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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Tra passato e presente, Prandelli ricorda Parma: 'C'è tutto per vincere. Quella volta che Adriano...'

Se a Prandelli parli di Parma e del Parma hai sempre l'impressione di poter aprire uno scrigno pieno di aneddoti. E di ricordi misti a un pizzico di nostalgia tipica di chi nell'ambiente ha lasciato tanto. Ed ha pure ricevuto un bel po', a sentire le parole dell' ex Ct

Se a Prandelli parli di Parma e del Parma hai sempre l'impressione di poter aprire uno scrigno pieno di aneddoti. E di ricordi misti a un pizzico di nostalgia tipica di chi nell'ambiente ha lasciato tanto. Ed ha pure ricevuto un bel po', a sentire le parole dell' ex Ct. Un ambiente che è stato stravolto da un fallimento che una decina di anni prima era stato vicino ad abattere anche il gruppo di Cesare. "Ne siamo usciti grazie all'aiuto della città particolarmente capace di unirsi nei momenti di difficoltà. È successo anche a noi quando tutti ci davano già spacciati, ma noi assieme alla gente abbiamo risposto benissimo. Parma per me vuol dire amicizia e ogni volta che vengo qui mi sento a casa". Quante cose sono cambuate rispetto a prima. Troppe. Le radici sembrano essere solide e "adesso il Parma ha solo l'obbligo di vincere, penso che la squadra sia costruita per questo - spiega Prandelli che ritorna sul suo passato da Ct -.

Quattro anni da commissario tecnico sono stati indimenticabili. Non sei più allenatore ma selezionatore, la cosa che non ha paragoni con l'essere allenatore e che ti giochi tutto in un gara. E se sbagli non c'è pietà. Ad esempio noi abbiamo sbagliato la partita con il Costa Rica, siamo finit 14 volte in fuorigioco. Non possiamo fare altro che ammettere gli errori e dire di aver sbagliato tatticamente e tecnicamente. Così si perde tutto quello che di buono abbiamo fatto negli anni precedenti perché non c'è riconoscenza". Quella che i tifosi hanno dimostrato nei confronti di gente come Buffon e Pirlo, ad esempio e non verso Balotelli. "Lui era il personaggio in Brasile. Lui vive sopra le righe e in una dimensione particolarmente sua. Deve imparare a vivere la quotidianità con i compagni. Nemmeno lui sa che doti potrebbe avere. Lui deve vivere delle emozioni e chiuso com'è non riesce a lasciarsi andare. Ha parlato  della figlia e del padre quando è arrivato al Milan, gli può fare solo bene. Noi gli davamo consigli ma più di quello..." .

Quando si parla di Parma racconta quei sei mesi vissuti all limite: "Siamo riusciti a uscirne perché  non eravamo soli, si è creata un'alchimia magica. In quei 25 giorni in cui si parlava di "super mercato Parma" abbiamo detto a chi voleva andare via che non potevamo certo trattenere nessuno. Chi è rimasto è stato attaccato alla maglia". Uno di questi era  Adriano "arrivato a Parma con tante aspettative. Quando ci furono le prime critiche lui ebbe una reazione strana e non reagì bene, abbiamo avuto qualche screzio ma io glielo dicevo che se voleva fare il giocatore doveva fare questo passaggio di sopportare tutto. Mi ricordo che era grasso e una volta pioveva,  gli ho dato dei pesi da mettere sotto il giubottini. Non ha pii smesso di usarli. Ha cominciato a fare palestra con Mutu, sono diventati importanti. Adriab aveva un caratterino particolare, qualche volta abbiamo dovuto alzare la voce. Devi stare attento e sapere con chi litighi pero...". Poi Il terzo tempo di San Siro dopo aver perso la Champions con l'Inter. "C'era un tifo assordante anche dopo la sconfitta, che bello".
 

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