Morfeo: "Parma, ti salvi così. Pellè punto di riferimento, Mihaila mi piace"

Il numero 'dieci' ricorda l'annata con Ranieri: "Nelle ultime dieci partite facemmo qualcosa di spettacolare. Grande gruppo, scoprimmo il talento di Rossi. D'Aversa crede nel miracolo, non è spacciato"

“E’ stata una stagione dove gli episodi ci sono girati a favore, va detto che abbiamo fatto un gran girone di ritorno. Poi abbiamo scoperto un Giuseppe Rossi in versione super. Ci siamo salvati così, perché lo abbiamo voluto tutti”. Parma è in zona rossa, il suo ristorante a ridosso del centro è chiuso, lavora da asporto. Ma Domenico Morfeo da capo d’azienda vuole guardare quello che succede in casa da dentro casa… . E allora tra una telefonata e l’altra, qualche suggerimento sulle consegne, trova anche il tempo per parlare di calcio. Lui che il calcio l’ha vissuto lontano dai legacci tattici, facendo prevalere il suo estro e il suo istinto, che lo hanno eletto a uno degli ultimi 'dieci' in circolazione. Ha donato le ultime gocce di talento al Parma, prima di fermarsi in città e viverci. Intanto anche il Parma è in zona rossa, rafforzata: segnata dai 19 punti che stanno condannando la squadra di D’Aversa a una retrocessione cominciata a settembre. Problemi lontani, che il tecnico abruzzese si è ritrovato dal momento in cui è arrivato. Si è perso per strada anche lui, sette punti in dodici partite segnano un ritorno poco felice.

Morfeo, che suggerimento darebbe al suo amico D’Aversa?

“Nessuno. Non ha bisogno di sicuro dei miei suggerimenti. Sa quello che deve fare”.

Però lei si è salvato proprio con il Parma in una situazione più o meno analoga. 2006/2007, Ranieri in panchina, lei in campo.

“E non solo io. C’era un grande gruppo, fatto di ragazzi affiatati. Poi va detto, senza essere banali, che ogni stagione è diversa rispetto a un’altra. Quando è arrivato Ranieri ci ha trasmesso subito tanta serenità, sapevamo che avevamo una classifica compromessa, ma anche che non dovevamo guardarla. Abbiamo vissuto senza fare troppi conti. Guardare la classifica ci avrebbe fatto passare la voglia di scendere in campo”.

Ci dica la verità: lei crede ancora che il Parma possa salvarsi?

“Avrebbe mai detto che il Parma avrebbe battuto la Roma? E invece…”.

Quindi ci crede?

“Ma certo, fino a quando c’è la possibilità di crederci. Il Parma nelle ultime partite ha dimostrato di essere una squadra viva e di non meritare quella classifica. L’errore è stato secondo me non dare continuità alla vittoria con la Roma, ma questo è un altro discorso”.

Quanto manca un Morfeo al Parma?

“Intende come numero dieci?”

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Intendo un calciatore di talento e di personalità.

“Il mio era un altro tipo di calcio. Se lei pensa che quando giocavo io c’era gente come Del Piero, Totti, Baggio, Zidane. Adesso di questi giocatori di talento ce ne sono pochissimi. Impossibile fare paragoni. Poi se mi parla di personalità…”.

E’ questa che manca al Parma?

“Sicuramente una squadra che subisce così tante rimonte da situazione di vantaggio non ha tantissima personalità. Basta vedere anche le carriere dei calciatori: quanti di questi hanno giocato per vincere o salvarsi? Probabilmente manca gente di spessore, a parte qualcuno. Ma come vai in guerra se hai un esercito con solamente due-tre soldati. Però giocare senza pubblico, in casi come questo, dovrebbe aiutare. Perché non senti i fischi, le critiche. E’ vero che dall’altro lato la squadra risente dell’assenza dei tifosi. I tifosi a Parma ti sanno trascinare. Poi le dico anche una cosa”.

Prego.

“Questa è una stagione segnata. E’ vero, i calciatori saranno anche inesperti, ma gli episodi non girano certo a favore. Per dirle:  quel rigore all’ultimo secondo contro il Sassuolo per me ha cambiato la stagione. Tanti episodi sono andati a sfavore del Parma. Ad esempio noi avevamo anche un giocatore che in quell’anno ha fatto cose straordinarie, oltre a Rossi".

Gasbarroni?

“Eh sì. In quell’anno ci ha dato tanto. Credo abbia fatto la sua miglior stagione. Un po’ come Cornelius l’anno scorso. Segnava spesso, ha fatto bene. Quando dico che le stagioni sono segnate…”.

Torniamo Giuseppe Rossi. Il Parma di adesso non ce l'ha, eppure ci sono tanti giovani.

“Giuseppe Rossi era un ragazzo straordinario, si è integrato in un grande gruppo rapidamente. Si è messo a disposizione e ha fatto tanti gol perché aveva un grande talento. Il Parma di adesso ha questo ragazzo che mi piace tanto, Mihaila. Può fare benissimo”.

La pausa dopo una sconfitta aiuta o appesantisce l’aria?

“Io avrei preferito giocare subito. Ma a prescindere dalla pausa, oggi serve vincere. E giocare in maniera spensierata. La situazione è già quella che è, non deve esserci il peso della classifica. Bisogna vincere il più possibile. Non puoi calcolare nulla, né fare tabelle. Sarebbero sovvertite”.

Fosse stato al posto di D’Aversa sarebbe tornato?

“Sì. Non so quello che si sono detti con Krause che mi sembra un'ottima persona, ma se sei un dipendente e sei un professionista hai il  dovere di tornare. Se è tornato è perché ci crede anche lui al miracolo”.

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C’è un giocatore che lei indicherebbe come punto di riferimento?

“Un giocatore non fa una squadra. Se su undici o quindici ce ne sono due, la guerra, sportivamente parlando, non la vinci. Ultimamente Pellè ha dimostrato di poter essere un trascinatore. Lui, Kucka, sono calciatori di esperienza”.

Ma è vero che la stagione con Ranieri è quella a cui è legato di più?

“Sono molto legato a quell’annata, ma la salvezza con spareggio a Bologna è la mia annata preferita. A Parma sono stato benissimo, un anno abbiamo sfiorato la Champions con Prandelli”.

A proposito di Prandelli, si aspettava le dimissioni?

“Sinceramente, non so cosa si provi quando si arriva a fare l’allenatore. Prandelli è una persona per bene, bisogna rispettare la scelta. Il calcio però è cambiato, va troppo veloce, ti coinvolge, non ti dà respiro. Fare l’allenatore è troppo difficile. Il calciatore si allena, finisce il suo lavoro, va a casa, sta con la famiglia. Poi la domenica gioca. L’allenatore è sempre in prima linea, pensa a tutti, è sotto la lente della critica, paga a volte per tutti. Quando ho capito che allenarmi era un peso, un impegno, ho smesso. Non mi divertivo più. Evidentemente Prandelli non si divertiva più”.   

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