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Non solo il capitano: da Calaiò a Munari gli altri uomini simbolo della cavalcata guidata da D'Aversa

Un gruppo di ferro che si è cementato nelle difficoltà e si è stretto attorno al suo allenatore

La splendida cavalcata del Parma, partito dal sottobosco dei dilettanti e arrivato a rifiorire in maniera vivida prima in Lega Pro, poi in Serie B, è passata attraverso prove ardue che ha portato in gloria i simboli sfavillanti di una promozione indimenticabile. Storica. A partire dal suo capitano, Alessandro Lucarelli che a quasi 41 anni diventa eroe di un popolo che lo ha eletto a vessillo ai tempi del fallimento. Non era facile, né dovuto, ma lui ha lottato e vinto, è il caso di dirlo, per la causa del Parma. Così come ha lottato e vinto, riuscendo tra l’altro a tirar fuori dai guai la squadra con i suoi gol, estremamente pesanti, Emanuele Calaiò, l’altro simbolo di una cavalcata pazzesca, assurda, thrilling. La sua tripletta al Palermo è il punto più alto di un campionato che ha visto l’Arciere, a 36 anni, primo attore di un reparto ‘azzoppato’ dagli infortuni e volto al sacrificio. Lui, giocatore sopraffino per tecnica e spirito, si è saputo ritagliare lo spazio per le giocate d’autore e con 14 gol stagionali si è ritagliato il ruolo di trascinatore. 

Trascinatore è stato anche Gianni Munari, il vincente per eccellenza. Colui che ha strappato la settima promozione della sua carriera. Dopo le due con il Lecce, quella con il Watford, la Sampdoria, il Cagliari e il Parma, Wolverine ha griffato con gli artigli anche questa stagione, mettendoci il peso specifico di un giocatore carismatico. Di un giocatore pesante. Se pensiamo all’esito delle ultime partite… . Un vincente dal grande carattere.

Come quello di un gruppo di ferro che si è cementato nelle difficoltà e si è stretto attorno al suo allenatore Roberto D’Aversa grazie alla spina dorsale dritta formata da Lucarelli, Munari e Calaiò. Accanto a loro spiccano Iacoponi, il migliore per rendimento e costanza, un giocatore di spessore che ha sorpreso tutti, arrivato nel silenzio tipico di chi accompagna gli sconosciuti che poi si è trasdormato in un’assordante sicurezza e in una granitica certezza, e Ceravolo, la Belva che ha liberato gli istinti segnando le ultime prestazioni con i suoi morsi decisivi. 

Tutto questo con un gruppo dietro, un gruppo di uomini. Gli stessi che dopo Empoli, la prima partita chiave che scegliemo per raccontare la cavalcata, si sono messi il gruppo sulle spalle. E sono andati dritti per la loro strada, quella che li ha portati alla promozione. Empoli prima gara di cartello di un cammino  magnifico: una sconfitta bruciante che ha segnato fortemente l’animo dei crociati che da lì, in sedici partite, ha collezionato 35 punti. Nessuno come il Parma, che a Spezia, altra gara fondamentale, ha abbassato il sipario di una stagione formidabile passata attraverso le imprese con il Palermo e con il Frosinone, dove la speranza di lottare per un qualcosa di eccezionale è tornata fulgida e viva. E Foggia prima, dove D’Aversa ha rischiato davvero di finire anzitempo la sua avventura. Passando per quella fondamentale contro il Bari, che ha consentito di riprendersi dopo il ko di Cesena in cui moralmente i crociati avevano perso le speranze.

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