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Parma, le decisioni di Colombo pesano più degli errori dei singoli

Dopo partita carico di tensione a Cagliari dopo la rimonta subita. E intanto è stato designato Orsato come arbitro per la semifinale di ritorno

Se il Parma è quello visto nell'ultima mezz'ora di partita all'Unipol Domus c'è da avere paura. Terrore puro, in vista del ritorno. In poco più di venti minuti, Vazquez e compagni hanno cancellato il concetto di un calcio pragmatico che ha sfiorato la perfezione. Pazienza, accortezza, tattica: l'esuberanza fisica del Cagliari che veniva lentamente disinnescata dalla prestazione più bella dell'intera annata da parte dei ragazzi di Fabio Pecchia che però, complici anche alcune decisioni arbitrali, si sono sciolti man mano che la temperatura da quelle parti aumentava e si faceva soffocante. Merito di un intero popolo che soffiava sul Cagliari spingendolo oltre i propri limiti, messi a nudo da un Parma quasi perfetto. Per un tempo i sardi non sono riuscuti neanche ad articolare tre passaggi in fila, decidono di rifugiarsi in lanci lunghi sempre di facile lettura per Osorio e il resto della ciurma. Il 4-3-3 di Pecchia non ha mai scricchiolato, ha garantito una copertura totale del campo tanto che di Lapadua e soci c'è stata pochissima traccia. E al movimento di un uomo con la maglia del Parma ne seguivano almeno altri due sincronizzati: per sporcare il pallone, per raddoppiare, per pressare o solamente sistemarsi in modo tale da ricevere il pallone. Benek e Sohm hanno fatto il resto e i gol di pregevolissima fattura sono stati solo la conseguenza dell'ottimo lavoro svolto da tutta la squadra. 

Mentre l'allievo (Pecchia) ha incartato il boss (Ranieri) con un paio di mosse studiate a tavolino, è venuto spontaneo sentirsi già con un piede in Serie A. Sbagliato. Lo stadio di casa ribolliva di speranza mista a rabbia vedendosi alle corde, così impotenti. Ma il Parma ha cominciato a liquefarsi. Un nervosismo inutile, dettato probabilmente dalla giovane età dei ragazzi di Pecchia (che nel frattempo avevano perso Buffon ed Estevez, due guide), cominciava a farsi sentire sotto la pelle dei crociati. In questa 'trappola' ci è finito pure il sig. Colombo, fino alla topica del rigore. Ma, come ha detto il direttore sportivo del Parma, Mauro Pederzoli, a fine gara il risultato va accettato. Della rimonta subita ieri dal Parma, la quinta in stagione, si temono adesso gli effetti che il 3-2 possa avere nelle teste dei calciatori. A livello psicologico è stata una mazzata incredibile e, a differenza del campionato che di solito permette un più ampio margine di errore, nella sfida secca il tempo di rimediare agli scivoloni non è tanto. Leggerezze che hanno aumentato i rimpianti: fino al primo gol subito, quello regalato a Luvumbo da Cobbaut per intenderci, i segnali di scollamento o di pericolo non erano stati tanti. Pecchia era andato dritto come un treno con la sua idea di calcio in testa. Scacco matto al re (degli allenatori, Ranieri) con Vazquez là davanti. I difensori sardi hanno faticato parecchio a riconoscere il riferimento offensivo. Il Parma è diventato padrone dello spazio creato dal Mudo e riempito da Sohm, da Zanimacchia e Benedyczak, da Estevez e Coulibaly con transizioni positive che funzionavano alla perfezione, come i meccanismi di un orologio... svizzero. Già, la chiave che ha aperto il Cagliari l'aveva in tasca Simon Sohm, nato a Zurigo 22 anni fa e riscopertosi giocatore convinto, capace di attaccare e correre all'indietro, di offrire l'assist per il nono gol in stagione di Benedyczak e di iscriversi a referto come il giocatore numero 17 a trovare la via della rete nell'orchestra di Pecchia. Nessuno ha fatto meglio. Una sinfonia che però è durata un'ora e poco più. 

Il resto lo hanno fatto Ranieri (che ha aggiustato la squadra dandole più solidità con Deiola davanti alla difesa), Luvumbo in serata di grazia e il 'braccino' del Parma. Con la complicità dell'arbitro Colombo. Per la semifinale di ritorno Rocchi ha deciso di mandare Daniele Orsato che, nel Mondiale in Qatar ha portato un pezzo di Italia alla kermesse dirigendo la semifinale tra l'Argentina poi diventata regina del mondo e la Croazia. Se non è un'ammissione di colpa per gli episodi e le decisioni di ieri sera all'Unipol Domus poco ci manca. Il Parma deve fare la sua partita, con un solo risultato a disposizione: la vittoria. Sperando che non sia quello dell'ultima mezz'ora. Altrimenti c'è da avere paura.

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