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Parma | Tre anni e mezzo di Donadoni: tanto bene ha fatto che... è senza squadra

Il tecnico crociato lascia in eredità un sesto posto (cancellato dalle nefandezze del duo Ghirardi-Leonardi) e una retrocessione. In mezzo ai due estremi, un 8° e un 10° posto. Dal "1822" al "gelataio di Cisano". Le massime di un milanista che neanche in questa stagione coronerà il suo sogno...

Agli inizi di novembre, la bomba non era ancora esplosa. Era li, li, perché deflagrasse, mentre giocatori e staff mandavano avanti a fatica il proprio lavoro, come normale che sia in una società di calcio. Anche a Parma, fino a un certo punto della stagione, sembrava di essere nella normalità delle cose, nel regolare corso del campionato, un campionato maledetto prima che cominciasse, maledetto dalla mancata ammissione in Europa League dopo che Donadoni e i suoi l'avevano centrata a colpi di bel gioco e risultati. Per qualche tempo, qualcuno ha creduto all'accanimento nei confronti di una piccola società, di una pena che commisurata alla colpa, equivaleva "alla prigione dopo aver passato con il rosso". Le parole di Ghirardi erano queste. Poi Ghirardi ha passato la mano, ha detto di aver venduto (ancora oggi sono poco chiare le cifre e le modalità, ma tant'è) e intanto non pagava gli stipendi da luglio. Prima le dimissioni (maggio 2014), poi il rientro (settembre 2014) e alla fine arrivò Taci (senza che nessuno lo ha mai visto poi eh, almeno in veste ufficiale). In mezzo una squadra sballottata e un comandante, l'integro Donadoni, a guidare una feluca già a brandelli, sorretta da chissà chi, verso una fine inesorabile. Un comandante, un uomo tutto d'un pezzo che, a novembre, mentre succedevano tutte queste cose, stava perdendo la sua ciurma. Già, a novembre, salvo ritrovarla per forza di cose cammin facendo. Un tentativo di ammutinamento? Forse sì, sta di fatto che il gruppo, stravolto un po' da tutto, (6 punti in 10 gare, 2 vittorie e 8 sconfitte, più diversi mesi senza euro), va da Leonardi, il nocchiero supremo, e gentilmente chiede di rimuovere Donadoni dall'incarico. Convinti del fatto che dopo, la ciurma, sarebbe approdata in un porto sicuro. Niente, nonostante il tentativo reiterato della squadra, il capitano resta sulla nave. Niente forze economiche per potersi permettere un esonero e pagarne due di allenatori, tanto vale tenerne uno.

"La squadra non mi segue? Domande sciocche, cerchiamo di guardare avanti anche dopo il 7-0". 

Queste cose le aveva dette a Sky, Donadoni, dopo la gara con la Juve.  Il giorno dopo, nella riunione di spogliatoio, a Leonardi aveva comunicato anche che c'era la possibilità di dimettersi, dato che la squadra non lo seguiva. Ma va be, l'onda lunga delle scelleratezze, conseguenza delle corbellerie di Ghirardi e Leonardi, hanno contribuito a "risciacquare" l'immagine del tecnico, fino al punto da nascondere errori di gestione (chiedete a Cassano perché è andato via, o a Felipe, oppure perché Lodi da un certo punto in avanti non ha più giocato, o alla squadra il perché dei 6 punti in 10 gare, all'inizio), concedendogli un alibi fortissimo. Detto che l'alibi è sì forte, (lavorare senza soldi, senza padrone, senza acqua, a un certo punto), Don Roberto ci ha messo del suo. Squadra priva di motivazioni, almeno all'inizio, qualche impennata di orgoglio e null'altro, tante spaccature nello spogliatoio e la strana richiesta di inizio campionato (a Leonardi aveva detto: "O me, o Cassano"), con quella voglia, e qui sì che avrebbe fatto bene, di mollare prima, a giugno, quando ha incontrato Lotito. Voglia soppressa dalla richiesta economica (2 milioni all'anno) che Lotito ha rispedito al mittente. Dopo le dimissioni, sì, le dimissioni consegnate all'allora Ad, seguirono tre giorni di lavoro non stop per pianificare il futuro con Hernan Crespo, pronto a subentrare con una squadra senza pretese. Salvo poi ritornare indietro, perché né Lazio, né Milan, altra squadra che aveva corteggiato Donadoni, avevano affondato il colpo. E l'ultimo anno di contratto è volato via con una retrocessione (intendiamoci, squadra e tecnico hanno colpa al 40%, ma resta il rammarico del tardo risveglio) e con ovazioni a destra e a manca per Donadoni. Che in questi anni ha sciorinato anche un pizzico di euforia e di umorismo. Nelle conferenze stampa travagliate, dove era tutto "pacifico", Roberto cercava di interrompere i silenzi infilandoci in mezzo qualche battuta di gusto. Forlimpopoli, gelatai e Medioevo. Alla vigilia della gara di Coppa Italia contro la Juventus, un giornalista gli chiede se c'è possibilità di lanciare qualche giovane. Mesto, Donadoni gli risponde: 

"Non giochiamo mica con il Forlimpopoli, o la Ciranese... giochiamo contro la Juventus..."

E quando è stato "accusato" di allenarsi sempre a porte chiuse per tentare di nascondere qualcosa ai giornalisti? Ottobre, prima della gara con l'Atalanta...

"Quando leggo queste cose mi viene da sorridere: non siamo mica nel 1822. Potete stare anche a bordo campo, per me non c'è problema (riferito ai giornalisti)". 

E dopo un quarto d'ora di "veduta aerea" sulla terrazzina di Collecchio, invitava gli stessi a lasciare il centro sportivo. La fiducia incondizionata a Manenti poi:

"Faccio l'avvocato del diavolo (prima del 19 marzo ndr): se io so che il 19 c’è la possibilità che il Parma fallisca, voi mettereste dei soldi per poi perdere tutto in caso di fallimento? Non credo che ci siano molte alternative. Preferirei che si stesse zitti tutti un po’, e si facessero dei fatti concreti. Vedremo tra una settimana se si formalizzerà o meno. Mi sembrano discorsi inutili, aria fritta. Una cosa è certa: se non paga entro il 19 è finita“.

Fino ad arrivare al "gelataio di Cisano Bergamasco":

"Albertini? E’ una persona che mastica calcio, conosce quest’ambiente, mentre i curatori fanno altro. Se no potremmo prendere il gelataio di Cisano Bergamasco, ma lui fa i gelati, quindi fa altro. C’è la certezza di voler continuare e non voler trascurare nulla“.

Passando poi per il deserto dei Tartari:

"Non è bello giocare in uno stadio vuoto (alla vigilia della gara con l'Udinese ndr), non voglio giocare nel deserto dei Tartari". 

E il deserto dei Tartari pare se lo sia trovato di fronte oggi, quando al netto, nessuna offerta (apparte Cagliari ed emirati Arabi) è pervenuta sulla sua scrivania. Nemmeno quella del Milan, che ha scelto Mhiajlovic. Dopo aver flirtato con Donadoni, (come l'anno scorso), dopo averlo sedotto e abbandonato (come l'anno scorso), Galliani, che aveva messo da parte l'incompatibilità di carattere con il vecchio osso del Milan di Sacchi, quello che ha stravinto tutto, ha scelto il serbo. E niente Milan ai milanisti, anche per quest anno, almeno per quest anno. Pacifico...

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