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Buffon out, è il momento di Chichizola

L'argentino ha cominciato a giocare in porta a causa di... un'espulsione. Era capitano della squadra di basket, la Sanjustino. L'idolo era Kobe, i guanti sono venuti dopo. Adesso tocca a lui difendere i pali nella partita più importante della stagione

Quella con il Cagliari all'Unipol Domus potrebbe essere stata l'ultima partita di Buffon con la maglia del Parma. Almeno per questa stagione. Il portiere crociato si è fermato martedì sera per un problema al polpaccio, confermato dagli esami svolti nelle scorse ore. Che di fatto hanno escluso la sua presenza dalla semifinale di ritorno dei playoff contro la squadra di Claudio Ranieri. È il quarto stop per il 45enne, leader carismatico del gruppo di Fabio Pecchia, esempio per i giovani e motore che alimenta i sogni di tutta Parma. A Cagliari pensava di essersi fermato in tempo, Gigi, dopo aver sentito un dolorino al muscolo del polpaccio se n'è rimasto in panchina a soffrire mentre assisteva alla rimonta dei sardi. Ma in realtà l'infortunio è più grave di ciò che era sembrato e pare lo costringerà a spingere i compagni da fuori per il sogno di giocarsi la Finale playoff contro una tra Bari e Südtirol. Ma prima c'è da cancellare il 3-2 subito a Cagliari, una rimonta che dovrà guidare Leandro Chichizola. Il Parma è nelle mani del portiere argentino, finito al centro della discussione a fine gara, martedì sera, per un contatto sospetto con Gianluca Lapadula non sanzionato dall'arbitro dopo il quale è scaturita l'azione che ha portato al rigore generoso (eufemismo) per il Cagliari, trasformato proprio dall'attaccante passato da Parma e finito al Nova Gorica in una delle tante operazioni riconosciute nel 'plico' della pesca a strascico.

Chichizola potrebbe collezionare sabato sera la ventesima presenza stagionale. In otto occasioni, l'argentino ha tenuto la porta inviolata. Ha subito 13 gol nella regular season, dimostrandosi un primo portiere aggiunto, più che secondo. Pecchia chiede spesso ai suoi difensori di coinvolgerlo durante la costruzione della manovra. In effetti Chichi ha piedi sensibili che gli consentono di andare lungo sul riferimento quando i compagni di reparto o il primo centrocampista deputato a ricevere il pallone sono marcati. E in più legge le situazioni rimanendo un passo avanti, spesso al limite della sua area. In fase di impostazione l'argentino si è sempre contraddistinto come il più classico dei portieri sudamericani. La sua storia è una di quelle che meritano di essere raccontate: Chichi non nasce portiere, altro che. Nasce sportivo, gli piaceva il basket e giocava pure discretamente. Era il capitano della Sanjustino, squadra della città in cui è cresciuto e passava il tempo a girare per i barrios con la canottiera più famosa in quegli anni: la 23 di Kobe. Quando ha cominciato a indossare i guanti è stato per ovviare a una 'ragazzata'. Per aver litigato con un arbitro aveva rimediato una sanzione più pesante: la squalifica comminata per comportamento anti dispiplinare che gli è costata lo stop, originariamente di un anno. La pena ha subito un raddoppio a causa della fascia che indossava: Chichizola era il capitano e tanto bastava per allungare la sua punizione a due anni. Ed è stato per questo che ha ripiegato sul calcio. E a 11 anni è entrato nella palestra del circolo cittadino con la voglia di intraprendere seriamente un altro percorso. Il suo allenatore, un certo Pjtu Garcia, conosceva la sua storia: sapeva tutto di lui perché era uno degli atleti migliori e si era informato.  "Tu sei bravo con le mani, per me devi giocare in porta". Da allora non è più uscito. E sabato il sogno del Parma è custodito nelle sue mani. 

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