rotate-mobile
Sport

Roberto Insigne torna a Parma: "Che gioia la sera di La Spezia. E se segno, non esulto"

L'attaccante del Benevento ricorda la promozione: "Quella piazza stracolma di gente mi è rimasta impressa. Ho sofferto per il Covid, ho pianto e pregato. Maradona? Un maestro"

Il 2020 doveva essere il suo anno. In parte lo è stato, ma anche Roberto Insigne è tra quelli che se potesse sposterebbe subito le lancette in avanti. Per buttarselo indietro. Definitivamente. “Sono stato malissimo a causa del Covid. Ho pianto, ho pregato, sono stato triste per la gente che ha sofferto e continua a soffrire. I mesi del lockdown sono stati duri. Stare chiuso in casa e sentire tutto quello che accadeva fuori è stato devastante. Avevo paura di fare qualsiasi cosa. Ultimamente alcuni miei familiari sono venuti a contatto con il Covid. Hanno sofferto, io ho sofferto con loro. Non c’è da scherzare, non è una semplice influenza che viene e poi va. E’ molto soggettiva come cosa. Fondamentale tenere la guardia alta e usare la mascherina, seguendo le indicazioni dei sanitari”.

Insigne, come lo spiega alle sue bambine?

Mia figlia più grande, adesso ha quattro anni, sembra cresciuta troppo in fretta. Quando usciamo, ad esempio, capita che io mi distragga un attimo. Gesti naturali, che so – toccare il cellulare, appoggiarmi con le mani su qualche superficie -. Lei mi ammonisce subito e mi ricorda che devo lavarle con il gel disinfettante. Ti fa male questa cosa. Fa male vedere una bambina di quattro anni che non può andare più a scuola, da marzo. E’ brutto”.

Qual è lo stato d’animo di un napoletano, in questo momento?

“Napoli e la Campania stanno soffrendo, come il resto del paese. Il Covid ha messo in ginocchio un sacco di persone. Spero che si arrivi presto in fondo. Il calcio è passato in secondo piano. E per noi è un lavoro, siamo professionisti ma fatichiamo a rimanere concentrati. Siamo iper controllati, facciamo sempre tamponi e tante cose sono cambiate. Diciamo che si è persa la routine: allenamenti, partite e casa, non hanno più lo stesso sapore. Non si può pensare ad altro che alla vita, in questo momento. Quando mi sveglio al mattino, ringrazio il Signore perché sto bene e perché tutta la mia famiglia sta bene”.

Il Covid ha ridimensionato il mondo, si può dire?

“Certo. Credo che sia l’espressione giusta. Ci ha resi tutti un po’ più deboli. Io penso sempre a quelli che non riescono a vivere, che non possono fare spesa, alla gente che non può permettersi cure. Sono stato veramente felice di poter aiutare chi aveva più bisogno. Come squadra abbiamo fatto beneficienza all’ospedale di Benevento, donando una bella cifra. Mi ha fatto stare bene. Il nostro presidente Vigorito tiene molto a queste cose, ha contribuito in prima persona a donare e aiutare i bisognosi”.

Come ha vissuto la morte di Maradona?

“Male. Ero al campo, mi stavo allenando. L’ho saputo tardi, quando ho preso il telefono e ho visto un messaggio di mia moglie: “E’ morto Maradona”. All’inizio mi sono seduto, non volevo crederci. Pensavo fosse una di quelle fake news che si rincorrono solitamente. Quante volte è successo, in fondo, di leggere che Maradona fosse morto? E invece questa volta era morto davvero”.

Cosa ha rappresentato per un napoletano Maradona?

“Maradona è il dio del calcio, non averlo più tra noi fa male. Per noi Maradona è stato un maestro. Sento spesso dire che fuori dal campo sia stato un pessimo esempio. La vita era la sua, ma posso garantirvi che – se si parla con la gente – tutti diranno che Maradona è stato un grande anche fuori dal campo. Oltre che essere il calciatore più forte al mondo era una delle persone migliori del mondo. Ho avuto modo di capire, vivendo la gente che lo ha conosciuto, come si comportava con le persone. Dava sempre una pacca sulla spalla a chi aveva bisogno. Una parola di conforto per tutti. Era generoso, la partita di Acerra resta da insegnamento. Purtroppo non l’ho conosciuto, e questo è un rammarico grande”.

Suo fratello sì, però.

“Lorenzo l’ha conosciuto, è vero. Aveva un ottimo rapporto con lui. Noi napoletani siamo devastati, la città è muta da giorni. E vive come se fosse sotto una cappa. Non c’è stata persona che non abbia sofferto”.

Parliamo di cose belle. Tra poco è Natale.

“E’ vero. Speriamo di passarlo in famiglia, di essere sereni. Pensiamo sempre alle persone costrette a stare  in ospedale, o a quelli che se la passano peggio di noi”.

A livello professionale però, questo è stato un anno che le ha dato parecchie soddisfazioni.

“Questo è un periodo molto bello, gioco in una categoria dove ho sempre sognato di giocare, spero di rimanerci più a lungo possibile e di essere all’altezza. Dispiace non aver potuto festeggiare con i tifosi il ritorno in Serie A. E’ la cosa che mi è mancata di più”.

Serie A che aveva conquistato anche a Parma.

“Fu un anno fantastico. Non ho rammarico, penso di aver fatto quello che sapevo fare di più, aiutare i miei compagni a centrare l’obiettivo. Poi ci sta che la società e il mister abbiano deciso di fare altre scelte”.

Se le dico Parma, cosa le viene in mente?

“La vittoria del campionato (ride ndc). E l’immagine della piazza piena. Siamo arrivati a Parma e c’erano migliaia di persone ad aspettarci, a notte fonda. Il centro strapieno. Una piazza che mi ha fatto capire ancora di più l’affetto della gente per questa maglia”.

Il segreto della vittoria?

“Quando si vince, di solito, si è sempre un bel gruppo. Eravamo devastanti, stavamo sempre insieme, uscivamo con le famiglie ed eravamo uniti. E’stata un’annata molto bella, avevamo un obiettivo e l’abbiamo raggiunto. Ci divertivamo, arrivavamo al campo in anticipo e lavoravamo alla grande”.

E’ rimasto in contatto con qualcuno?

“Certamente. Con Dezi siamo amici da tempo, lo conosco da quando abbiamo fatto il settore giovanile a Napoli.  Conosco bene anche Sepe, ha lavorato  con mio fratello. Prima che colleghi, questi sono amici miei. Spero di essere accolto bene domenica, anche se non ci sono i tifosi. Purtroppo quest’anno va così ma spero che di me conservino un buon ricordo. Ho dato tutto per quella maglia”.

Se segna esulta?

“Non esulto, non credo”.

Si sente ancora il fratello di Insigne?

“Penso di essere Roberto e basta, ovviamente il paragone si farà sempre. Ma io sono quello che sono e so quanto valgo. Voglio dimostrarlo con il Benevento, perché questa è una società seria, una squadra unita che ha un seguito meraviglioso. E merita di togliersi delle soddisfazioni. A cominciare da domenica”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Roberto Insigne torna a Parma: "Che gioia la sera di La Spezia. E se segno, non esulto"

ParmaToday è in caricamento