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Parma, Ciccio con la valigia in mano: ma quel gol...

L’idolo della folla non trova spazio e se dovessero arrivare offerte con il contratto in scadenza potrebbe anche decidere di lasciare i crociati. D’Aversa lo ritiene fondamentale per il gruppo

Partiamo dall’ovazione che lo ha accompagnato nel tragitto che va dalla panchina fino alla bandierina, dove di solito si scaldano quelli che devono subentrare. Gli succede spesso, ogni volta che Ciccio Corapi attraversa il lembo del Tardini che lo separa dal terreno di gioco che quest’anno lo ha visto pochissime volte protagonista. Un’ovazione che si alza gradualmente di decibel e si trasforma in boato quando il numero 4 entra in campo per gli ultimi minuti contro la Pro Vercelli, già tramortita dal doppio colpo assestatogli da Insigne e Scavone e che sta provando a uscire con dignità dal Tardini che intanto osanna il suo nuovo idolo. Al grido ‘Ciccio, Ciccio’ il centrocampista alza le braccia al cielo nel solito rituale che ne accompagna l’ingresso sul terreno di gioco. Cerca di monetizzare al massimo i pochi secondi che D’Aversa gli ha concesso dopo un mesetto abbondante e 7’ minuti contro il Foggia. Troppo poco per mettersi in mostra, considerando che c’è da gestire e che il Parma non aspetta altro che la fine di una partita sofferta ma portata a casa in maniera convinta.

Cinque minuti che sarebbero insignificanti per chiunque, quasi avvilenti considerando Corapi non è uno qualunque in questo gruppo in cui fatica a trovare spazio. Eppure lui riesce a trasformarli in gloria. I suoi cinque minuti di gloria. Appostato in area, all’89’, poco distante dal limite, riceve da Frediani al tramonto di un pomeriggio gelido che scalda con una sciabolata tesa su cui Marcone resta di sasso. Il portiere non può fare altro che guardare la palla infilarsi alle sue spalle e un attimo dopo udire il boato del pubblico che esplode al gol, il primo in Serie B, del suo beniamino. Corapi quasi non ci crede, con una folle corsa cerca di raggiungere i tifosi accompagnato da Lucarelli, che gli afferra la mano e lo porta dritto sotto la curva, dove Ciccio si inchina subissato dall’entusiasmo dei sostenitori e dall’affetto dei compagni che lo sommergono in un abbraccio collettivo. Quello che gli avrebbe voluto dare tutto lo stadio. 

Sempre più chiuso da Scozzarella, D’Aversa nel ruolo di play gli ha preferito anche Munari più di una volta. Quello che era il vice capitano crociato è stato degradato a ruolo di comprimario in campo. Ma non in un gruppo in cui viene considerato fondamentale. D’Aversa infatti non vorrebbe privarsi di un giocatore come lui, ha posto il veto in estate quando Ciccio poteva emigrare verso altri lidi, richiestissimo come sempre tra l’altro. E porrà il veto anche a gennaio. Certo è che il giocatore non può essere felice di aver collezionato la miseria di 28’ in diciassette gare, le offerte non mancano e con il contratto in scadenza nel giugno 2018 difficilmente potrebbe rimanere a guardare gli altri giocare.

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