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Parma, poco cattivo e senza idee, dov'è finita la determinazione?

La lezione del Catania è stata mascherata da un secondo tempo in cui la squadra di Donadoni ha cercato, in maniera abbastanza confusa, di assaltare Andujar. Ma senza ricavare più di tanto. E piovono fischi

E sono sette. Sette le partite in cui il Parma non trova la vittoria. E nemmeno tanto il gioco, che passa inevitabilmente dai piedi "malati" di Valdes, frastornato dalle sirene nerazzurre di un mercato che lo ha visto protagonista fino all'ultimo giorno. Seconda sconfitta al Tardini, fino a poco fa unico stadio inviolato della nostra serie A, un primato da fare invidia perfino a quelli della Juventus. Tre punti nel doppio delle partite fino a domenica, tanti sono rimasti dopo la gara con il Catania, bestia nera che in tre incontri ha rotto le ossa al Parma, (nel risultato e nel gioco, compresa la Coppa Italia, decisa ai calci di rigore). Per fortuna non ci sono più gare da giocare contro i siciliani, avrà pensato Donadoni che ha incassato una vera e propria lezione di calcio almeno nel primo tempo, salvo poi strigliare i suoi e tappezzare qualche buco di troppo visto sul campo. Buchi dovuti a una condizione fisica poco brillante, a cui si unisce una componente mentale lontanissima dalla spensieratezza di qualche mese fa, quando il Tardini era stadio tabù per qualunque avversario. Con buona pace dei tentativi che Amauri e compagni hanno provato a indirizzare verso la porta di Andujar, impegnato davvero solo a una ventina di minuti dalla fine. Per forza di cose, il Catania ha preferito gestire il risultato difendendosi e concedendo qualche spazio che il Parma ha attaccato in maniera confusa, fino a trovare il gol che ha accorciato le distanze. Qualche colpo di Parolo, da fuori, un giocatore che deve fare presto a ritrovarsi, finito nel vortice del centrocampo rossazzurro e uscito frastornato dal possesso palla, un colpo di testa di Amauri, fuori e uno di Biabiany, sulla traversa, fino alla girata dell'italo-brasiliano che ha coperto, ma non cancellato, una prova opaca, una delle più brutte della stagione, a cui vanno aggiunte le botte prese da Coda, che ha rimediato un trauma cranico smaltito subito, e Belfodil, che è rimasto a riposo. Quasi una Caporetto, una sconfitta che segna una prima "frattura" tra la squadra, in particolare qualche uomo bersagliato c'è stato, a ragione, e una parte di tifo, che si è pure messo a fischiare, fischi che Donadoni e Leonardi hanno smorzato e giustificato. "Chi paga è libero di fare quello che vuole" hanno detto in coro i due. Con le dichiarazioni di Leonardi che, nel dopo partita, hanno evidenziato l'amarezza. "La dimensione del Parma è questa. Ci mancano dei punti per salvarci, noi abbiamo sempre detto che la nostra dimensione è questa, anche se qualcuno ci vuole fare andare per forza in Europa. Il Catania? Hanno speso dei soldi importanti e sono lì in maniera meritata". Addio sogni di gloria, almeno per quest'anno. I tifosi si chiedono dove sia finito quel Parma brillante, spensierato e concreto, quello che ha fatto cose entusiasmanti e convincenti da un certo punto in avanti. Dalla gara d'andata proprio contro il Catania. Da allora il filotto con Samp, Torino e Roma. Nove punti in tre partite. La trasferta di Genova, contro una squadra rivitalizzata dalla cura Rossi, è insidiosa al pari della sfida con il Catania. Una squadra diversa da quella affrontata all'andata. Donadoni dovrà districarsi per bene, lui ancora, non è nel mirino...

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