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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Parma, che marcia: quinta se lontano dal Tardini

A Udine la premiata coppia Inglese-Gervinho regala in quinto successo esterno a una squadra che sta stupendo sempre di più

Va bene tutto: non parlate però di Europa League, altrimenti c'è qualcuno che cade dalla sedia. Dopo la quinta perla esterna del Parma di Roberto D'Aversa, l'ottava vittoria in campionato, la banda crociata si candida a essere l'autentica sorpresa  di un  torneo che per adesso sta avendo risvolti positivi per il club ducale. Sembra un sogno, nemmeno nelle migliori favole o in qualche film scritto dal più positivo degli sceneggiatori. Contro ogni pronostico, la squadra di D'Aversa si sta proiettando con prepotenza nella parte sinistra della classifica, a distanza di sicurezza dalla zona salvezza. Un sogno veramente. Ma i ventotto punti del Parma però sono reali. Concreti.

Concreti come gli sforzi fatti dalla squadra per raggiungere questo piazzamento, che non è definitivo ma che è il migliore della storia della squadra dopo venti giornate. Che hanno certificato una situazione dalla quale il Parma ne sta uscendo con il petto in fuori e l'orgoglio di chi ha macinato record e abbattuto paletti storici. Il tecnico delle due promozioni di fila si sta confermando con successo su una panchina che non scricchiola più, forse non è mai scricchiolata a sentire i dirigenti e le alte cariche crociate, spinto dalla furia di Gervinho, devastante in campo aperto e dal pragmatismo di Inglese, attaccante disegnato a immagine e somiglianza di D'Aversa, che si gode pure Gigi Sepe (fortemente voluto dal tecnico ex Lanciano), decisivo quasi al pari della premiata ditta.

Inglese e Gervinho sembrano nati per giocare assieme: uno sgobba (e segna), l'altro strappa che è una meraviglia nelle praterie lasciate incustodite dagli avversari. Un'autentica spina nel fianco di qualunque squadra, prevedibili ma allo stesso tempo difficili da controllare. Sei gol a testa, con quelli di Udine, che in totale fanno 12 dei 19 segnati. Tradotti in 28 punti, uno in più rispetto a Fiorentina e Torino, quattro in meno nei confronti di una Lazio che, assieme alle altre due, era stata costruita per traguardi europei. Al contrario del Parma, che non si specchia nella bellezza della sua quantità mista a qualità, ma che va sotto con il lavoro per cercare di attraccare al porto sicuro della salvezza (obiettivo autentico e ribadito più e più volte dalla società) per poi vivacchiare tranquilla e - perché no? - cercare di migliorarsi.

Discorsi futuribili, senza senso adesso, che rischiano forse di distrarre un gruppo che ha fatto tanto, ma ancora nulla di concreto. Che è lontano 12 lunghezze dalla matematica certezza di una tranquillità che serve a preparare un futuro che non aspetta. Ma resta impresso un dato: la quantità di punti raccolti fuori casa. Su dieci partite, D'Aversa ha rastrellato la bellezza di 15 punti. Meglio hanno fatto solo Allegri (9 partite, 25 punti), Ancelotti (9 partite, 18 punti), Gasperini (11 partite e 17 punti) e Spalletti (10 partite, 17 punti). Poi c'è Bob da Pescara. Ma guai a dirgli che la sua squadra è da Europa League. 

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